Pinot Grigio 2012 di Flaibani: Vino Exoterico


Bruna e Maurizio Flaibani (Foto Mondo del Gusto)

di Antonella Amodio

Il primo alimento consacrato allo spirito prima che al corpo e’ il vino; ed è per questo che desidero illustrarne la parte celata, rivelandone le verità nascoste. Non a caso, la parola Vino nella lingua ebraica viene tradotta con iain, che significa mistero.

Il mistero aleggia anche in quel fenomeno chiamato “lunazione dell’uva”. Lo sanno bene i contadini, che rispettano le fasi lunari per le manovre in campagna, quasi in continuazione con le eccelse spiegazioni date in materia dal filosofo e naturalista Stainer nei suoi trattati sull’agricoltura.

È nella sesta luna dell’anno solare – luna indissolubilmente legata alla vendemmia – che l’uva raggiunge la maturazione e l’imminente raccolto porta energie misteriose dall’universo; è il momento favorevole anche per le stelle cadenti, che ci ispirano a lanciare i nostri desideri nel cosmo.

Il desiderio di Pino e Dorina Flaibani, quello di essere bravi vignaioli, veniva da questi lanciato e accolto dall’universo, tanto che nel 1976 da Milano, dove si occupano di stampa, si trasferiscono a Cividale del Friuli, piccolo comune sulla  sponda del fiume Natisone, in provincia di Udine. La  graziosa casa, trasformata anche in cantina, è circondata dai verdi boschi e viti; la vigna è un anfiteatro naturale di circa dieci ettari, giardino curato e amato dove, al posto di rose, gerani e mammole, si coltivano merlot, schioppettino, pinot grigio, cabernet franc  e il friulano dal peduncolo rosso.

Bruna, la nuora, che si occupa dell’aspetto commerciale  di questa piccola perla, racconta di essere nata due volte: la sua rinascita, avvenuta a 32 anni, comporta una trasmutazione della sua persona; va infatti alla ricerca della propria pietra filosofale e decide con anima e corpo di interessarsi anche al progetto vino dei Flaibani. Il suo fare denota passione e parla della loro vigna come “umanizzata”, stante il rapporto che con il tempo vi si e’ istaurato; dimostrazione offerta dal fatto che le cure ricevute hanno creato l’armonia che fa vivere  più a lungo le vigne  rispetto alla media. Anche la vite dei Flaibani e’ impiantata su portainnesto americano (dopo fillossera). Bruna, però, spiega che il profondo amore che li lega e il grande rispetto per la Madre  Terra  hanno trasformato i due corpi della vite in una sola anima. Per questo, il vino ottenuto non si adatta a tutte le persone; difatti, l’emozione nella beva, nel rievocare e suscitare momenti, è sentimento riservato solo a pochi.

Scelta importante è stata la conversione biodinamica dall’annata 2012. L’idea di non usare concimi chimici e di ridurre quasi a zero l’uso di fitofarmaci reca rispetto e dignità alla natura; la produzione si aggira sulle 15.000 bottiglie, con prevalenza di vini rossi.

La bottiglia cui tolgo il velo di Maya e’ il Pinot Grigio annata 2012 del quale, dal piccolo vigneto di quaranta anni, sono stati prodotti 3.300 esemplari. Storicamente, questo vitigno discende dal nobilissimo pinot nero ed e’ impropriamente definito vitigno a bacca bianca; il colore della buccia dell’acino ricorda tuttavia quello rosato grigio di alcune varietà di cipolle. La  vendemmia manuale e’ avvenuta il 24 agosto; dopo la criomacerazione, che permette l’estrazione di sostanze, colore e profumi, si passa alla fermentazione a temperatura controllata per diversi giorni e all’affinamento in acciaio per circa quattro mesi; segue, poi, la sosta in bottiglia per altrettanti mesi.

Affascina il colore ramato che evoca la vinificazione tradizionale fatta con il torchio; i profumi ricordano fiori di campo, pompelmo, melone e mela. Si muove lentamente nel bicchiere, disegnando fitti archetti dovuti ai suoi 14°. All’assaggio primeggia la mineralità e l’acidità, mentre in  seconda battuta si percepiscono le note floreali e fruttate che concorrono a formare un’impronta gustativa di grande impatto e sicuro ricordo.

Io l’ho bevuto su un piatto di cous cous di verdure, ma voi siete liberi di associarlo a ciò che più vi aggrada, perché vi garantisco che si adatta a tutto; sarà sufficiente variare la temperatura di servizio in ragione della pietanza accostata…
Questo Pinot Grigio rapisce, incanta, affascina  ed ha spina dorsale, perché rappresenta il secretum delle persone che lo generano: Pino, Dorina e  la misteriosa e passionale Bruna. . 

“e credo di bere come ha promesso,
al calice eterno e nel cielo pio la luna scivola” 

P. Verlaine 

www.flaibani.it

9 Commenti

  1. Articolo mirabile. Scritto con la semplicità di una favola raccontata ai bambini, quasi insegna, come solo un vero intenditore può fare, a riconoscere ed assaporare un vino anche se non esperti. La dovizia di particolari, inoltre, è tale che quasi ne fa sentire il gusto al palato. Complimenti all’autrice.

  2. Baudelaire diceva che chi beve solo acqua ha un segreto da nascondere, Antonella ci suggerisce che chi ama e beve il vino ha invece misteri da penetrare. Grande!
    Credo che cercherò questo Pinot grigio. Quanto all’abbinamento – fidandomi intanto delle percezioni gusto-olfattive dell’autrice – di questa stagione azzarderei un risotto al pesto di menta (piatto freddo).

  3. Rapito, incantato ed affascinato lo sono dalla scrittrice che, oltre alla poetica descrizione del vino, mi ha appena offerto un viaggio virtuale nella tenuta Flaibani dandomi addirittura la sensazione di sentirne gli odori. Ringrazio ovviamente per il suggerimento che accetto, viste le premesse, con fiducia. Lo cercherò…

    1. Grazie a Roberta, Rosita, Riccardo, Antonio, Antonio, Severino , Ario e tutti coloro che hanno letto l’articolo . Sono commossa .

  4. Parole che evocano poesia, magia, emozioni oltre l’amore e la passione con le quali l’autrice svolge questo lavoro.
    Solo da poco mi sono avvicinata al vino e potuto apprezzarne tutto il fascino e la magia.
    Cercherò questo vino per assaporarne tutto il sapore!

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