Prezzi alti al ristorante, ecco perché le persone restano a casa


caro ristorante

di Marco Contursi

Quando io dico che i prezzi nell’alimentare stanno raggiungendo soglie pericolose, vengo spesso attaccato da ristoratori e pizzaioli, che mi sbattono avanti i costi aumentati.

Quello che non hanno capito è che io lo dico in primis per loro, perché se non se ne sono accorti, il potere di acquisto della fascia media della popolazione è calato di brutto e fra poco, si troveranno i locali semivuoti.

Partiamo da due dogmi, ossia verità certe:

  • In questo mese di luglio, eccezion fatta per i week end di gente in giro, su spiagge e luoghi di vacanze ce n’è poca, salvando la pace di qualche località della Penisola Sorrentina, abituata ad un cliente alto-spendente, di fuori regione o di fuori Italia.
  • L’Italia si conferma maglia nera in tema di stipendi. A certificarlo è ancora l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico che, nell’Oecd Employment Outlook 2025, scrive che il nostro Paese “ha registrato il calo più significativo dei salari reali tra tutte le principali economie dell’Ocse”. La sintesi è che, dal Covid in poi, i lavoratori italiani sono diventati ancora più poveri. Gli aumenti salariali, dove ci sono stati – precisa l’organismo –non sono stati sufficienti a compensare completamente la perdita di potere d’acquisto causata dall’aumento dell’inflazione.

Quindi, il discorso è semplice, se i prezzi aumentano la gente non spende più, perché non ha i soldi.

E i ristoratori che fanno? Li aumentano ancora per colmare le perdite, col risultato che i clienti diminuiranno ancora.

Esempio, una pizzeria di mia conoscenza che ha fatto il locale nuovo e grande con prezzi aumentati di circa il 20%, ma fa pochi clienti ed ecco che, dopo sei mesi, fa un ulteriore ritocco verso l’alto di un euro ai prezzi delle pizze, sperando di colmare i mancati guadagni rispetto alle previsioni (sbagliate). Ma così facendo anche quei pochi che ora ci andavano, andranno via.

Quindi, tutti quei commercianti che si chiedono perché hanno meno clienti e cercano strategie per conquistarne di nuovi, come campagne pubblicitarie aggressive, ricorso ad influencer, rifacimento dei locali, il discorso è solo uno: NON CI SONO I SOLDI.

Esagero? Fatevi un giro per un centro commerciale anche ora con i saldi e vedete quanta gente gira con buste piene di vestiti? Pochissime. E a luglio, ristoratori e pizzaioli state lavorando come gli anni scorsi o meno?

Ma poi, siamo sicuri che tutti i rincari siano dovuti? Una margherita 8 euro (ma l ho vista anche a 10 in Campania) è un prezzo giusto? Un cornetto a 4 euro (basta fare un giro in rete per sapere dove in Campania..), una lattina di pepsi (50 cent all’ingrosso) 3 euro al banco di un bar di un paese qualunque non turistico? Un hamburger da 150 g (prezzo 1,35 euro all’ingrosso) a 15 euro con un contorno di patate? E dai…..il risultato è che uno ci casca una volta e poi gira al largo.

Il fatto che in un passato recente, a cause delle chiusure per il Covid, le persone poi abbiano speso senza pensare, è finito.

Ma questo molti ristoratori non l’hanno compreso, come non hanno compreso che al prezzo finale di un piatto non deve concorrere solo la materia prima o le spese che loro hanno. Mi spiego, uno spaghetto a vongole non può costare sempre 20 euro se lo mangio ad Amalfi o in un paese dell’interno, magari bruttino e che non offre nulla da fare o vedere. Non può costare lo stesso se in carta hai due soli primi piatti o ne hai 7-8. E se tu ristoratore in questo paesino hai spese tali da doverlo mettere allo stesso prezzo del collega di Amalfi, beh, forse è il caso che rivedi talune tue scelte imprenditoriali. Questo ovviamente se gli affari non ti vanno bene. Se poi sei una eccezione che conferma la regola, buon per te.

Però per tutti quelli che stanno notando un calo negli affari, rispetto ai mesi di giugno-luglio degli anni scorsi, chiedetevi se la colpa non è di una politica dei prezzi sempre più aggressiva.

Cioè, anche un semplice caffè e cornetto, è passato da 2-2,20 euro, a oltre 3, in un anno….con un cornetto che non lo trovi a meno di 1,5-2 euro e un caffè a 1,2-1,4, al banco intendo. Io ad esempio la colazione ora la faccio molto più spesso a casa, idem dicasi per la pizza visto che con il coperto a 2,5-3 euro e una coca cola a 3-3,5, significherebbe 6-7 euro in più solo per bere e sedermi. Lo fai ancora, ma più raramente. Soprattutto chi va con la famiglia, l’aumento lo sente, eccome.

E la situazione di declino è solo all’inizio poiché c’è ancora una generazione, forse due, di pensionati attuali che ha buone pensioni con cui aiuta i figli, ma quando questi non ci saranno più, il calo degli affari per ristoranti e pizzerie sarà vertiginoso.

Caso simbolo quello di alcuni foodblogger che si aprono locali, ovviamente coi soldi di qualche socio investitore, subito prezzi alle stelle e dopo un successo iniziale implodono e chiudono. E guarda caso le recensioni negative riguardano quasi sempre i prezzi alti. E’ successo per il ragazzo degli hot dog, per quello della pescheria, e di qualche altro in rete si leggono critiche per i prezzi “come Parigi”.

Non c’entra nulla se il prodotto è buono e di qualità o meno. Perché la più buona sfogliatella del mondo sarà sempre cara se mi chiedi 4 euro, non costosa, cara, perché è pur sempre una sfogliatella. Chi invece mantiene prezzi onesti, riesce comunque ad andare avanti, a patto di offrire un prodotto buono.

L’idea sbagliata che ha portato sulla via sbagliata tanti è che con ristoranti e pizzerie ti devi fare i soldi, il macchinone, la villa al mare.

Un tempo forse, ma non oggi. Perché l’evasione è più difficile, le tasse e il costo del lavoro spropositati, ma soprattutto perché la concorrenza è maggiore, basti pensare a quante pizzerie si sono aperte in ogni città negli ultimi 10 anni. Oggi è difficile gestire un locale, e il rapporto qualità-prezzo è il campo su cui si vincono le guerre con i concorrenti. Perché oggi le persone valutano innanzitutto i costi per arrivare in un certo posto, motivo per cui tanti ristoratori stanno abbandonando i paesi per aprire in luoghi più vicini alle città. Perché ripeto, il potere di acquisto degli stipendi è diminuito e quindi il cliente medio si fa due conti prima di decidere dove andare a pranzo: quanto mi costa tra autostrada e benzina? Quanto viene il pranzo a persona? Noi quanti siamo?

E poi diciamoci la verità….chiedere certe cifre in pizzeria o al ristorante davvero è fuori luogo.

Ma mi puoi chiedere 150 euro una stanza singola alle 18 di sera, quindi è improbabile che la occupi, quando ti ho spiegato che sono in zona per lavoro, che domani alle 9 già sono fuori e tu sei un semplice b&b e non stiamo certo ad Amalfi ? Ma mi puoi chiedere 24 euro per uno spaghetto con vongole filippine, spacciate per veraci e l’affaccio su un semaforo? E dai…..poi hai chiuso, ma non dire che non te l’avevo detto….

12 Commenti

  1. E da anni che spieghi queste cose glielo imbocchi con il cucchiaino ma quasi nessuno ti segue Continua a divulgare ,tu che conosci i problemi

    1. Giuseppe caro io non demordo, ma come ici tu, spesso predico nel vuoto, anche con amici ristoratori che preferiscono chiudere piuttosto che mettersi in discussione

  2. È un cane che si morde la coda!
    Anche se conosco locali veramente “economici” che comunque stanno lavorando davvero poco mentre pizzerie davvero “costose” sempre piene🤷🏻‍♂️
    Saranno le eccezioni…

    1. Il prezzo ovviamente non è l unico parametro, c’è chi è economico ma offre poco in termini di accoglienza e qualità del cibo.

  3. Concordo, un caffè al tavolino a Quarto in Via Campana in provincia di Napoli, 2,40 centesimi

  4. Buongiorno , mi perdoni ma ho letto bene ?
    Lei ha scritto un hamburger da 150 gr prezzo all’ingrosso 1.35€?? Di che provenienza ? E che la signora del b&b le dovrebbe svendere la camera perché ha fatto il check in alle 18 ??? Scusi , una curiosità , lei viene anche pagato per scrivere queste cose ? Bisognerebbe viverle anche dall’altra parte le situazioni , ognuno fa quello che può per arrivare a fine mese , compreso pagare l’affitto , le bollette , gli stipendi ai dipendenti (perché non lo fanno per gioco , è un lavoro anche per loro ) e soprattutto fare in modo che avanzi il necessario per pagare i fornitori . Altrimenti si va in galera . Sono comunque convinto che i ristoratori non abbiamo bisogno dei suoi preziosi consigli , con tutto il dovuto rispetto . Il problema vero sono le persone che parlano di ciò che non conoscono come se fosse la loro materia , divulgando informazioni forviere al fine di mettere in cattiva luce qualcuno o qualcosa . Questo rende bene e costa poco . É la supermoda degli ultimi anni . Beato lei che lo sa fare . Io faccio il ristoratore e basta .
    Tanti saluti .

    1. Guardi che io so bene quello che dico, lo vivo, e oltretutto, l ho scritto nell’interesse dei ristoratori che non capiscono che molti locali vuoti sono cosi a causa di prezzi spropositati. Cito nel mio articolo, tasse, costo del lavoro, ecc ma se una coca cola da 50 cent me la fai pagare 3 euro, l’unico risultato che hai è che io non la compro e vado alla macchinetta automatica. Idem la stanza, premesso che una singola a quasi 200 euro è troppo ma non “svenderla”, ammesso che 100 euro per una singola fosse svenderla alle ore 18, significa solamente che quella sera non hai guadagnato neanche i 100 euro. Infine se anche il Corriere della Sera ha sollevato la questione circa la scarsa affluenza di luglionella costiera romagnola causa aumenti dei prezzi, credo ci sia da riflettere, e non da fare gli offesi. Io ho solo detto : avete i locali vuoti? Occhio a non alzare i prezzi, che l’italiano medio non può permetterselo. Tutto qui

    2. Tranquillo allora, caro ristoratore : continuate così che io continuo come sto facendo ora. Uscita con famiglia una volta al mese invece che una alla settimana; prenoto solo dove ho lo sconto con the fork e borracce d’acqua nella borsa di mia moglie

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