Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 – Tenute D’Auria Vino vincitore a Radici del Sud 2017


Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 D'Auria

Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 D’Auria

di Enrico Malgi

Vulcani, morte e distruzione. Ma anche grande agricoltura quando sono spenti o riposano. E il caso del Vesuvio come del Vulture.

Controetichetta Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 D'Auria

Controetichetta Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 D’Auria

Alle falde del vulcano spento  da tempo immemorabile si continuano ad allevare viti di aglianico, che danno poi corpo ad un vino molto interessante. Le Tenute D’Auria di Antonio Marchitiello e Sara D’Auria possiedono dieci ettari vitati alle pendici orientali del Vulture tra i territori di Rapolla e di Barile e coltivati con soltanto tre vitigni: aglianico, fiano e malvasia bianca. Si tratta di una nuova azienda che soltanto da poco tempo si è affacciata sul mondo vitivinicolo. Ma i risultati fin qui conseguiti sono molto lusinghieri, tanto è vero che all’ultima edizione di Radici del Sud l’etichetta Quercia di Annibale Aglianico del Vulture Doc 2013 ha sbaragliato il campo della concorrenza, piazzandosi al primo posto assoluto nella sua categoria di appartenenza, così come hanno sancito i giudici dei Wine Buyers.

Fermentazione alcolica e malolattica e la successiva maturazione del vino avvengono in vinificatori di acciaio per oltre un anno e poi elevazione in bottiglia per due mesi. La gradazione alcolica raggiunge i quattordici e mezzo. Il prezzo in enoteca della bottiglia si attesta sotto i 15,00 euro.

Colore rubino vivo. Bouquet subito intrigante e coinvolgente: boisé a go-go, toni floreali vestiti di rosso, nitide percezioni speziate, gradevole effusione minerale e nuances lievemente affumicate. In bocca entra un sorso caldo, ma estremamente fresco e che scorre lieve senza appesantire le papille.  Morbidezza, rotondità, eleganza, finezza, succosità, sensualità, personalità, armonia ed equilibrio sono le peculiari connotazioni gustative che appagano totalmente la beva, mediate poi da un superbo e dolce tannino. Rigore. L’allungo finale è persistente ed avvolgente.
Ottimo vino davvero, da spendere su un agnello al forno e sul canestrato di Moliterno.

Sede a Barile (Pz) – Contrada Piano di Croce
Tel. 0972 530279 – Cell. 348 0726617
[email protected]www.tenutedauria.it
Enologo: Leonardo Palumbo
Ettari vitati: 10 – Bottiglie prodotte: 50.000
Vitigni: aglianico, fiano e malvasia bianca

2 Commenti

  1. Interessante,anche se il prezzo mi sembra un po’ elevato per un vino che fa solo acciaio e quindi a costi ridotti.Ad ogni buon conto I descrittori incuriosiscono ed invogliano all’acquisto.PS.Solo il professor Moio con il suo “grande cerzito “(Cerza sta per quercia )ha avuto il coraggio di usare la lingua del regno delle due sicilie per dare il nome ad un suo vino.Ad maiora FM.

  2. Ciao Francesco, penso che il prezzo della bottiglia sia equo, in rapporto alla qualità del vino che ho trovato veramente ottimo. La quercia, o la cerza, nella simbologia classica è anche sinonimo di cilentanità come sai.

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