Ristorazione e covid, andrà tutto bene?


 

di Marco Contursi

La ristorazione sta vivendo un momento di profonda crisi e quasi nessuno ne parla. Ovviamente anche altri settori sono in una situazione economica molto difficile ma sembra non interessi a nessuno.

Complice anche l’insensibilità dei molti, capaci di vedere solo il loro orticello, e l’incapacità dei tanti in difficoltà, di farsi ascoltare, anche sbattendo i piedi per terra.

Come non si parla a dovere della porcata di chiudere gli ambulatori e rimandare le sedute operatorie, anche nei policlinici, che oltre a curare i malati, sono anche delle scuole e quindi non fare visite od operazioni, significa non formare i medici di domani.

La situazione lo richiede? No, e non lo dico io ma gli ordini dei medici delle 5 province campane che hanno scritto una lettera aperta alla Regione, pregando il governatore di permettere ai medici di fare il loro lavoro, che è quello di salvare vite umane, anche attraverso una diagnosi precoce di malattie che scoperte tardi portano a morte certa (ogni giorno muoiono circa 500 persone in Italia per tumore, negli ultimi 5 anni).

A due anni dall’inizio della pandemia e con una variante, non letale nella sgrande maggioranza dei casi (sintomi simil influenzali), adottare misure straordinarie di così grave costrizione delle libertà, sia da parte della Politica, sia delle singole persone, appare inutile e dannoso per se stessi e per la collettività.

Che non significa fregarsene e fare tutto quello che uno vuole. Ma a due anni dalla pandemia, si deve necessariamente CONVIVERE col covid.

Convivere, non vuol dire Non Più Vivere.

Convivere vuole dire mettere anche in conto di prenderselo, visto che è facile restare contagiati pur stando attenti, e visto che non è una cosa a breve termine la risoluzione. Ovviamente è sempre meglio non averlo, ma a che prezzo???

Partendo sempre dall’assunto che si è vaccinati, cosa che dimostra una minore incisività della malattia, sia in termini di contagio che di effetti collaterali.

Ma torniamo ai ristoranti, gran parte delle persone sono spaventate, e non vanno a mangiare fuori, aspettando tempi migliori, ma se tutti facessimo così, quanti ristoranti saranno ancora aperti, in attesa dei tanto sospirati tempi migliori???

Spesso le precauzioni che la gente prende sono assurde e irragionevoli, credendo però di mettere in atto misure di prevenzione efficaci. Esempio, lavare e disinfettare la spesa. Ok, ma lo fai anche con i soldi? E ti disinfetti le mani dopo aver toccato un bancomat? No????!!!  E allora non serve disinfettare la spesa. Anche perché è cosi flebile la possibilità di contagiarsi attraverso gli oggetti che è inutile preoccuparsene.

Non incontrare più gli amici o i parenti. Stare soli è vivere? Il rischio di un eventuale contagio (con tre dosi fatte) è così terribile da privarsi del piacere di vedere persone a noi care?

Altra precauzione inutile, dire “incontro solo le persone di famiglia e non gli estranei”, visto che proprio nelle famiglie, dove uno abbassa le difese (niente mascherina, baci e abbracci ecc..) ci sono una gran parte dei contagi. Il virus del covid, non è come quello del HIV che colpisce chi ha comportamenti “a rischio” ma può prendere anche chi fa attenzione, con modalità di contagio che non è possibile azzerare, a meno di non isolarsi sopra un monte.

Non vado più a pranzo fuori. E se quel locale che tu tanto amavi chiude perché stremato da tasse, mancati introiti, e assenza di sostegni, a te non interessa? Ripeto, non parlo di marzo 2020 quando il virus era sconosciuto e nessuno vaccinato, parlo di gennaio 2022.

Quanto ancora si vuole vivere così, privandosi di piaceri di una vita che resta una, solo e dannatamente UNA, covid o non covid, e che può finire pure per altre cause. Io non mi perdonerei mai, ad esempio di non aver incontrato una persona cara che poi scompare (per malattia, incidente ecc..), per paura di un possibile contagio da covid.

Come non mi perdonerei una mancata cena in un locale che chiude perché non ce la fa più. E vedete, che un ristorante che abbassa per sempre le serrande è un fallimento non solo del titolare ma di tutto un territorio, poiché creava un indotto ed era un presidio di vita locale. Immaginate un paese senza un bar o senza un ristorante cosa diventa…

Immaginate tanti piccoli artigiani del gusto che non hanno a chi vendere i loro salumi, formaggi, marmellate. Quanto tempo potranno resistere.

E se per chi lavora vicino al mare le ultime estati sono state ristoratrici per le casse delle loro attività, per le zone interne il periodo brutto ,economicamente parlando, non si è mai interrotto.

Il rischio è che restino in piedi, solo i locali che hanno alle spalle capitali illeciti, fenomeno aumentato in modo esponenziale negli ultimi due anni ed è facile capire il perché. Quando c’è crisi la criminalità ci sguazza, avendo sempre fondi da impiegare. Tutto questo non può essere ignorato.

E allora si vada con serenità nei locali, che sicuramente dovranno adottare tutte le misure previste per ridurre le possibilità di un eventuale contagio, che francamente appare piuttosto remoto se si rispetta l’obbligo del green pass, del distanziamento e della mascherina sia per clienti che per il personale.

Che poi una braciola di capra o un piatto di scialatielli alla pescatora siano una misura di prevenzione per questa ed altre malattie, è una ipotesi a cui sto dedicando mesi di studio, matto e disperato, e di cui vi terrò aggiornati.

Sempre che non muoia prima con un fasolaro di traverso….

p.s. Della salute psichica ne vogliamo parlare? “Dalle prime visite, cogliamo segnali di una difficoltà nella regolazione emotiva con possibili manifestazioni d’ansia acuta, fobie, ritiro, disturbi del sonno o dell’alimentazione” dicono gli esperti dell’ambulatorio di neuropsichiatria di un grande ospedale del nord. In sensibile aumento (dal 36 al 63% negli ultimi 3 anni) anche i fenomeni di ideazione suicidaria, soprattutto tra gli adolescenti.

Ma basta che non si prende il covid, tutto il resto va bene….

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