Rivoluzione per i grandi bianchi irpini: Fiano di Avellino e Greco di Tufo potranno usare il termine “Riserva”


Diamante Gaita (foto di Lello Tornatore)

Una rivoluzione attesa da vent’anni, daquando cioè si è capito la grande potenzialità dei due bianchi irpini sui tempi lunghi. Una potenzialità sinora affidata alla sensibilità degli appassionati e della capacità comunicativa commerciale.
Ora a partire dalla 2019 i due bianchi possono fregiarsi del termine Riserva.

Ce lo comunica il Consorzio di Tutela con questo comunicato

Nella Gazzetta Ufficiale del 26 ottobre 2020 sono stati pubblicati i decreti del 13 ottobre 2020 con cui il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali ha approvato le modifiche ordinarie ai disciplinari di produzione dei vini a DOCG “Taurasi”, “Greco di Tufo” e “Fiano di Avellino”.  Tra le modifiche vi sono quelle che introducono per i due bianchi di pregio irpini la categoria “Riserva” ed anche la riserva per lo “spumante di Greco di tufo”, menzione questa notoriamente già detenuta dal rosso “Taurasi”.

Le modifiche si applicano alle giacenze di prodotti provenienti dalle vendemmie 2019 e precedenti, nonché a quelle successive a partire dal 1° novembre di ogni anno, per un tempo di affinamento non inferiore ai dodici mesi, e aventi i requisiti stabiliti dal disciplinare allegato al provvedimento legislativo.

Per lo Spumante di Greco di Tufo DOCG Riserva, il prodotto deve essere ottenuto ricorrendo esclusivamente alla pratica della rifermentazione in bottiglia secondo il metodo classico.

 La domanda di modifica dei disciplinari fu presentata tre anni or sono per il tramite della Regione Campania su istanza del Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia, in conformità con la procedura prevista dal decreto ministeriale 7 novembre 2012.

Le modifiche di competenza nazionale sono state in questa tornata approvate, mentre quelle di rilievo comunitario proseguiranno l’iter secondo prassi.

Membri del Consiglio di Amministrazione e soci del Consorzio si sono impegnati, anche con la collaborazione della Regione Campania, affinché si conseguisse questo importante risultato, che premia in particolare la straordinaria longevità dei nostri due bianchi, al fine di rafforzare la percezione dei valori della filiera vitivinicola irpina.

Il Consorzio auspica che questo primo obiettivo, in uno con gli sforzi che gli operatori irpini compiono quotidianamente a sostegno e nel nome del prestigio delle nostre produzioni, contribuisca ad accrescere la reputazione e il valore dei vini d’Irpinia, soprattutto in un momento così delicato e incerto.

Ogni sforzo compiuto in questi anni, d’altronde, è stato convergente verso il primario obiettivo di favorire lo sviluppo di un’agricoltura attenta alla qualità e autenticità delle produzioni e alla salvaguardia dell’ambiente e del territorio, nel nome di un’Irpinia sana e vera.

In tale direzione proseguirà anche in futuro l’azione strategica del nostro sodalizio.

3 Commenti

  1. E fu così che sia il Fiano sia il Greco non si potranno più acquistare a prezzi “umani”

  2. Cosa è un prezzo umano? Per me certo non il più basso, ma quello che remunera bene il lavoro di chi produce, investe e rischia. Questo commento mi ricorda le osservazioni neopauperiste di qualche anno fa sui prezzi dei vini di Quintodecimo, e sono cose che lasciano sconfortati perchè denotano non solo disprezzo per chi lavora, ma anche una subalternità psicologica. Dove sta scritto che il prezzo di un Sassicaia è umano mentre quello di un Taurasi, che ha sicuramente tra l’altrouna storia più lunga, non lo è? E dove sta scritto che un Fiano di Avellino ben lavorato debba costare meno di un Bourgogne visto che dopo dieci anni regala sensazioni in grado di competere con questo terroir? Ma soprattutto, chiedere prezzi bassi significa ignorare la storia della nostra agricoltura negli ultimi trent’anni, perchè il lavoro agricolo è divenuto remunerativo, capace di tenere giovani attaccat alla terra, solo quando si è usciti dalla logica del prezzo basso per entrare in quella del giusto prezzo.
    Vuoi bere vino a prezzo basso? Ci sono tanti chardonnay cileni e australiani in giro, ma il Fiano speriamo abbia un prezzo sempre più alto, perchè quelli attuali sono ancora troppo bassi per allinearsi alla grandezza della qualità di un territorio vitivinicolo senza eguali.

    1. Gentile dott. Pignataro grazie per la risposta. Tralasciando il tono del suo commento, io non ho assolutamente chiesto prezzi bassi ne fatto paragoni di questo o di quel vino…la mia era una pura e semplice osservazione/supposizione.
      Non le consento però di dire che io disprezzo chi lavora, questo no!!! Nella campagna e nell’agricoltura ci sono nato e cresciuto ed ancora adesso, nonostante non sia più un giovincello, durante il poco tempo che ho a disposizione (facendo tutt’altro lavoro) vado ancora a sporcarmi le mani in campagna!
      So benissimo quanto sacrificio, sudore ed altro c’è dietro il prodotto finito, dietro la semplice bottiglia di vino; quest’anno mi sono fatto quasi due settimane tra vendemmia e cantina, di pomeriggio, dopo aver finito di lavorare, in una ben nota cantina della provincia di Avellino, con i cui proprietari ho uno splendido rapporto! I rapporti di amicizia ed umani (almeno per me) vengono molto prima della semplice bottiglia di vino.
      Ben lieto quindi, secondo Lei, di “disprezzare” le persone….
      La saluto

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