Ha chiuso il Vicolo della Neve, il locale simbolo di Salerno


Vicolo della Neve (foto di Edoardo Scotti)

Una foto e un post del collega Edoardo Scotti confermano una voce che circolava in città da qualche giorno: il Vicolo della Neve ha chiuso.

Per tutto il ‘900 è stato il simbolo della città, con piatti che non inseguivano la tradizione perchè ormai erano i grandi classici della cucina popolare del Sud, tutto passato nel forno a legno acceso ogni sera: pasta e fagioli, polpette al sugo, la cotica di maiale, baccalà e patate, la milza, le pizze, i calzoni con la scarola, la parmigiana, i peperoni imbottiti. Insieme al Santa Lucia è stato per decenni il classico dopo teatro, a qualsiasi ora si entrava e si mangiava dopo aver dribblato i camerieri in competizione per portarti al loro tavolo.

Il paradosso è che questa chiusura avviene in un momento in cui a Salerno non si è mai mangiato così bene. Certo, il Vicolo aveva il limite e il vantaggio al tempo stesso di essere una bandiera, il Covid è apparso un nemico insormontabile perchè il piacere di cenare lì era nel casino, la lotta per trovare spazio con i tavoli, non poteva coincidere con le prescrizioni attuali. Per non parlare delle chiusure alle 18 e poi alle 22. Forse anche la stanchezza dopo tanti anni di trincea.
Una cosa è certa, per Salerno si chiude un’epoca, come quando chiuse la Sagrestia a Napoli. La nostra speranza è che qualche imprenditore abbia l’intelligenza di rilevarlo senza stravolgerne l’anima celebrata da Alfonso Gatto, da tanti scrittori, attori, intellettuali, che lo hanno frequentato nel corso dei decenni.

Vi lasciamo alla lettura di un articolo di Alfonso Sarno pubblicato nel 2014 sul Mattino Edzione di Salerno

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Vicolo della Neve, 24
Tel.089.225705
Chiuso il mercoledì
Ferie a Ferragosto e a Natale
Carte di credito: tutte

di Alfonso Sarno
La storia dell’Antica Pizzeria del Vicolo della Neve si conosce con un po’ di fortuna da ogni salernitano dotato di un pizzico di memoria storica.

Si dice che il “Vicolo” esistesse già nel Trecento, ai tempi del dominio aragonese. Di sicuro allora non faceva la pizza ma chissà quali altre leccornie. Più attendibili le notizie che ne fanno risalire le origini al 1700. La pizzeria prende il nome dal vicolo dove, più di un secolo fa, si vendeva la neve per rinfrescare le cantine. Il cuore della vecchia e millenaria Salerno si conserva, dunque, in questo locale che non ha fatto alcuna concessione alla modernità ma ha tenuto fede alla tradizione della cucina casalinga e all’arte della pizza. Il rito serale della visita al Vicolo della Neve resta per molti salernitani una abitudine irrinunciabile. Il rischio di diventare un posto per soli turisti è svanito, il Vicolo non lo corre. Pur con il passar del tempo, il Vicolo della Neve ha tenuto fede alle regole della sua inimitabile cucina tramandate da “Sciacquariello” e “Peppiniello”, memorabili artefici del successo di questo locale, a coloro che oggi, in quella stessa cucina, preparano, condiscono e infornano pizze negli anni hanno deliziato illustri nomi della politica, del giornalismo, dell’arte e del teatro.


Amavano la pizza margherita e il calzone con la scarola Enrico Caruso e Titta Ruffo e dopo di loro hanno fatto tappa al “Vicolo” tutti gli artisti che sono passati per il Teatro Verdi.

Della pizza napoletana andavano pazzi Ministri, Deputati, Senatori e Sottosegretari. Da Vittorio Emanuele Orlando a Francesco Spirito, da Giovanni Amendola a Errico De Marinis e Adolfo Cilento. Il libro dei ricordi è pieno di pagine. Una vera storia d’amore è, però, quella tra Il “Vicolo” e gli artisti salernitani. Il poeta Alfonso Gatto era un ospite abituale e al Vicolo della Neve ha pure dedicato una splendida poesia. Il pittore Clemente Tafuri ha dipinto le pareti della pizzeria. Quel che si vede della sua rappresentazione dell’Inferno è solo una piccola parte della preziosa opera che appartiene ora alla famiglia Carro, vecchi proprietari del Vicolo. Siamo insomma in uno dei pochi luoghi storici della città, gestito a partire dagli anni ’70 da Matteo Bonavita.
Il rito è sempre uguale, con i camerieri che richiamano ai loro tavoli i clienti appena entrati: appena seduti sui tipici piatti in rame sempre bollenti arrivano baccalà e patate, polpo alla luciana, scarola imbottita, peperoni ripieni, carciofi arrostiti, pasta e fagioli, la mitica ciambotta, la milza, le braciole di cotica, le polpette al sugo. E poi ancora l’infinita varietà di pizze assolutamente tipiche nell’impasto, il calzone con la scarola o il ripieno di ricotta e salame. Chiusura con i dolci della tradizione napoletana. Buone bottiglie di aglianico al prezzo giusto.
18 gennaio 2014

Un commento

  1. assurdo non puo essere salernitani datevi da fare attivatevi per la riapertura sono un salernitano che vive a potenza non perdevo mai l’occasione di andare da matteo forza salerno la città del mio cuore

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