Sirica, l’ultima gemma autoctona di Feudi di San Gregorio
di Tom Hyland
Feudi di San Gregorio in Campania è una tenuta sempre all’avanguardia nel settore del vino in continuo mutamento della regione. I vini sono di prima qualità e il presidente dell’azienda Antonio Capaldo e la sua squadra cercano sempre nuovi modi per esprimere il terroir locale e le tradizioni. Il loro ultimo vino, ottenuto da una varietà centenaria, è il Sirica, un rosso sublime e dinamico.
Recentemente ho pranzato con Capaldo nel loro ristorante mozzafiato Marennà nella cantina di Sorbo Serpico (la sala da pranzo si trova alcuni piani sopra la cantina) e ho avuto l’opportunità di assaggiare il vino e imparare la sua storia. Gli agronomi della cantina hanno trovato tre enorme piante di duecento anni nell’area di Taurasi e sono giunti alla conclusione che non sono Aglianico (la principale varietà di Taurasi). Sono state fatte ricerche sul DNA e secondo Capaldo hanno trovato alcuni elementi di Refosco, Teroldego (entrambi provenienti dal nordest Italia) e anche di Syrah, “niente di simile all’Aglianico”, hanno detto.
L’origine del nome Sirica non è completamente chiara ma l’ipotesi migliore è quella secondo cui deriva dalla parola syricum, usata per descrivere un colore usato nella primo secolo prima di Cristo. Plinio il Vecchio parla di Sirica nei suoi scritti, pertanto il nome è chiaramente romano, sebbene l’uva potrebbe essere sia di origine romana che greca. Lo scrittore Catone specificava che l’introduzione di questa varietà in Italia avvenne molti anni prima della fondazione della città di Roma.
Nella riscoperta di questa varietà la squadra di viticoltori ha riprodotto la pianta e la cantina ora ha poco più di un ettaro e mezzo di vigneti di Sirica. Il vino è invecchiato in tonneau (botti di media grandezza) per sei mesi e poi in bottiglia per il tempo rimanente. Il vino è un blend delle nuove vigne piantate circa sei anni fa e quelle di duecento anni.
Ho provato il 2007 di cui sono state prodotte solo poche centinaia di bottiglie. Il 2009 sarà il primo prodotto messo in commercio e il vino sarà disponibile sul mercato nel 2011. Questi sono i miei appunti sul 2007:
Di colore porpora luminoso con ricchi aromi di lamponi neri, ciliegia nera e un pizzico di mentolo. Concentrazione da ottima a eccellente – ricco a metà palato, eccellente maturazione; perfettamente equilibrato con raffinati tannini e ottima acidità. Dovrebbe essere al meglio fra 7-10 anni.
Antonio Capaldo, Il Presidente di Feudi di San Gregorio (Foto ©Tom Hyland)
Il vino è abbastanza elegante e accessibile, una qualità che Capaldo sta cercando di enfatizzare sempre più con tutti i suoi vini. Crede anche che sia meglio usare meno quercia per i suoi vini rossi e ha fatto persino invecchiare una piccola quantità di Sirica in acciaio inossidabile. E’ un vino delizioso per il cibo e penso che questo è importante e conferisce al vino un appeal più grande rispetto a un solo fattore di curiosità.
Se aspetterete fino al 2011 troverete il primo prodotto in commercio della vendemmia 2009 (secondo Capaldo il vino sarà venduto solo in Italia a meno che non ci sia una richiesta dagli Stati Uniti – siccome nel 2009 sono state prodotte circa 2000 bottiglie, una piccola quantità potrebbe essere destinata all’esportazione). Fino ad allora dovremmo ringraziare Capaldo e la sua squadra per il loro lavoro di reintroduzione di questa varietà centenaria nel mondo moderno.
Traduzione di Novella Talamo
5 Commenti
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ma il sirica non è una località dove c’è la più vecchia (250 anni, se non sbaglio) pianta di aglianico?
si pare anche a me Gaspare in area taurasi credo
A proposito del vitigno Sirica, secondo le mie ricerche furono gli Etruschi ad allevarlo in prossimità di Capua, dove qui erano stanziati prima dell’arrivo dei Romani. Questa vite proveniva dalla città di Siri, vicino a Metaponto sullo Ionio, lontana parente dell’aglianico, e che Plinio ritiene sia un’Aminea nera. Ebbene di questa vite ne sono stati ritrovati pochi esemplari allevati ancora a piedefranco nel comune di Taurasi, vecchi di circa 300 anni, e anch’essi danno ancora una buona uva da vino! Ed infatti, la conferma viene proprio da questo articolo. Per quanto riguarda il ritrovamento di “elementi” (come dici tu Tom) di Refosco, Teroldego e Syrah, ti posso dire che per quest’ultimo vitigno, proveniente dalla Francia meridionale, la sua patria d’origine si pensava che fosse la città di Shiraz in Mesopotamia, alcuni studi più approfonditi, invece, fanno risalire alla città di Siracusa la sua terra embrionale. Questo potrebbe essere anche avvalorato dal fatto che al seguito degli Eubei,che nel VIII secolo a.C. colonizzarono prima l’isola d’Ischia,poi Cuma e poi fondarono Partenope, ci fossero dei siracusani, i quali avevano piantato delle viti, tra cui probablmente anche il Syrah o Shiraz, dal nome della città aretusea. Abbracci.
Gli Eubei, ovviamente, guidati da Ippocle e Megastene, fondarono e non colonizzarono la città di Cuma intorno all’anno 740 a.C. Per quanto riguarda il ritrovamento degli “elementii” di Refosco e di Teroldego è possibile che siano stati i Romani a importare e a impiantare queste viti in Campania. Il Refosco è un vitigno, a sua volta, importato dall’Asia Minore e attecchito nell’area Veneto-Friulana da moltissimo tempo, mentre il Teroldego, chiamato “Tiroler Gold” (oro del Tirolo), si ritiene che sia autoctono della Piana Rotaliana.
comunque…… al salone della mozzarella a degustazione coperta per trovare il migliore greco di tufo atto alla bufala , molti si stracciarono le vesti perche’ vinse quello dei feudi di san gregorio. io, forse perche’ non sono campano , non la capii.
a me , in generale, i vini di questa azienda non dispiacciono affatto…