Timorasso e Carricante a confronto: incontro con Walter Massa


Walter Massa Credits – cartella stampa evento

di Francesco Raguni

Il mese di ottobre – come cantava Francesco Guccini – nasconde una grande bellezza che non tutti riescono a cogliere. Non a caso, ottobre è il mese del vino per eccellenza, quando l’arancione dei tramonti estivi passa lentamente alle foglie della vite. In questa cornice, alle pendici dell’Etna, si apre non solo la stagione della vendemmia, ma anche quella degli eventi dedicati al vino. Tra questi, uno dei più rilevanti è stato l’Etna Wine Forum, giunto alla sua quarta edizione. Tenutosi a Biancavilla, nella splendida Villa delle Favare, e svoltosi nel secondo fine settimana del mese, ha ospitato volti illustri del mondo del vino, come Walter Massa e Federico Curtaz, e non solo (ad esempio, è stato presente pure lo chef stellato Pino Cuttaia). Ospite d’eccezione è stato, inoltre, il giornalista americano Robert Camuto, firma della rivista Wine Spectator, che ha lodato il periodo aureo che sta vivendo la produzione enoica del Vulcano: “L’Etna può affrontare le sfide attuali del mondo del vino puntando sulla sua unicità, sulla territorialità e sulla straordinaria diversità dei versanti. Le nuove generazioni devono ripartire dal vino come elemento di condivisione e culturale”, ha dichiarato.

Mauro Cacciola, Walter Massa e Daniela Scrobogna – Credits – cartella stampa evento

In quest’ottica si inserisce uno dei temi più attuali del momento, presente anche nel programma dell’evento con una masterclass dedicata: il Carricante e il suo potenziale. L’Etna, infatti, è un territorio capace di regalare vini da invecchiamento, come accade per molte etichette di Etna Rosso DOC nelle loro declinazioni di contrada. Tuttavia, non si può limitare tale capacità ai soli rossi: soprattutto per acidità, il Carricante – in particolare quello di Milo – può dare vita a vini longevi, capaci di resistere al tempo persino più del Nerello Mascalese. Proprio per questo, Daniela Scrobogna, degustatrice e responsabile del Comitato scientifico della Fondazione Italiana Sommelier, ha chiarito le ragioni dell’inserimento del Timorasso nella masterclass: “La scelta nasce dalla volontà di comprendere il potenziale del Carricante, vitigno dalla grande acidità e mineralità: la prima caratteristica necessaria per resistere al tempo, la seconda destinata a emergere nel corso degli anni”. E per parlare di Timorasso non si poteva prescindere dal coinvolgere il vignaiolo che ha recuperato questo vitigno autoctono piemontese, portandolo alla sua massima espressione senza alcun compromesso: Walter Massa.

Non avevo voglia di arrivare ultimo e di piantare Chardonnay: volevo fare un vino con l’uva. Ho semplicemente applicato il buon senso del padre di famiglia”, ha esordito il vignaiolo piemontese, spiegando la sua scelta di non puntare su un vitigno coltivato ovunque, ma di investire su un’uva dal grande potenziale e – soprattutto – fortemente identitaria, rappresentativa del territorio dei Colli Tortonesi (600 m s.l.m.). Qui il suolo è ricco di argilla e terra bianca, oltre che molto alcalino. È grazie alla sua volontà di andare in direzione ostinata e contraria che il Timorasso – un tempo tagliato con il Cortese e venduto in Svizzera e in Germania sotto il nome di Torbalino, per via del colore che assumeva – ha ritrovato una nuova interpretazione, questa volta da protagonista. “Timorasso è guardare indietro per andare avanti”, afferma con convinzione.

Sia per geografia che per potenziale, i tratti comuni con il Carricante non mancano. Ma vi è di più: dal punto di vista storico, solo di recente questo vitigno etneo sta riuscendo a imporsi come protagonista della produzione enoica siciliana, ricevendo il riconoscimento che merita. Emblema del suo prestigio è il Pietra Marina, fiore all’occhiello della cantina Benanti, capace di evolvere anche oltre i dieci anni, senza dimenticare il Palmento Caselle dei Vigneri (Salvo Foti), altra espressione massima della citricità, mineralità e capacità evolutiva che quest’uva possiede. Eppure, come Timorasso e Carricante condividono alcuni tratti, ne mostrano anche di differenti.

Per comprenderli meglio, basta analizzare alcune etichette firmate Walter Massa: Derthona 2023, Derthona 2017 e Derthona “Costa del Vento” 2013. Il primo elemento distintivo dei vini di Massa risiede nel tappo, rigorosamente a vite: “Aggiorniamoci tutti, il tappo a vite è il futuro – afferma, prima di introdurre una metafora accattivante –. Il farmacista non regala il cavatappi, no? Che differenza c’è, quindi, tra una medicina per il corpo e una per lo spirito (il vino, ndr)? Nessuna. Come le medicine si comprano in farmacia, io voglio bere un vino sano, pulito e giusto”. Querelle sul tappo a vite a parte, il risultato di questo trittico di vini è un’escalation di profumi: idrocarburi in primis, molto delicati nell’annata più recente e più accentuati nelle due più datate. Derthona 2023 mostra un colore tenue, profumi di erbe aromatiche e un’acidità decisa, proprio come il suo produttore. Derthona 2017 sfoggia invece un giallo più dorato; la salvia esplode nei ricettori olfattivi di chi agita il calice, compaiono note di cera d’api e frutta secca, mentre l’acidità risulta leggermente più domata. L’apice si raggiunge, com’era prevedibile, con Costa del Vento 2013: un vino che, alla cieca, potrebbe sembrare un Riesling evoluto. Alla vista si rivela con un colore dorato; al naso l’idrocarburo lascia presto spazio a miele e albicocca; in bocca è leggermente abboccato, con un sorso persistente e mai stucchevole, grazie all’acidità – più volte citata – di cui questo vitigno può fregiarsi.

Batteria dei vini in degustazione

È evidente come il Carricante, seppur ricco di componenti dure, non possa raggiungere un risultato simile; tuttavia, anche le sue diverse interpretazioni (in purezza o in blend) offrono prodotti versatili e longevi. Il principale trait d’union tra tutte le etichette presenti è naturalmente il tappo di sughero, sicuramente più romantico, ma certamente meno pragmatico e certo nel risultato. Si nota però l’enorme varietà di espressioni che questo vitigno assume a seconda del versante in cui viene coltivato. Ad esempio, con l’Etna Bianco Contrada Sciaranuova 2023 di Tascante, si osserva come a Nord presenti una spigolosità più marcata: è fresco, con un bouquet olfattivo ricco di frutta a polpa gialla e agrumi. Con Contrada Volpare 2022 della cantina Maugeri, invece, si riscontra una freschezza e una sapidità ancora più evidenti, tipiche del versante Est.

Etichette di Walter Massa in degustazione

Virando fuori DOC, a Sud-Ovest, in Contrada Purgatorio troviamo AlbaVillae 2024, Terre Siciliane IGT della cantina Pietrardita: qui il Carricante è presente per il 90%, temperato da Catarratto (5%) e Minnella bianca (5%). Ne derivano sentori di erbe aromatiche e zenzero, con una maggiore morbidezza che attenua la dirompenza del vitigno principale. Esempio invece di Carricante macerato è BN 2023 della cantina Vigna di Confine, anch’esso Terre Siciliane IGT, prodotto a Biancavilla (Contrada Boschetto) con una percentuale di Catarratto in uvaggio. Si tratta di un vino differente dai precedenti, dai profumi di piccoli frutti rossi e dal sorso più orizzontale. Chiude la selezione l’Etna Bianco 2023 di Terre di Montalto: un vino giovane, fresco, erbaceo e schietto.

Timorasso al calice

Così questo viaggio dai Colli Tortonesi a versanti dell’Etna conferma quanto già è noto: il Carricante può e deve invecchiare. Ciò che non deve passare in secondo piano è che il vino, nel corso del tempo, deve sempre essere capace raccontare il territorio da cui proviene. Sicuramente la riflessione sui vantaggi del tappo a vite non è da sottovalutare, non tutti però sono pronti a questo cambiamento, ma un giorno potrebbe davvero essere il futuro. Per limitarci alle sole certezze, possiamo dire che il vitigno bianco principe dell’Etna è stato capace di reggere il confronto con la massima espressione del Timorasso.

Villa delle Favare

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