Turista, turistico e menu turistico, il paradosso italiano


Turista e turistico. Non è difficile risalire alla etimologia del termine, di chiara derivazione francese ( touriste, da tour. Inglese turist) che assegna, o almeno assegnava, una declinazione decisamente positiva. Fa i tour solo coloro che sono ricchi e quindi hanno più tempo di non lavoro alle spalle. In principio, a partire dal ‘600, l’aristocrazia che inizia così il suo declino parassitario. Nasce il Grand Tour, codificato da Goethe nel suo Viaggio in Italia, che ha come meta preferita l’Italia e come capolinea Napoli. Poi, a cominciare dalla fine dell’800 anche la borghesia imprenditrice e prenditrice di seconda generazione. Non a caso Édouard e André Michelin, nel 1898, nove anni dopo la fondazione dell’omonima azienda di pneumatici, creano una guida per viaggiatori con rara lungimiranza: 30mila copie per tremila automonbilisti, tanti se ne contavano all’epoca in Francia. A Milano quattro anni prima nasce il Touring Club.
L’aristocrazia viaggia ospite di tenute e palazzi del proprio ceto, i viaggiaotri culturali si adattano alle bettole e alle taverne che servono la maggioranza della popolazione, è a cavallo tra ‘800 e ‘900 , durante la Belle Epoque, che nascono luoghi specializzati nell’accoglienza turistica.
Oggi il termine turista viene continuamente evocato come panacea di tutti i mali, molti comuni e regioni hanno il loro asessore al Turismo e abbiamo anche un ministero del Turismo, eppure l’aggettivo turistico ha un significato decisamente negativo, segno della distorsione con cui si può interpretare il proprio ruolo di operatore ma anche degli effetti generali della società di massa e del turismo di massa che diventa caratterizzante a partire dalla metà degli anni ’50 in Italia.
Quale gastronomo infatti andrebbe a cenare con un menu turistico? Abbiamo addirittura il paradosso di ristoranti che spalano schifezze indicibili per i turisti da cui gli italiani si tengono ben lontani. Sicchè chi viene da fuori pensa di mangiare tipico in luoghi dai quali gli italiani si tengono ben lontani. Sia chiaro, questo fenomeno ormai riguarda gran parte della Vecchia Europa, non a caso sono nate nuove guide per cercare di evitare queste trappoli.
Ma è addirittura l’aggettivo turistico ad essere diventato un termine dispregiativo insieme alle espressioni che ne scaturisticono: è roba per turisti, ci vanno i turisti sono frasi che sentiamo spesso soprattutto nelle città come Venezia, Firenze, Roma e Napoli che stanno letteralmente affogando nel mare ddel turismo di massa. Turistico è sinonimo in genere di bassa qualità, scarsa profondità, scelta sbagliata, addirittura proposta truffaldina parrtendo dal presupposto, tutto italiano, che chi viene da noi non capisce nulla di cibo e di vino.
Ora tutto questo è un vero e proprio paradosso italiano: diamo un signficato dispregiativo ad una delle principali attività con la quale campano centinaia di migliaia di persone e che contribuisce a tenere in piedi la baracca Italia, ormai prossima a trasformamrsi in un enorme Villaggio Valtur.
Quest’anno alcuni territori che avevano conosciuto un grande boom negli anni passati si sono accorti che i turisti non sono poi così fessi da farsi spennare a tutti i costi se trovano alternative valide. E in un mondo sempre più piccolo e connesso, non è poi così difficile come lo era una trentina di anni fa trovare alternative.
Un buon assessore al turismo dovrebbe anzitutto vietare di scrivere “menu turistico” all’ingresso dei locali denunciando i gestori per truffa. Menu turistico vuol dire mangiare il più delle volte schifezze ad un prezzo basso, bassissimo, meno di un pasto alla mensa dei poveri. Ma, abbassando l’asticella, ci sarà sempre qualcuno che offre di più a un prezzo più basso ed è in questa direzione allora che si spinge la domanda se non si pongono rimedi alternativi.
L’aspetto più affascinante di tutti comunque è vedere come sia cambiato l’uso del termine turistico con l’avvento della società di massa. Nessun albergo di lusso o ristorante insignito dalla stella Michelin si sognerebbe mai di scrivere offerta turistica, segno che è ormai consapevolezza anche dei viaggiatori altospendenti che dietro questa parola spesso e volentieri si nasconde qualcosa di non qualificato, magari paste surgelate e riscaldate al microonde, o precotte e condite con sughi pronti di fattura industriale.
Una metafora del nostro paese, sempre alla ricerca di scorciatoie invece di alzare l’asticella del confronto. Perciò l’Italia è divenatta un paese turistico!