Umbria, il Sagrantino di Adanti in verticale


Verticale di sagrantino Adanti

Verticale di sagrantino Adanti

di Chiara Giorleo

Con radici che affondano negli anni ‘60 del secolo scorso, Adanti si configura come una cantina storica di riferimento per esperienza e sapienza. Nasce dall’intuizione di Domenico Adanti che decide di acquistare la Villa Arquata per produrre un vino di qualità avvalendosi dei consigli di Alvaro Palini, di cui il figlio Daniele ne fa responsabilmente le veci da quando è venuto a mancare. Oggi è Daniela, figlia di Domenico, la proprietaria di una linea indiscutibilmente raffinata. Sono 40 gli ettari tra vigneto (30) e oliveto (10) nel settore nord dell’area produttiva di Montefalco, nelle zone collinari tra Arquata e Colcimino, a Bevagna, uno dei 5 comuni che rientrano nell’areale produttivo delle denominazioni Montefalco e Montefalco Sagrantino sin dalla prima delimitazione del 1979 quando arriva il riconoscimento della DOC.
È solo nel 1992 che arriva, invece, la DOCG per il Sagrantino, anni in cui si inizia assiduamente a lavorare sulla qualità della versione secca. Fino ad allora, infatti, si preferiva spesso lavorare sulla versione passito, o comunque con residui zuccherini che consentissero di bilanciare l’importante carica tannica, non essendoci all’epoca le conoscenze tecniche o l’esperienza per “domare” il tannino nel migliore dei modi.
Come ben evidenziato su “I Cru di Enogea” si tratta di un’areale, quello di Bevagna, che già negli anni ’70 vantava una discreta presenza di vigne e resta secondo per superficie vitata (dopo Montefalco, cuore della denominazione per estensione e posizione). In linea generale propone vini precoci date le altitudini più contenute; mentre la composizione tendenzialmente argillosa favorisce lo sviluppo di un tannino saporito.

Adanti offre sicuramente alcune delle versioni più eleganti, ne ho avuto più volte prova grazie a verticali e confronti in azienda da cui è emerso come il Sagrantino non abbia sempre un’evoluzione graduale; spesso, quasi all’improvviso, l’evoluzione al naso si stoppa senza lo sviluppo di terziari marcanti o prevalenti a favore di una sempre maggiore integrazione al palato.

Qui si lavora con legni grandi e, sempre di più, con macerazioni molto lunghe per poi fare dei blend tra le diverse masse anno per anno: in base alle diverse lavorazioni, le maturazioni nei vari legni (14/18/30Hl, raramente qualche tonneau usato) e all’andamento climatico anche rispetto alle duevigne principali di Sagrantino piantate su versanti opposti: Sud e Nord-Ovest.

In occasione dell’ultima Anteprima Sagrantino 2018, svoltasi a maggio 2022, siamo partiti dalle annate 2005 e 2007 per andare indietro fino ad una splendida 1994 passando per 2010, 2001 e 1999 in un ordine stabilito in base allo stato delle singole bottiglie.

La 2007 e la 2005 si distinguono per andamento climatico essendo la 2007 più calda e la 2005, a 5 stelle, più equilibrata tra un leggero stress idrico iniziale e un calo delle temperature successivo. Nonostante la maggiore eleganza della 2005 con frutto integro e buona evoluzione al naso con more, erbe officinali e mentuccia per un sorso pieno, dal tannino scalpitante ma maturo e un buon potenziale; la 2007 è palesemente più immediata, calda e fruttata seppur meno complessa, senza mai cedere a piacionerie, ben bilanciatala struttura tannica.

Completa la 2010 quando il ritardo di maturazione è stato pienamente recuperato dal caldo estivo, comunque mai eccessivo: compatta con note di amarena, crusco, funghi e tabacco su un sottofondo balsamico; rotonda e avvolgente al palato, voluminosa ed equilibrata.

La 2001, annata quasi perfetta con importanti escursioni termiche, sembra ancora chiusa.
Un vino dal grande potenziale ancora che profuma di ciliegia sotto spirito, radici, cacao e soffi di vegetali scuri con un tocco pepato. Succoso e rispondente al sorso che vuole ancora tempo per integrarsi completamente.

Infatti, bisogna arrivare almeno alla fine degli anni ’90 per iniziare a parlare di armonia. La 1999, una bella annata seppur leggermente anticipata, è stratificata al naso e scattante al palato. Champignon, mandorla tostata, liquore ai frutti di bosco e ferro, un naso dinamico che continua ad evolvere nel bicchiere con soffi balsamici annunciando un sorso concentrato e lungo, dall’incredibile freschezza e un tannino vellutato.

Per non parlare della 1994, annata considerata minore ma che, come spesso capita, sta regalano soddisfazioni enormi. Il bouquet è particolarmente invitante con note che spaziano dal mallo di noce alle erbe officinali, dalle radici alla viola secca, dal chinotto al pepe e perfino a note di idrocarburi. Al palato è morbido grazie ad un tannino perfettamente integrato; vino accattivante, sanguigno, scorrevole. In splendida forma.

I vini prodotti sono prevalentemente rossi: Sagrantino di Montefalco Docg Secco e Passito, e poi il Montefalco Rosso Doc e l’Arquata Rosso dell’Umbria Igt, ma non mancano i bianchi come il Grechetto dei Colli Martani e il Montefalco Bianco Doc.