Vigne di Raito, Costiera Amalfitana. Tra cielo, mare e muretti a secco


Lo splendido panorama dal vigneto di Patrizia

di Antonella Petitti

La vita a volte prende strane strade per rivelarsi, per condurci a ciò a cui apparteniamo. A me piace pensare che è andata proprio così a Patrizia Malanga, vignaiola costierana con origini lucane. Ha per anni lavorato accanto al marito e poi, in un batti baleno, s’innamorano di un rudere e dei giardini di limoni che lo circondano. Era il 2001…Patrizia aspetterà poi 6 anni per mettere in bottiglia la sua prima annata.


Una buona annata quella del 2007, a prescindere, se non fosse almeno per il fatto che la sua vita è cambiata.
“Non avevo piante a casa e non ne ho, perché non ho mai avuto il pollice verde…ed ora eccomi a gestire e a lavorare una vigna, incredibile! Ma il punto è che la vigna la sento viva ed io la vivo, appunto”, così dipinge ancora oggi, con una sorta di incredulità, il suo progetto.

Patrizia Malanga con la figlia

Una conduzione biologica per quasi due ettari di vigna esposta a oriente, allevata a spalliera e potata a guyot e in alcuni tratti a pergola, con una densità di circa 3.500 piante per ettaro.
Non era un’appassionata di vino, nessuna esperienza neanche indiretta di agricoltura, Patrizia cercava un po’ di terra solo per poterci far vivere i suoi cani. Eppure il mondo di Bacco l’ha rapita, facendole cambiare abitudini e stile di vita. Dopo l’acquisto e qualche ricerca storica sulla proprietà, la scoperta che quel sito era noto per i suoi limoni ma anche per le sue vigne. E allora decide di impiantare un vigneto, sugli affascinanti terrazzamenti che s’affacciano su Villa Guariglia e sul mare.
Oggi le sue due figlie e suo marito la seguono nella casa di Raito, lei che non può più abbandonare la sua vigna, sempre più preziosa e sempre più sua.
Una scelta inusuale riguarda le varietà, sia per la vocazione campana in generale rivolta ai bianchi, che in particolare per il posizionamento delle sue vigne che associano in maniera pressocchè automatica la costa ai bianchi. Difatti sono due i vitigni a bacca rossa che si incontrano nelle Vigne di Raito: l’Aglianico e il Piedirosso.

Il sistema di coltivazione

E c’è da dire che al di là della scelta inusuale, condivisibile o meno, Patrizia non si è risparmiata. Lavorare il Piedirosso è un’impresa non proprio semplicissima, è una varietà poco produttiva ed incostante, che non si lascia domare. In vinificazione và facilmente in riduzione ed ha poco colore…ma nonostante ciò è tra le varietà più importanti della Campania. Già solo per questo le andrebbe riconosciuto il grande merito di prediligere l’autoctono in maniera autentica, non in tutte le aziende che dicono di imbottigliare il Piedirosso si ritrovano vigne con questa varietà!
Non mancano un bel giardino di limoni, degli ulivi, delle querce e una ricca vegetazione nella migliore tradizione mediterranea. Un progetto, quello delle Vigne di Raito, interessante e lodevole anche dal punto di vista paesaggistico. Patrizia e Stelio hanno fatto attenzione ai recuperi e coi muretti a secco aiutano a valorizzare e a tutelare un patrimonio naturalistico non indifferente.
Certamente moltissime sono le difficoltà dovute all’impossibilità di meccanizzare il lavoro in vigna e di essere raggiunti da mezzi pesanti.
Siamo nella DOC Costa d’Amalfi, ma l’unico prodotto dell’azienda rientra nell’IGT Colli di Salerno per via della lavorazione che è ancora svolta fuori territorio. Purtroppo la burocrazia italiana spesso non incentiva gli imprenditori e Patrizia è stata a lungo in attesa del permesso per realizzare la sua cantina. Un primo progetto consisteva nella costruzione di una cantina interrata tra i filari, ma i vincoli paesaggistici (anche se interrata significa che a occhio nudo non si vede nulla!!!???) l’hanno bloccata, a breve probabilmente la famiglia ripiegherà sul recupero di un piccolo rudere.

L'uva 2010

Ma andiamo al RAGIS, vino che prende il suo nome da Ratgis il fondatore di Raito…fin’ora ne abbiamo parlato ancora troppo poco. Sappiamo che è un blend con l’80% di Aglianico ed il 20% di Piedirosso, e che la vinificazione è effettuata separatamente. Assemblato prima della malolattica, il vino fa un affinamento di 12 mesi in tonneaux e poi di altri dodici mesi in bottiglia.
Ecco i numeri de Le Vigne di Raito: nel 2007 sono state prodotte 4.000 bottiglie, nel 2008 sono uscite 3.500 bottiglie, nel 2009 raggiunge le 6.000 bottiglie.
Col suo packaging il Ragis mi ha colpito molto prima di assaggiarlo. Bianco, nero e viola brillante. Colori femminili, ma decisi e di carattere, proprio come Patrizia. Elegante l’etichetta, ricercato, tradizionale ma non troppo e molto curato il marchio così come il logo. Un bel lavoro sotto tutti i punti di vista, che senza dubbio capta l’attenzione dell’appassionato e di chi ha cura nello scegliere una bottiglia.
Ho degustato il Ragis 2007 e ho scoperto un vino con un bel colore luminoso, di un rosso porpora e con una giusta densità. Intenso al naso, schietto, con piacevoli note di frutta matura a bacca rossa ovviamente e diverse spezie. Strutturato e caldo, il Ragis è un vino rotondo, giustamente tannico e con una buona persistenza. Il 2007 è pronto da bere, da abbinare piacevolmente in questo periodo estivo anche ad una semplice grigliata di carne, certamente da provare con sughetti di pesce, seppie ripiene al pomodoro, con una minestra maritata e magari con un piatto succulento di capra di Tramonti. Ed il prezzo? In enoteca si aggira attorno ai 17 euro.
Oggi il vino è sempre più una bevanda simbolica, si sceglie per gusto…certo, ma in questo gusto c’è chi lo produce, il perché ed il come…e non credo sia una tendenza negativa.
Comprare una bottiglia di vino, così come comprare ogni cosa, è una scelta… e più è consapevole, più si fonda sulla conoscenza della provenienza e delle origini, e più ha senso. Premiare chi se lo merita, chi lavora con coscienza e passione, possiamo farlo ogni volta che andiamo al ristorante o in enoteca, dobbiamo farlo!
Nei sogni oggi Patrizia ha un b&b ed il raggiungimento delle 10.000 bottiglie. Noi glielo auguriamo, ed attendiamo la nuova annata!

Qui il servizio PignaTv su Vigne di Raito

3 Commenti

  1. Bel servizio, Antonella. Era tra i miei prossimi obiettivi, da visitare con un amico che conosce bene l’azienda. Posto fantastico, lo so. Una foresteria ci sta a pennello.

  2. il paesino di Raito è un incanto silenziosisssimo
    le vigne di Patrizia (innamorata, da sempre, della vigna) se ne stanno a osservare un panorama bellissimo su tutto il golfo di Salerno
    sotto l’azienda sotto proprio c’è villa Guariglia set della serie Capri trasmessa dalla rai
    sabato prossimo c’è una degustazione del Ragis proprio a villa Guariglia
    bello il 2007
    ebbi a degustarlo l’anno scorso e non so perché mi prese una sensazione di note animali forte e non conoscendo i legni usati pensai subito -errando- a legni vecchi o non ben puliti
    chissà
    quest’anno il 2007 s’è evoluto e s’è avviluppato intorno al suo gusto che lentamente dovrebbe migliorare ancora
    ha molta struttura e perciò potrebbe abbinarsi a cibi strutturati
    la 2008 invece è meno pronta si sente ancora un po’ il legno e forse rimarrà così e può piacere anche di più della 2007 a chi gradisce più boise

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