Vini Colli di Lapio – Nuove annate
di Enrico Malgi
Dici Colli di Lapio e subito ti viene in mente l’areale più importante del Fiano di Avellino, cioè uno dei migliori vini bianchi d’Italia in assoluto, in cui insiste, insieme a poche altre imprese, l’iconica, carismatica e minuscola azienda Colli di Lapio di Clelia Romano e famiglia attiva già dal 1994 nella vocata frazione di Arianiello.
Assaggiare i nuovi millesimi di Colli di Lapio per me è sempre un momento di grande emozione, di cui anche quest’anno ho avuto l’ennesima conferma attraverso il Fiano di Avellino naturalmente, ma anche con il Greco di Tufo ed il Taurasi.
Fiano di Avellino Docg 2024. Ovviamente soltanto Fiano coltivato a Lapio. Maturazione in acciaio per otto mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 17,00 euro.
Per la tipologia si tratta sicuramente di un vino molto giovane, perché il suo massimo splendore avviene dopo quattro-cinque anni per una serbevolezza a lungo termine, di un vino che coltiva sapientemente una spiccata vocazione da maratoneta. Ma nella fattispecie i prodromi sono sicuramente incoraggianti, come ho potuto sperimentare personalmente.
Nel calice brilla un imberbe colore giallo paglierino in itinere. Dal ricco ed opulento bouquet il naso riesce a captare una serie di gradevoli e netti profumi, che iniziano subito a trasmettere percezioni fruttate di nocciola, pesca bianca, mela annurca, melone bianco, pera spadona, clementina ed ananas. Deliziose e golose proposizioni floreali, vegetali e speziate di ottima levatura riescono comunque a guadagnare il loro spazio vitale. L’impatto del sorso in bocca di primo acchito svela sensazioni di succosità, freschezza, sapidità, morbidezza, vellutatezza, eleganza ed equilibrio. Gusto genuino, soave, raffinato, lineare, affascinante, sensuale, seducente, accattivante, arrotondato, fruttato, mentolato, scattante e sfaccettato. Affondo finale epicureo. L’ho provato su un risotto ai funghi porcini e su un’insalata di mare ed è stato perfetto!
Alèxandros Greco di Tufo Docg 2024. Greco allevato a Santa Paolina. Affinamento in acciaio ed elevazione in vetro per qualche mese. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale di 17,00 euro.
Alla vista si appalesa una tonalità di giallo paglierino luccicante e già carico a dispetto della giovinezza del vino. Spettro aromatico depositario di un’affastellata ed espansiva composizione olfattiva, che si approccia voluttuosamente al naso sciorinando una serie di esplosivi e pronunciati profumi di pesca gialla, albicocca, mela cotogna, pera coscia, pompelmo, mandorla, iris, biancospino, caprifoglio, timo, salvia, chiodi di garofano, cannella e zenzero. In bocca penetra un sorso che colpisce subito per la sua sostenuta acidità e la potenza gustativa e che poi si rivela grasso, polposo, strutturato, tagliente, composito, minerale, glicerico e decisamente stimolante. Cotè elegante, raffinato, rotondo, cristallino, seducente, reattivo e dinamico. Siamo appena all’inizio di un lungo percorso. Retroaroma persistente. Da preferire su un piatto di spaghetti a vongole e carne bianca.
Andrea Taurasi Docg 2020. Maturazione ed affinamento per circa tre anni tra acciaio, legno e vetro. Tasso alcolico di quindici gradi. Prezzo finale di 30,00 euro.
Calice tinto da un goliardico ed intenso colore rosso rubino scuro. Dal sontuoso e promiscuo crogiolo si sprigionano intriganti ed eterei aromi, che subito vanno a stuzzicare il naso. Una sventagliata di ricordi fruttati di ciliegia, prugna secca, uva passa, fragola, mandorla, scorza d’arancia, mirtilli, ribes e more fungono da apripista di tutto il corredo olfattivo. In appresso si evidenziano gioiosi sussurri di violetta, petali di rosa, erbe aromatiche e spezialità di pepe nero, chiodi di garofano e cannella. Le effusioni terziarie si materializzano poi sotto forma di tabacco, caffè torrefatto, liquirizia, incenso e cioccolato fondente. Una bocca ben disponibile ed oltremodo ospitale riceve un sorso austero, imponente, empireumatico, potente, complesso, strutturato, scalpitante, espansivo, materico, vibrante, esuberante e terroso. Ma di pari passo la tattilità si avvale di una percezione palatale morbida, fresca, sfaccettata, balsamica, equilibrata, ottimamente ritmata e perfino elegante. Tannini presenti, ma senza graffiare. Legno ben dosato. Longevità a lungo raggio. Chiusura edonistica ed appagante. Da abbinare ad un piatto di pasta al ragù e cosciotto di agnello al forno con patate e sarà sicuramente un successo.
Niente da eccepire i vini prodotti da Clelia Romano e famiglia sono sempre perfetti, tanto da conquistare il giusto encomio. Merito anche di un territorio così vocato e privilegiato come quello irpino e specificatamente quello di Lapio.
Azienda Vitivinicola Colli di Lapio di Romano Clelia
Lapio (Av) – Contrata Arianiello, 47
Tel. e Fax 0825 982184 – Cell. 348 7626010
Enologo: Angelo Pizzi
Ettari vitati di proprietà: 12 – Bottiglie prodotte: 90.000
Vitigni: Aglianico, Fiano e Greco
Scheda del 10 settembre 2024

Vini Colli di Lapio
di Enrico Malgi
Clelia Romano, famosa produttrice vitivinicola in quel di Lapio insieme con tutta la sua splendida famiglia, si può tranquillamente definire “la signora del Fiano di Avellino”. La piccola azienda che gestisce si chiama Colli di Lapio ed ha cominciato a muovere i primi passi nel 1994 nella frazione di Arianiello che si trova a 550 metri di altezza sopra la valle del fiume Calore. Un territorio caratterizzato da un clima secco e ventilato ideale per la coltivazione sia del Fiano e sia dell’Aglianico per il Taurasi, di cui Lapio si fregia delle due Docg.
Minimale la produzione, ma certamente segnata da un alto tasso di qualità.

Controetichette vini Colli di Lapio
Tre i vini di nuove annate che ho recentemente assaggiato.
Alèxandros Greco di Tufo Docg 2023. Greco allevato nel vocato areale di Santa Paolina. Maturazione in acciaio e vetro. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale intorno ai 15,00 euro.

Alèxandros Greco di Tufo Docg 2023 Colli di Lapio
Nel calice serpeggia un gioviale e carico colore giallo quasi dorato, nonostante la giovinezza del vino com’è costume di questa varietà. Al naso si affollano, ma restando sempre disciplinatamente in riga per la consueta rivista. voluttuosi e promiscui profumi di pesca gialla e bianca, albicocca, mandorla, clementina, mela renetta, pompelmo, ginestra, gelsomino, echi di macchia mediterranea e spunti di ottima spezialità. In bocca esordisce un sorso portatore in primis di un’elevata e sostenuta carica di acidità, che così alimenta un approccio palatale di massima freschezza, che sfocia poi in un gusto avvolgente, succoso, arrotondato, equilibrato, complesso, strutturato, sapido, morbido, elegante e raffinato. Grip reattivo, scattante, ficcante, ammaliante, vibrante, aggraziato e dinamico. Serbevolezza ad abundantiam. Fraseggio finale lungo ed appagante. Personalmente ho testato questo vino su un risotto alla pescatora e su una bella ed abbondante frittura di pesce.
Fiano di Avellino Docg 2023. Affinamento anche qui in acciaio e vetro. Alcolicità di tredici e mezzo. Prezzo finale di 20,00 euro. Alla vista si appalesa un luminoso colore giallo paglierino meno carico del Greco di Tufo precedente e contrassegnato poi da schizzi verdolini di gioventù ai bordi. Piglio olfattivo depositario di una variegata e molteplice messe di aromi, i quali vanno subito a stuzzicare un naso molto ben disposto. L’inizio è appannaggio di gioiose credenziali fruttate di nocciola, melone bianco, nespola, mela golden, mandarino, ananas e papaya. Di concerto si evidenziano poi costumate reminiscenze di biancospino, mimosa, magnolia, acacia, tiglio, muschio, salvia, camomilla, zenzero e cera d’api. In bocca penetra un sorso decisamente fresco ed elegante, ampio e godibile, sapido e minerale, tonico e rotondo, sontuoso e sensuale, arioso e pervasivo, elegante e fascinoso. Percezione tattile mielosa, sfaccettata, cangiante, fibrosa e balsamica. Migliorerà col tempo senz’altro. Allungo finale persistente ed edonistico. Da preferire su un piatto di vermicelli a vongole e tagliere di salumi.
Andrea Taurasi Docg 2019. Le uve di Aglianico sono state raccolte ad inizio di novembre. Maturazione ed affinamento per circa tre anni tra acciaio, legno e vetro. Tasso alcolico di quindici gradi. Prezzo finale di 30,00 euro.

Andrea Taurasi Docg 2019 Colli di Lapio
Livrea tinteggiata da un trasparente e rubineggiante colore rosso rubino che già vira verso il granato. L’affastellato e minuzioso bouquet si concede languidamente ad un naso intrigante ed impaziente di scoprire tutti gli eterei e pluralistici profumi. In successione si evidenziano così effusioni di ciliegia, prugna, mandorla, scorza d’arancia, carruba, mirtilli, ribes, more, violetta, petali di rosa, erbe aromatiche e captazioni speziate di pepe nero, chiodi di garofano e cannella. Le gentilizie terziarie si esprimono poi attraverso credenziali di tabacco, caffè torrefatto, liquirizia, incenso e china. L’impatto del sorso sulla lingua si rivela subito austero, imponente, empireumatico, potente, complesso, strutturato, scalpitante, espansivo, materico, vibrante, esuberante e terroso. La pregnanza gustativa da parte sua è portatrice di una timbrica morbida, tagliente, intensa, sfaccettata, balsamica, equilibrata, ottimamente ritmata e perfino elegante. La bevibilità non risente affatto dell’alto grado alcolico, con un vino che si avvale anche di un’impalcatura tannica che stupisce per la sua veste totalmente affusolata. Legno ben dosato. Longevità a lungo raggio. Retroaroma persistente ed epicureo. Da abbinare ad un piatto di pasta al ragù e tagliata di carne arrosto.
Tre ottime bottiglie davvero, che riflettono un territorio così privilegiato, affidabile ed oltremodo vocato alla viticoltura di qualità come quello irpino. Tutto questo è frutto dell’azienda di Clelia Romano, che possiede una militanza trentennale in cui ha maturato una ricca esperienza ed un’elevata capacità imprenditoriale.
Azienda Colli di Lapio Romano Clelia
Contrada Arianiello, 47 – Lapio (Av)
Tel e Fax 0825 982184 – Cell. 348 7626010
Enologo: Angelo Pizzi
[email protected]
Ettari vitati di proprietà: 5 – Bottiglie prodotte: 65.000
Vitigni: Aglianico, Fiano e Greco
Scheda dell’8 agosto 2022

Greco di Tufo e Fiano di Avellino di Colli di Lapio
di Enrico Malgi
Ogni appassionato di vino vive sempre un momento di forte emozione quando sa che sta per uscire sul mercato il nuovo millesimo del Fiano di Avellino Colli di Lapio di Clelia Romano. Si aspetta questo evento con molta ansia e curiosità, per scoprire cosa potrà riservarci stavolta questa etichetta così straordinaria, che ormai è diventata un vero cult a livello nazionale.
Ebbene, devo dire che come al solito sono stato molto fortunato di poter assaggiare l’annata 2021 in anteprima, insieme al Greco di Tufo Alèxandros di pari data.

Controetichette Greco di Tufo e Fiano di Avellino di Colli di Lapio
Andiamo per ordine allora, presentando per primo l’Alèxandros Greco di Tufo Docg 2021. Ovviamente soltanto Greco con le uve allevate a Santa Paolina e raccolte ad inizio di ottobre. Maturazione in acciaio e poi elevazione in vetro per quattro mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale orientativo di 15,00 euro.
Nonostante la giovane età, il vino si presenta alla vista ostentando un colore giallo paglierino carico, com’è consuetudine del Greco di Tufo. Bouquet espansivo e voluttuoso, che si apre al naso rilasciando in primis complessi ed esplosivi profumi, con in prima linea quelli che riguardano il fruttato di pesca gialla, albicocca, mela cotogna, pera, e mandorla, insieme a tracce esotiche. In seguito risaltano credenziali floreali, svolazzi di macchia mediterranea e parvenze speziate. In bocca penetra un sorso che colpisce subito per la sua sostenuta acidità e la potenza gustativa, incredibilmente avvolgente e strutturata come un rosso di vaglia. Percezione tattile grassa, tagliente, composita, arrotondata, sapida, morbida e stimolante. Silhouette elegante, ambiziosa, dinamica, seducente e puramente cristallina. Resisterà al tempo che passa almeno per un’altra decina d’anni. Tratto finale vibrante di gioia, lungo ed appagante. Da preferire su un risotto ai frutti di mare e carne bianca.
Fiano di Avellino Docg 2021. Fiano in purezza coltivato a 550 metri di altezza nella contrada Arianiello di Lapio. Maturazione in acciaio ed affinamento in vetro per sei mesi. Gradazione alcolica di tredici e mezzo. Prezzo finale introno ai 20,00 euro.
Agli occhi si manifesta un solare colore giallo paglierino lucente. Il sospiroso e ricco spettro aromatico è ben lieto di sfoggiare una variegata composizione di fragranze che evocano la nocciola, il melone, la mela, i fiori di camomilla e di tiglio, le erbe aromatiche e suadenze speziate perfettamente integrate tra di loro. Sorso saldamente in sella, così polposo, comunicativo, sontuoso, arioso, tonico, equilibrato, armonico, fresco, minerale, permeante e scattante. Pregnanza gustativa piena, rotonda, avviluppante e cangiante. Appeal di grande personalità e seduzione, così delizioso e sublimato poi da un fascino sensuale senza limiti. Polpa setosa. Palato trascinante. Potenzialità di serbevolezza a lunghissimo termine. Chiusura connotata da una persistenza ad oltranza. Perfetto l’abbinamento su un piatto di spaghetti a vongole e su una mozzarella.
In conclusione si tratta di due vini così simili eppure diversi tra di loro, ma che in sostanza si sanno completare a vicenda. A pieno titolo, essi si possono definire fedeli ambasciatori di un territorio unico e non replicabile come quello irpino, che esprime un’eccellenza a tutto tondo e che ha pochi uguali in tutta Italia.
Sede a Lapio (Av) – Contrada Arianiello, 47
Tel e Fax 0825 982184 – Cell. 348 7626010
Enologo: Angelo Pizzi
[email protected] – www.collidilapio.it
Ettari di proprietà: 5 – Bottiglie prodotte: 65.000
Vitigni: Aglianico, Fiano e Greco.
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Non di sola gloria bianchista vive ormai Colli di Lapio.Anche i rossi cominciano ad essere apprezzati e valutati dalle guide più disparate come nel caso di questo Taurasi Andrea:un vino da 110 e lode. FRANCESCO
Quando si parla dei vini di Clelia Romano si va sul velluto. Si sperimenta sempre una certezza consolidata nel tempo di eccellenti bottiglie, che sono lo specchio fedele di un areale esaltante e privilegiato come quello irpino, che ha pochi eguali non solo in Campania, ma in tutta l’Italia e nel mondo.
Grazie Enrico, sono anche queste belle considerazioni sui nostri vini che ci sostengono e spingono a fare sempre del nostro meglio.