Is Solinas Rosso 2007 Isola dei Nuraghi Igt | Voto 85/100


Valentina Argiolas


ANTONIO ARGIOLAS

Uve: carigliano e bovale (5%)
Fascia di prezzo: 18-20 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio, cemento e legno
VISTA 5/5 – NASO 25/30 – PALATO 25/30 – NON OMOLOGAZIONE 30/35

Già nel XII secolo a.C. i Fenici, durante le loro innumerevoli scorribande nel Mediterraneo, sostarono a lungo in Sardegna piantando, come era solito fare, le viti. Si dà per certo che una di queste sia arrivata intatta fino ai giorni nostri: il Nuragus, da cui si ricava un ottimo vino bianco. A testimonianza di tutto questo, nella necropoli vicino Cagliari sono venuti alla luce alcuni reperti storici risalenti al X secolo a.C.: anfore vinarie, semi di vite, acini carbonizzati ed altro materiale vinicolo. Gli stessi Cartaginesi, diretti discendenti dei Fenici, si insediarono a lungo in Sardegna, soprattutto nelle zone costiere del Cagliaritano, del Sulcis e del Sinis. Si dice che Amilcare, padre di Annibale, visse qui nel III secolo a.C. per coltivare personalmente la vite.

I vigneti Bingia Beccias

La Sardegna, quindi, ha conosciuto la coltura e la cultura della vite in epoca molto remota, soprattutto nell’area dell’attuale Sulcis, nome che deriva dall’antica città di Solci, il più trafficato fra i porti dell’isola, nonché fiorente colonia fondata proprio dai Fenici nel VII secolo a.C. E proprio in questa zona, tra il medio Campidano ed il Sulcis, ha sede una delle aziende vitivinicole più antiche e famose di tutta l’isola, quella denominata “Antonio Argiolas” di Serdiana, dal nome del suo fondatore. Questo straordinario personaggio, venuto a mancare alcuni anni fa, era un uomo molto deciso e risoluto e già da bambino aveva il bernoccolo degli affari e la passione per la viticoltura. Si racconta che egli coglieva i piccoli grappoli d’uva, “is scricchillonis” in lingua sarda, che restavano appesi come residui dopo la vendemmia e li vendeva alla festa di Serdiana.

I vigneti Sa Tanca

Crescendo, riuscì con molti sacrifici a impiantare un piccolo vigneto, che col tempo progredì molto. Nacquero poi una cantina, un frantoio ed un piccolo caseificio. Nel frattempo, Antonio si sposa e diventa padre di due gemelli: Franco e Giuseppe, che una volta adulti e coadiuvati dal grande enologo Giacomo Tachis, seguiranno le orme paterne, perpetuandone, dopo la sua morte, la tradizione familiare e la passione per la viticoltura. L’attuale terza generazione, composta dai nipoti e parenti, ha da poco preso in mano il testimone aziendale. In modo particolare Valentina, Elia, Antonio e Francesca. Una famiglia, quindi, tutta unita dalla comune passione, dedizione e da un’idea cara al vecchio patriarca: portare nel mondo il lavoro, il gusto ed i profumi di un’isola, quasi un continente, chiamata Sardegna. La proprietà può contare attualmente su cinque fattorie e quasi 250 ettari vitati.

La barricaia

Il segno distintivo di un territorio che è rappresentato anche, e soprattutto, da un’identità propria, addirittura antecedente all’arrivo dei navigatori provenienti dal Libano. La testimonianza più esplicita si materializza con il ritrovamento di vinaccioli di Cannonau trovati nel Nuraghe Arrubiu di Orroli. Questo vuol dire che ci troviamo alla presenza di tracce di una viticoltura molto più antica e storica di quello che si pensava.

La sala degustazione

Il vino più famoso di Argiolas è sicuramente il Turriga, combinazione perfetta di Cannonau, Carignano, Bovale sardo e Malvasia Nera, ma io preferisco andare controcorrente e spostare il focus sulla seconda scelta aziendale, vale a dire l’Is Solinas, che certamente non è un ripiego, anzi.

Il Turriga

L'Is Solinas

L’uvaggio è composto da Carignano al 95% e saldo di Bovale. Le vigne sono posizionate proprio in località Is Solinas, nel golfo di Palmas, sulla costa sud-occidentale sarda. Il terreno è prevalentemente sabbioso, con composti di calcare ed argilla. L’uva viene raccolta a cavallo tra settembre ed ottobre. La fermentazione e la macerazione, a temperatura controllata, durano 10-12 giorni. Poi il mosto viene trasferito in vasche di cemento per la malolattica e successivo passaggio in barriques per dodici mesi ed altri ancora in bottiglia per l’affinamento. La gradazione alcolica arriva fino ai 14,50 gradi. Nel bicchiere la veste cromatica presenta un rosso rubino vivido, con riflessi violacei. Al naso salgono prepotenti effluvi molto intensi di spezie, come la cannella, la noce moscata e il pepe nero, uniti a sentori di cacao e caffè.

L'acciaio in cantina

Evolvono poi piacevoli profumi di confettura di frutta di bosco, di legno tostato, di vaniglia e noce di cocco. In bocca il vino è caldo, morbido, anche se emerge una struttura tannica imponente. La nota finale richiama la torrefazione e dolci fragranze fruttate. Nel retrogusto compare una lieve nota floreale. Insomma, un vino rosso davvero molto intenso e godibile, da servire alla temperatura di 18-20 gradi, in abbinamento a primi piatti ben conditi, ventresca di tonno alla brace, maialetto e agnello arrostiti al modo sardo e formaggi ovini e caprini del territorio molto ben stagionati.

Questa scheda di Enrico Malgi

Sede a Serdiana  in via Roma 56/58. Tel. 070740606 – [email protected]www.cantina-argiolas.it – Enologo: Mariano Murru – Ettari di proprietà: circa 300, di cui 230 vitati e 40 per l’olivicoltura e poi frutteti e campi di cereali – Bottiglie prodotte: 2.000.000 – Vitigni: Cannonau, Carignano, Bovale sardo, Malvasia nera, Sangiovese, Nasco, Vermentino, Nuragus, Monica.

5 Commenti

  1. Ma come hai fatto ad andare in Sardegna con il mare grosso che c’è in questo periodo? Ma non è che anche tu, hai mutuato il dono di
    camminare sulle acque ? Superenrico… ;-))

  2. Lello ci sei andato molto vicino. Infatti, poiché mi trovavo sull’Etna per il post su Benanti, ho preso in prestito le gambe di Polifemo, che come tu sai abita proprio là, e con un solo balzo sono arrivato nella parte meridionale della Sardegna. Così ho evitato la traversata per mare che, oltretutto, mi causa disturbi vari. Ho fatto bene? Ti abbraccio.

  3. Non c’entra niente con questo post, ma, parafrasando Cicerone, posso affermare che qui, pro domo mea, utilizzo questo spazio per dire una cosa importantissima: oggi è San Valentino e ho notato che su questo blog nessuno ne ha accennato. Ebbene approfitto per dire che: “Eugenia di amo, anche dopo ottant’anni di vita vissuta insieme… (Lello e Giancarlo sono pregati di asternersi dal commentare o, addirittura, ridere sotto i baffi…). E, comunque, abbracci a tutti gli altri.

    1. Non mi astengo dal commentare, anche se in senso positivo. Quello che hai “gridato” pubblicamente a tutto il mondo ti fa onore, caro Enrico. Non so quanti e quali bergamaschi farebbero altrettanto…Ma permettimi una domanda, se dici che sono ottanta gli anni di vita vissuti insieme a tua moglie, delle due l’una, o l’hai conosciuta in un’altra vita oppure hai…trecento anni…;-)) abbraccioni

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