2Vite Vino Rosso 2018


2Vite Vino Rosso 2018

2Vite Vino Rosso 2018

di Enrico Malgi

Quando entrano in campo i campioni si vede subito la differenza. Mi riferisco al duo Giancarlo Moschetti – Vincenzo Mercurio, due grandi esponenti enologici a livello nazionale. Il primo è ordinario di Microbiologia Agraria all’Università di Palermo ed esperto nell’utilizzo dei lieviti, il secondo è un enologo famoso, che segue con molto scrupolo e competenza circa una trentina di aziende vinicole sparse in tutta Italia. Insieme hanno prodotto un vino rosso di grande spessore con metodo Me-Mo (Mercurio-Moschetti), che può essere definito un prototipo da prendere a modello.

L’etichetta recita così: “2Vite Vino Rosso 2018 a fermentazione spontanea”. 2Vite perché sono stati utilizzati due classici vitigni campani come l’Aglianico di Taurasi al 70% e saldo di Piedirosso della Penisola Sorrentina. Le uve sono state raccolte quasi simultaneamente nel mese di ottobre. Vinificazione spontanea a pied de cuve fortificato in tini di legno, vale a dire che la fermentazione avviene attraverso l’attivazione degli stessi lieviti naturali presenti nell’uva, la quale è già stata ammostata. Affinamento in tonneaux per quattordici mesi. La gradazione alcolica si attesta a tredici e mezzo. Il prezzo finale è di 45,00 euro. Le bottiglie prodotte sono state 960.

Nel bicchiere occhieggia un colore rosso rubino sfolgorante e vivace. Bouquet ampiamente costellato da sontuosi e pluralistici profumi, che subito esprimono un incipit ricco di note fruttate di ciliegia, prugna, ribes, mirtilli, fragola, mandorla fresca, scorza d’arancia e fichi. Dall’espansivo crogiolo emergono poi gentili coriandoli floreali di violetta, geranio e rosa canina. In appresso al naso di materializzano profonde e doviziose nuances di eucalipto, timo, genziana, salvia, canfora, incenso, pepe nero, noce moscata, chiodi di garofano, tabacco, liquirizia, caffè, cuoio, balsamo e catrame.

2 Vite Vino Rosso 2018

2 Vite Vino Rosso 2018

L’approccio palatale dà subito precedenza alla maggiore percentuale di Aglianico e così il sorso si dimostra avvolgente, materico, potente, complesso, strutturato, corposo, austero, temprato, maestoso, solido ed imponente. Ma la percentuale di Piedirosso riesce ad arginare comunque l’irruenza del suo compagno di viaggio, esibendo da parte sua morbidezza, costumanza, sensualità, rotondità, finezza, armonia, equilibrio e raffinatezza, insieme a toni di più fresca beva e ad una sublime carica tannica affusolata e piacevole. Legno ben addomesticato. Vino straordinariamente aristocratico, affascinante, irradiante e dinamico e che assicura una durata temporale di almeno altri dieci anni. Il fraseggio finale è persistente ed epicureo. Da spendere su un piatto di pasta al ragù e costine di agnello con patate.

2 Commenti

  1. Diversificare l’offerta enologica è ormai necessità acclarata per cui ben venga questo esperimento sicuramente costoso ma a quanto sembra già a un buon punto di arrivo anche se è curioso come un microbiologo specialista in lieviti si incammini per una strada non certo facile che è quella della fermentazione spontanea.PS Ad ogni buon conto il pied de cuve fortificato non è certo una novità a meno che i nostri non abbiano apportato modifiche di cui non è dato sapere.Ad maiora da FM

    1. Ciao Francesco grazie mille per i tuoi commenti. Aggiungo che a mio avviso un microbiologo specialista ha il dovere verso le aziende vitivinicole di pubblicare lavori scientifici che aiutino il comparto sia dei vini fermentati con lieviti starter sia dei vini a fermentazione spontanea. Ultima considerazione: il protocollo del pied de cuve fortificato è stato pubblicato dal mio gruppo di ricerca di Palermo da pochi anni (Moschetti, G., et al. 2016: Use of fortified pied de cuve as an innovative method to start spontaneous alcoholic fermentation for red winemaking. Australian journal of grape and wine research : 22, 36-45 DOI: 10.1111/ajgw.12166) e quindi penso che sia una novità. Un caro saluto, Giancarlo

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