Ad Agerola il fascino di Palazzo Acampora e la cucina fine dining de La Corte degli Dei


Ristorante La Corte degli Dei a Palazzo Acampora, Agerola
Via Armando Diaz 2
Telefono 081 1914 3156 – 324 8437579
Aperto a pranzo, dalle 12.00 alle 15.00, e a cena, dalle 19.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì

Palazzo Acampora, l’ingresso

Di Carmen Autuori

Giovanni Paone, istrionico padrone di casa di Palazzo Acampora ad Agerola,  maison de charme da qualche mese inserita nella prestigiosa Associazione Dimore Storiche Italiane ha fatto una promessa a sé stesso, anzi due: vivere nella bellezza e restituire alla sua terra un pezzo di storia di famiglia offrendo agli ospiti un’esperienza immersiva che parte dagli appartamenti perfettamente conservati della dimora, magnifico esempio di architettura patrizia dell’alta costiera amalfitana, e si conclude a tavola, al ristorante La Corte degli Dei ospitato nella corte del palazzo e nelle sale interne che una volta erano i terranei della gendarmeria borbonica.

Palazzo Acampora ,Giovanni Paone

Ad ascoltarlo, mentre ci accompagna a scoprire tesori di rara bellezza custoditi con cura, sembra di sfogliare un romanzo storico che si snoda nell’arco di tre secoli dove le vicende della famiglia Acampora s’intersecano con quelle di Ferdinando e Francesco di Borbone, della regina Maria Sofia, di un avventuroso condottiero Paolo Martino Avitabile legato a doppio filo con le corone europee, tra cui quella inglese della regina Vittoria e quella francese di Luigi Filippo, di grandi amori e di delitti passionali, o forse di Stato, di briganti e di personaggi di spicco dell’Italia unitaria prima e repubblicana poi.

<<Palazzo Acampora, che per una serie fortunata di incroci ho ereditato da parte di madre nella sua complessità, è un pezzo fondamentale della mia esistenza – ci spiega Giovanni Paone -, qui ho trascorso le estati della mia infanzia e della mia adolescenza e tra queste mura sono stato educato al bello ed al buono grazie ad una schiera di prozie, sorelle di mia nonna Bianca Acampora di Corfù. Ma come si usava un tempo nelle famiglie nobiliari, il palazzo era aperto ad una ristrettissima cerchia di persone, dunque tanto bello quanto inaccessibile. Nel 2012 con un’imponente opera di restauro ho deciso di renderlo accessibile al pubblico, soprattutto in occasione di piccoli eventi, sia culturali che istituzionali. Poi nel 2023 la svolta: nasce La Corte degli Dei, il nostro ristorante fine dining. In cucina Giuseppe Romano, allievo di Vincenzo Guarino, in sala Luigi Capriglione e il sommelier Antonio Iovine. D’altra parte, qui la gastronomia ha sempre occupato un posto di rilievo, ricordo l’impareggiabile genovese di pollo preparata dalle prozie, così come il sartù, rigorosamente bianco, la cui ricetta proviene probabilmente direttamente dalle cucine di corte. E questo me lo fa pensare il matrimonio del mio bisnonno con la figlia del marchese Luigi Florio che era stato Gran Ciambellano di Ferdinando II. Per dessert oppure a merenda non mancavano mai, ovviamente in estate, le melanzane indorate e fritte con la marmellata di amarene della penisola sorrentina>>.

Il palazzo consta di due corpi di fabbrica, la prima settecentesca destinata alla servitù, la seconda che è stata rimaneggiata nel 1845 da Luigi Acampora di Corfù, trisavolo di Giovanni ospita gli appartamenti padronali.

E noi partiamo proprio dalla prima. Il vano lavanderia conserva intatta una grande vasca in pietra adibita a lavatoio, una sorta di conca per l’ammollo dei panni e una pietra con profonde scanalature per strofinare la biancheria. Immediatamente accanto un enorme forno a legna dove, ancora oggi, è possibile cuocere fino a 70 chili di pane.

Palazzo Acampora, il forno a legna

Leggermente sfalsato rispetto al forno a legna un piccolo locale, a cui si accede da tre gradini, nel cui fondo s’intravede un affresco che sembra appartenere al vecchio stabile su cui è stato edificato Palazzo Acampora: è la stanza del pane, ovvero una dispensa in muratura dove venivano conservate le pagnotte appena sfornate. Una vera e propria poesia.

Palazzo Acampora, la stanza del pane

Qualche metro più avanti, la cantina: un locale scavato nella pietra con le botti antiche, qualcuna conserva le iniziali del famoso Luigi Acampora di Corfù.

<<Il vino ha sempre accompagnato la vita di casa – spiega Giovanni – grazie alla bella tenuta di Campora, a picco sul mare, che ha regalato uve straordinarie alla nostra cantina. Oggi, sotto la guida di Antonio Iovine, è possibile degustare qui i vini attinti dalla cantina de La Corte degli Dei>>.

Si passa poi agli appartamenti padronali, nella parte ottocentesca del palazzo. Soffitti affrescati, riggiole, divani tappezzati da damaschi provenienti da San Leucio, alle pareti quadri della Scuola di Posillipo, ritratti degli antenati e foto di famiglia.

Palazzo Acampora il salotto azzurro

Nel salone della musica protagonista il pianoforte dove durante le serate estive ha suonato Francesco Cilea, su una consolle due splendidi vasi di porcellana di Sèvres, donati da Luigi Filippo ad Avitabile.

Palazzo Acampora, i vasi di Sèvres

L’uno di fronte all’altro da duecento anni i ritratti di Luigi Acampora e dell’amatissima Michelangela, uniti da una passione travolgente che li portò ad assassinare l’Avitabile, marito di Michelangela, la notte del Giovedì Santo del 29 marzo 1850. Il delitto rimase impunito in quanto le indagini furono prontamente insabbiate dalla corona perché il condottiero non era ben visto dai Borbone.

Palazzo Acampora, il salone della musica

<< Eppure si deve proprio ad Avitabile la nascita delle vacche agerolesi – precisa il padrone di casa – perché fu lui una volta rientrato ad Agerola a portare con sé due vacche della razza jersey, dono della regina Vittoria, che accoppiatesi con alcuni esemplari di mucche autoctone, diedero vita alla razza agerolese, il cui latte ha dato origine a prodotti straordinari come il fior di latte e il Provolone del Monaco>>.

Grazie ai racconti di Giovanni Paone, basta chiudere gli occhi ed immaginare questi saloni animarsi nelle tiepide serate estive. Qui sono passati  personaggi del calibro di Francesco Crispi, la più bella aristocrazia napoletana ed anche europea, Enrico De Nicola, Giovanni Leone con la bellissima Donna Vittoria solo per citarne alcuni.

Adiacente alle sale di rappresentanza quella da pranzo: la tavola imbandita secondo il protocollo borbonico, la posateria di stile vittoriana ed una deliziosa credenza dove è in bella mostra un servizio di piatti della Compagnie delle Indie, con disegni inglesi oltre alla collezione di argenterie, anch’esse per la maggior parte in stile vittoriano.

Palazzo Acampora, la mise en place borbonica

Palazzo Acampora, il servizio di piatti inglese

Palazzo Acampora, l’argenteria

Il nuovo menù de la Corte degli Dei

Come dicevamo, la prima novità del 2024 è l’ingresso di Palazzo Acampora in Associazione Dimore Storiche Italiane la seconda riguarda l’arrivo in struttura del blasonato chef Vincenzo Guarino. Trent’anni di esperienza e 4 stelle Michelin conquistate nei ristoranti in cui ha portato la sua cucina, ultimo il Mandarin Oriental sul Lago di Como, Guarino affiancherà il resident chef Giuseppe Romano. Il nuovo menù sarà improntato sulla territorialità, la stagionalità, la memoria e qualche influenza asiatica, soprattutto nipponica, cultura fortemente amata dallo chef stesso sia per il rigore tecnico che per la grande capacità di estrarre il meglio dalla materia prima senza stravolgerne il gusto.

Palazzo Acampora, Vincenzo Guarino

La cucina de La Corte degli Dei sarà declinata à la carte oltre che in quattro menù degustazione disponibili a cena: Tradizione, Innovazione, Mare e Green.

A pranzo l’offerta sarà più easy ma non meno curata e vedrà tre proposte per portata.

<<Abbiamo pensato ad una sorta di colazione leggera dove è la tradizione del luogo ad essere protagonista: ravioli capresi, pasta e patate con fior di latte, cianfotta di verdure che provengono dall’orto di palazzo Acampora situato proprio di fronte all’ingresso, cuberoll di manzo ai tre pepi, parmigiana di melanzane, tanto per fare un esempio>> spiega Guarino.

Ad attenderci nella sala interna, la statua di Francesco II delle Due Sicilie, Franceschiello per gli amici, proprio di fronte all’ingresso. L’ambiente mantiene l’atmosfera dell’antica gendarmeria con i soffitti a volta. Sobria ed elegante la mise en place, alle pareti nature morte di scuola napoletana.

Palazzo Acampora, la statua di Franceschiello

Già l’entrée anticipa il tono del pranzo: piatti leggibili ma di grande tecnica.

Palazzo Acampora, entrèe

La sfera di Provolone del Monaco con confettura di pera pennata introduce, alla grande, Agerola e le sue eccellenze; di grande equilibrio la foglia di wafer con mousse di tonno e formaggio di capra, straordinaria la sfera di cioccolato fondente che racchiude un cuore di fois gras e nocciole di Giffoni, piatto signature dello chef.

Palazzo Acampora, sfera di cioccolato, fois gras e nocciole di Giffoni

Il Calamaro alla Parmigiano 2.0 gioca con uno dei piatti più rappresentativi della nostra tradizione: purea di parmigiana, calamaro cotto a bassa temperatura in acqua di mare, crema di Parmigiano, chips di melanzane e una freschissima zuppetta fredda di pomodoro.

Palazzo Acampora, il calamaro 2.0

In abbinamento: Riesling Hoffstatter Mosellla 2022

La battuta di manzo…come una braciola rivoluziona il classico secondo della domenica pur mantenendone, nettissimi, tutti i gusti: Carpaccio e Tartare di Manzo Agerolese, salsa all’aglio nero, salsa al prezzemolo, crema al ragù di braciola, crema al Parmigiano, Katsoubushi di braciola accompagnata da ragù caldo cob chips di pane croccante.

Palazzo Acampora, Come una braciola

In abbinamento: Valtellina Superiore Valgella Vigna Maferin 2017 Balghera

Di grande scuola il risotto mantecato al datterino giallo, battuto di gambero rosso, stracciata di bufala, olio e basilico.

Palazzo Acampora, il risotto

Abbinamento Furore Bianco 2022 Marisa Cuomo

Divertente il Filetto di vitello…come una cacciatora. Tutti gli elementi che caratterizzano uno dei piatti tipici della cucina popolare serviti a contorno del filetto cotto a bassa temperatura: funghi cardoncelli, salsa ai pomodorini e cardoncelli, pomodorini confit ed un meraviglioso crocchè di scuola napoletana.

Palazzo Acampora, Filetto…come una cacciatora

In abbinamento: Caravanserraglio Cortona Doc 2020.

Immancabile il limone amalfitano sia nel pre-dessert, sorbetto con crumble di pasta frolla, che in uno dei dessert Torna a Surrient, cremoso allo sfusato, cuor di limone confit, gelèe al limone.

Palazzo Acampora, Torna a Surrient

Vera e propria opera d’arte sia nella forma che nella sostanza la Ricotta e Pere: mousse di ricotta, crumble al cioccolato, spugna di nocciola che ricorda il classico biscotto di pane agerolese, pere caramellate, cialda di pera, gel di pera e sorbetto pera e zenzero.

Palazzo Acampora, ricotta e pere

In abbinamento: Passito di Pantelleria Florio

Palazzo Acampora , la corte

Da quest’anno, sarà anche possibile prenotare delle visite guidate per piccoli gruppi all’interno della struttura e le degustazioni in cantina. Ma non finisce qui: Giovanni Paone è già al lavoro nella ristrutturazione di un’altra ala del palazzo che sarà destinata alla creazione di qualche suite per poter trascorrere qualche giorno nel fascino di questa dimora di rara bellezza.

Via Armando Diaz 2
Agerola

Telefono 081 1914 3156 – 324 8437579
Aperto a pranzo, dalle 12.00 alle 15.00, e a cena, dalle 19.00 alle 23.00
Chiuso il lunedì

 

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