Ascensione: non solo tagliolini al latte


Ascensione, il riso al latte

Notoriamente il piatto tipico che caratterizza la festa dell’Ascensione di Cristo al cielo quaranta giorni dopo la Pasqua sono i tagliolini al latte. Quest’anno la festa cade il 29 maggio, ma per motivi pratici da qualche decennio è stata spostata dalla chiesa alla domenica successiva.

Ci sono però alcuni paesi dell’entroterra cilentano come Salvitelle, quasi al confine con il Vallo di Diano, e Brienza in Basilicata che sostituiscono i tagliolini con il riso, retaggio probabilmente dell’emigrazione delle mondine cilentane verso le risaie del Piemonte negli anni Sessanta.

Elemento insostituibile, invece, è il latte che, secondo la tradizione veniva donato dai pastori o dai proprietari delle mandrie bovine a chi non possedeva animali da mungere. Un gesto dall’alto valore simbolico che rappresentava il distacco da un bene materiale sul modello di Cristo che lascia il mondo definitivamente proprio in occasione della festa.

L’usanza, dei pastori prima e dei contadini poi, costituiva anche un rituale propiziatorio per il futuro raccolto, grazie alla protezione divina.

Il rito risale ancora una volta all’antichità e, precisamente, all’epoca romana. Infatti, questo periodo dell’anno era dedicato a Marte, dio dei raccolti, oltre che della guerra, ed i pastori per invocarne la protezione erano soliti portare anfore colme di latte fresco ai piedi della sua statua.

Altro elemento simbolo della festa è l’acqua con i petali di rose ovvero ‘o vacille cu ‘e rose. L’usanza, nata nei paesi del vesuviano e in costiera amalfitana, è diffusa un po’ in tutto il Sud. In sostanza la sera della vigilia dell’Ascensione si usa lasciare sul davanzale della finestra per tutta la notte un catino pieno di acqua, petali di rose, erbe profumate come la lavanda e la menta e foglie di agrumi perché è credenza che Gesù a mezzanotte, salendo al cielo, benedica tutte le acque. Al mattino successivo i componenti della famiglia si lavano il viso con il liquido profumato e benedetto in segno di purificazione.

Ascensione, acqua con le rose

A mantenere viva la memoria del rito ancestrale del dono del latte ci pensano Rosangela Muraro e Massimo Marmo dell’Azienda Agricola Marmo, ad Aquara, che ogni anno la domenica della festa (quest’anno domenica 1° giugno) sono in Piazza Vittorio Veneto a distribuire gratuitamente, prima ai cani a riprova del grande valore di questi animali per la pastorizia e poi a chiunque lo desideri, non solo il latte delle loro pecore felici, ma anche pezzi di memoria e di tradizioni ancestrali che non possono essere consegnate all’oblio.

Ascensione, Rosangela Muraro e Massimo Marmo

Ascensione, il latte di pecora dell’azienda Agricola Marmo

Ascensione, il banchetto per la distribuzione gratuita del latte di pecora nella piazza di Aquara

La ricetta che segue – che potremmo definire davvero di nicchia – mi è stata donata proprio da Rosangela, originaria del Vallo di Diano.

Ricetta di Rosangela Muraro raccolta da Carmen Autuori

  • Tempo di preparazione 5 minuti
  • Tempo di cottura 18 minuti
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Ingredienti per 4 persone

  • 300 g di riso arborio
  • 750 ml di latte ovino, caprino o bovino secondo le preferenze
  • 150 g di zucchero semolato oppure 100 g di miele
  • 1 limone
  • 2 cucchiaini rasi di cannella + 1 stecca
  • 1 pizzico di sale

Preparazione

Portare a bollore il latte con un pizzico di sale, la buccia di limone, 50 grammi di zucchero oppure un paio di cucchiai di miele e la stecca di cannella.
Versarvi il riso e far cuocere fino a che tutto il latte si sarà assorbito: deve risultare una sorta di crema.
Sollevare la buccia di limone e, fuori dal fuoco, quando è ancora bollente aggiungere il restante zucchero e la cannella in polvere.
Servire il riso tiepido, ma è buono anche freddo.
Nota a margine: questa preparazione, oltre al suo valore simbolico, è un’ottima merenda per i bambini, altro che merendine industriali ricche di zucchero e grassi dannosi.

Un commento

  1. Grazie sempre alla nostra inviata speciale nel mondo delle tradizioni che meritano ogni sforzo di comunicazione per non essere definitivamente dimenticate e grazie naturalmente a chi ,come con questa iniziativa, cerca di mantenerle in vita perché un popolo senza radici non ha futuro.Ad maiora semper da FRANCESCO

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