Basta mangiare senza se non ci sono motivi medici. I Nuovi Onnivori di Roberta Schira!


I nuovi onnivori di Roberta Schira

I nuovi onnivori di Roberta Schira

Diciamoci la verità, fuori dai denti. Il lavoro di ristoratore è diventato davvero sempre più complicato. E non mi riferisco alla domanda ospedaliera imposta dal nostro moloch burocratico, «avete intolleranze?» perché può anche capitare di sentirvi dire «Sì, al caviale» dall’ex inviato di guerra costretto a mangiare solo il caviale per intere settimane quando era sul fronte sanguinoso di Iraq e Iran. Perché in questa occasione inizia a saltare fuori non quello che si può portare a tavola, ma quello che non si deve.
Mai definizione fu più felice di quella battezzata dall’antropologo Marino Niola nel suo libro «Le Tribù del Cibo», noi ormai siamo quelli che mangiamo senza…glutine, lattosio, carne, verdure e chi più ne ha più ne metta. Tutti o quasi i locali si sono dovuti attrezzare per chi mangia senza glutine, comprese le pizzerie anche se sulla carta una pizza senza glutine poteva essere un ossimoro sino a qualche tempo fa.
Va perciò decisamente controtendenza l’ultimo libro della giornalista del Corriere della Sera e scrittrice Roberta Schira, «I Nuovi Onnivori», Vallardi Editori. Si tratta di un invito laico e de-ideologizzato ad aprire gli occhi su tanti luoghi comuni e sulle speculazioni commerciali che ci sono dietro le fobie della nuova Babele gastronomica in cui gli italiani sono precipitati seguendo le orme degli anglosassoni.
Della serie: se siete celiaci dovete evitare il glutine, ma se non lo mangiate perché pensate che faccia ingrassare vi sbagliate di grosso. E pensare che negli anni ‘60 la Buitoni pubblicizzata la pasta «con aggiunta di glutine» come una medaglia da mettere in petto, come oggi ci avvisa che è senza olio di palma anche l’infradito che usiamo per andare in spiaggia.
E la fobia per il bianco? Davvero siete convinti che si possa vivere bene senza sale, senza farina, senza latte e senza zucchero? Una vera fobia medioevale che non ha ragione di essere, come pure l’idea che mangiare pesce sia più sano che mangiare carne. Vero sul piano teorico, sbagliato all’atto pratico perché la carne di un animale allevato senza farmaci e in libertà fa certamente meglio di un tonno che ha mangiato plastica e mercurio per tutta la vita.
Ecco allora l’invito di Roberta Schira: torniamo ad essere onnivori, mangiamo di tutto, ma in maniera consapevole e in modo razionale, seguendo i principi base della dieta mediterranea, l’unica che prevede, appunto, ogni cosa, dalle proteine vegetali e quelle animali, dalle fibre della verdura e della frutta ai carboidrati del pane e della pasta che non devono necessariamente essere integrali, come anche la pizza perché quel che conta è la nostra intera giornata alimentare, non quello che consumiamo in un singolo pasto.
Ma quando gli italiani hanno perso la loro bussola alimentare. La risposta possiamo averla rileggendo Pasolini, il primo a comprendere la portata devastante del passaggio forzato dalla civiltà rurale a quella urbana avvenuto tra la fine degli anni ‘50 e l’inizio degli anni ‘70. Sul piano gastronomico è questa fascia generazione, quella dei baby boomers, la prima a perdere contato con il cibo tracciato anche se ne conserva la memoria.
Le fobie, spiega Roberta Schira nel suo libro, nascono da semplici strategie commerciali delle multinazionali che creano il mercato dei bisogni per poi soddisfarlo anche negando se stesse. Il fatto che oggi le grandi industrie debbano fingere di essere mulini bianchi circondati dal verde non toglie la sostanza delle cose mentre le scritte gluten free e bio non sono altro che espedienti per farsi pagare molto di più i prodotti.
La difesa, secondo l’autrice, sta nella ricerca del consumo consapevole, nella capacità di discernere e di capire da dove viene e come si produce quello che mangiamo ogni giorno. Cosa che, purtroppo, è più facile a dirsi che a farsi.

5 Commenti

  1. Questa presentazione contiene
    dei concetti, dei passaggi che condivido ma, essendo breve, ho cercato nel WEB, come faccio quando voglio approfondire, chiarire una recensione letta su un food blog italiano che riguarda un ristorante o altre tipologie di ristorazione.
    Roberta Schira ha scritto un libro su come fare una buona recensione gastronomica che non ho letto: ebbene nel web ho trovato decine di presentazioni di questo nuovo libro che mi hanno aiutato poco, perché la maggior parte sono un copia e incolla dello stesso testo.
    Evidentemente il WEB scarseggia di buoni recensori di libri anche se si scrivono montagne di parole.
    Lo stesso vale per chi recensisce CIBO e Locali dove si mangia?
    __
    Come ho detto questa breve presentazione la trovo interessante ma, attenzione, dalle prime impressioni sull’autrice, che vanno comunque approfondite, potrei dare un’interpretazione diversa dei concetti espressi su questo o su altri articoli.

    Perché si possono dire le stesse parole ma con un senso e, attenzione, uno scopo diverso.

    Bisognerebbe leggere i due libri
    di cui ho parlato per chiarire meglio il pensiero di Roberta Schira e capire meglio quali sono i punti che condivido e quelli che non condivido.
    __
    Uno dei mali della critica italiana(in tutti i settori, compreso il gastronomico) è il CONFORMISMO.
    (Il fatto di aver trovato decine di presentazioni simili di questo libro lo conferma)

    A tratti Roberta Schira sembra uscire dal conformismo dilagante della società italiana.
    Ma poi, altre volte, mi è sfiorato
    il pensiero che sia soltanto apparente.
    Ecco perché andrebbero letti i due libri… a meno che trovi nel web finalmente qualche altra buona presentazione e/o
    recensione.

  2. Grande grandissimo Lucianone che in modo sintetico ha fatto capire di che pasta siamo fatti noi svezzati senza omogenizzati.PS.Un sentito ringraziamento per la citazione di Pasolini che personalmente ritengo l’ultimo intellettuale veramenente sincero ed originale che pagò con la vita il suo essere anticonformista.FM .

  3. Come sono le recensioni gastronomiche di Roberta Schira?
    Lei, che scritto un libro sulle 7 regole per fare una buona recensione, come recensisce?
    Ne ho letto 2 o 3 sul suo blog.
    Non sono sicuro che siano le stesse del giornale su cui scrive ma esprimo lo stesso un’opinione.

    Sono brevi. Ma dicono l’essenziale: forse non sono molto complete.
    Comunque, il prezzo non manca mai e questo è positivo.
    Emotivamente sono contenute:
    ma sono efficaci.

    Sullo stile sintetico (ermetico) penso che Fabrizio Scarpato sia ineguagliabile.

  4. Vorrei precisare che il paragone è tra R Schira e F Scarpato, ma l’intento è di mettere in evidenza lo stile del “ligure”, non di sminuire R Schira.

    Per chi volesse, su google play libri si può scaricare l’anteprima di questo libro.

  5. Lucab… non confondiamo la lana con la seta… a meno che lei non sia un editore, al che se ne potrebbe parlare (tengo famiglia e pure una certa età…) ;-) .-)

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