Be.come Napoli. Le nuove rotte del vino: i giovani cercano autenticità, non etichette
di Fosca Tortorelli
C’è un fermento nuovo che attraversa il mondo del vino e arriva dalle generazioni più giovani.
Millennials e Gen Z stanno modificando non solo il modo di bere, ma soprattutto il modo di guardare al vino, bevono meno, ma scelgono con maggiore attenzione; rifiutano sovrastrutture e linguaggi tecnici, cercano autenticità, trasparenza, esperienze che li rappresentino. È un cambiamento silenzioso ma profondo, un passaggio culturale che ridisegna il rapporto tra persone, territorio e prodotto, trasformando il vino in un linguaggio, non in un codice per iniziati.
A raccontarlo con chiarezza è Alessandra Montana, fondatrice di Allumeuse e co-ideatrice di Be.Come insieme a Gabriele Gorelli MW, primo italiano Master of Wine, in occasione della quinta edizione dell’evento, ospitata a Napoli dal 17 al 19 novembre. Qui, il pubblico più giovane ha mostrato di ricercare nel vino non un codice da decifrare, ma un’esperienza da vivere.
Napoli diventa così la cassa di risonanza di questo cambiamento grazie a Be.Come – Oltre il Calice, verso il Futuro, il format che unisce sostenibilità, narrazione e nuovi linguaggi del gusto.
«Be.Come è un luogo di dialogo e ispirazione» spiega Montana. «Un progetto che unisce mondi diversi — dal vino all’arte, dal design alla cultura — per interpretare i nuovi codici dell’eccellenza contemporanea. L’obiettivo è creare connessioni autentiche tra le persone e i valori che guidano il cambiamento».
Secondo Montana, ciò che oggi attira Millennials e Gen Z non è più il calice in sé, ma tutto ciò che lo circonda: estetica, atmosfera, accessibilità, possibilità di sentirsi parte di un racconto. «Per troppo tempo il vino ha parlato un linguaggio autoreferenziale» osserva. «Funziona solo ciò che è semplice, autentico, inclusivo. I giovani non vogliono sentirsi inadeguati: chiedono di essere accompagnati».
Il rapporto con l’alcol è cambiato, questa generazione beve meno — non solo vino — per motivi di benessere ed equilibrio personale. Il fenomeno low e no alcol
riflette uno stile di vita diverso, non un rifiuto del vino. Come sottolinea Montana: «Non credo che questa tendenza sarà duratura, perché il vino, come la sartoria, ha la capacità di rigenerarsi. Se sapremo interpretare ciò che la Gen Z richiede — racconti autentici, inclusivi, non autoreferenziali — allora il vino potrà evolvere senza perdere la propria identità. È un’opportunità, non una minaccia».
Oggi la trasparenza guida le scelte, chi si avvicina al vino vuole sapere come viene prodotto, con quale sostenibilità, quale storia custodisce. Non è più tempo di marketing patinato o di complessità ostentata, ma di verità. Ed è in questo contesto che si inserisce Be.Come, un format che intreccia arte, design, ospitalità, benessere e narrazione culturale, restituendo al vino la sua dimensione di linguaggio sociale. «Il vino unisce le persone, genera appartenenza, crea conversazioni» sottolinea Montana. «È un connettore culturale potentissimo».
La scelta di Napoli non è casuale, la città è nel pieno di una fase espansiva: magnetica, dinamica, attraversata da un fermento culturale che dialoga con una nuova idea di lifestyle. «Vogliamo dare valore al Sud», aggiunge Montana. «Napoli oggi è un hub naturale, un crocevia capace di accogliere e innovare». Una vitalità che si riflette anche nell’interesse internazionale crescente, testimoniato dall’arrivo di marchi globali dell’hospitality e dell’alta cucina.
Per Montana, il futuro del vino si giocherà su cinque direttrici: sostenibilità reale (non dichiarata), esperienze culturali, estetica contemporanea, formazione competente ma accessibile e ritorno deciso alla qualità. “Less but better”, meno ma meglio, un principio che interpreta la selettività dei giovani consumatori, tutt’altro che disinteressati, semplicemente più esigenti.
È un momento di passaggio, e come tutti i passaggi è fertile; quando un settore ripensa linguaggi, gesti e relazioni, diventa più aperto, inclusivo e autentico. Proprio come il vino che, alla fine, continua a fare ciò che sa fare meglio, ossia raccontare il mondo mentre cambia.

