Birra artigianale italiana, breve storia per bignamisti


Birra artigianale

di Paolo Mazzola

Bisogna risalire al 1996 per le origini dell’attuale movimento artigianale birrario italiano. In precedenza c’erano stati alcuni tentativi, sul Garda, a Sorrento con il microbirrificio St. Joseph di Corrado Esposito, nato per importare usi e abitudini della cultura tedesca paese nel quale Corrado aveva vissuto per tanti anni, oppure Birra Dolomiti di Adis Scopel, fratello di un tecnologo della Peroni.

In quell’anno complice un cambiamento della norma sulle accise che non prevedeva più la presenza del funzionario dell’Ufficio tecnico delle Finanze che accertasse l’alcol producibile per ogni cotta di birra prodotta, ma rimandava gli accertamenti a strumenti più tecnici, ebbe inizio un vero e proprio movimento brassicolo nazionale.

Nacquero Baladin a Piozzo (CN), Lambrate a Milano, Birrificio Italiano a Lurago Marinone (Co), insieme a Beba a Villar Perosa, a Turbacci a Mentana (Rm) e ad altri birrifici lombardi, veneti ma anche liguri, emiliani, altoatesini, friulani, toscani e calabresi.
Di questi almeno 3 furono fondamentali per lo sviluppo del movimento artigiano: Baladin di Teo Musso, il Birrificio Italiano di Agostino Arioli e il Lambrate a Milano, che ancor oggi oltre ad essere ottimo produttore è uno dei migliori pub della penisola.

Leonardo Di Vincenzo e Kuaska

A questi personaggi bisogna aggiungere Lorenzo Dabove, detto Kuaska, grande comunicatore ed appassionato di birra artigianale, molto attivo in Europa, in Belgio e USA soprattutto, ma anche in Gb e Nord Europa che in tutti questi anni è stato il vero e proprio padre putativo della birra artigianale italiana. Grazie a lui infatti i birrai nostrani hanno conosciuto i fenomeni più importanti del mondo brassicolo mondiale, e hanno avuto la possibilità di migliorarsi.

Davide Bertinotti

Altri due aspetti sono stati decisivi per questo sviluppo prorompente che ha avuto il settore, l’homebrewing che è stato una vera e propria fucina di talenti, sviluppatosi per merito di Davide Bertinotti e del suo gruppo, e le associazioni, Slow Food in testa che ha creduto da subito in questo nuovo fermento e attraverso i master of food, corsi di educazione al gusto in 4 lezioni, gli eventi e le presenze al Salone del Gusto con i laboratori dedicati e la Piazza della Birra (fino a 4 anni fa, oggi i birrifici hanno gli stand all’interno della regione di appartenenza) ha dato un importante palcoscenico a questo movimento. Importante anche il ruolo di Pianeta Birra la più importante fiera del settore brassicolo che si tiene a Febbraio a Rimini.

Teo Musso

Teo Musso ed Agostino Arioli hanno avuto riferimenti brassicoli diversi. Il primo come paese d’elezione e stili birrari di riferimento ha scelto il Belgio, Jean Louis Dits di «La Brasserie a Vapeur» suggestivo birrificio dell’Hinault belga, che brassa con un impianto «storico» basato su una macchina a vapore precedente al 1800 gli ha trasmesso l’anima creativa che ha il coraggio di rompere gli schemi, e Christian Van Verbeerk, ingegnere brassicolo e già direttore tecnico della Chouffe, l’anima tecnica, concreta e razionale. Il suo stile brassicolo che ha creato una vera e propria scuola soprattutto in Piemonte, viene dal Belgio, dai profumi fruttati che donano i lieviti usati alle spezie usate anche in maniera ardita come la mirra nella Nora, o le 10 spezie della Wayan. Birre poco luppolate le sue, non ama eccedere con il luppolo e lo ritiene, se usato in ecesso, coprente negli abbinamenti. Alcune sue birre sono oggi veri e propri cult, tra questi la Xyayou, una birra ad alta gradazione alcolica dove sfrutta il concetto dell’ossidazione, secondo l’antico metodo Soleras per produrre una bevanda decisamente più simile ad un Porto.

Agostino Airoli

Agostino invece sceglie la Germania come paese di riferimento e dopo esperienze di homebrewing, studi di riferimento e qualche mese alla Carlsberg di Induno Olona come operaio stagionale, si dedica alle birre di bassa fermentazione…mitica la sua Tipopils, una birra archetipica della birra Pils, che si caratterizza per l’ottimo equilibrio fra parte maltata e luppolata. Agostino comunque produce anche birre a fermentazione spontanea ed è stato l’anima di Unionbirrai, l’associazione di categoria che dal 1997 rappresenta la birra artigianale italiana. Da allora tanta acqua è passata sotto i ponti e fra i paesi birrari di riferimento molti hanno scelto la Gran Bretagna e le sue tipiche ales, le stout,le porter i barley wine, e soprattutto gli USA vero e proprio paese faro nello sviluppo della birra artigianale, lì si raggiunge quasi il 6% di un mercato che conta 300 milioni di ettolitri, si sviluppano e riscoprono innumerevoli stili birrari, si è stati pionieri nella valorizzazione dei luppoli superaromatici, e persino Obama è homebrewer!

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