Brescia, Osteria Al Bianchi: una chiocciola Slow Food da non perdere dal 1880


Franco e Michele Masserdotti

di Marina Alaimo

Nella vecchia osteria bresciana Al Bianchi il tempo ha mantenuto un sapore prezioso e scandisce un ritmo tutto suo, fatto di cicli lunghi e lenti, dove ogni gesto, ogni sguardo, i vecchi oggetti, i bellissimi quadri tracciano un viaggio sensoriale ricco di emozioni. Ci entriamo di domenica all’ora dell’aperitivo e la sala nella quale si accede dalla porta di entrata è colorata da un chiacchiericcio vivace che aleggia sul vecchio bancone dove vengono serviti qualche buon bicchiere di vino, ma soprattutto il pirlo, una versione locale dello spritz del vicino Veneto, del quale i bresciani rivendicano la paternità, fatto con vino bianco, Campari e soda ed accompagnato con polpettine calde di carne. Di sabato invece al pirlo si abbinano i bertagnì, tocchetti di merluzzo in pastella.

L'ingresso

E’ decisamente piacevole intrattenersi con i bresciani perché sono molto socievoli, anche se a volte i modi sono alquanto spicci, ma è  questo il posto giusto per coglierne l’anima.

Al lavoro in sala

Giovanni Arcari

Internamente ci sono altre due sale con i tavoli che man mano si sono riempiti tutti, la gente abbraccia i vari strati sociali, come spesso accade in luoghi come questo, dove l’oste conosce bene la sua arte  di comunicatore ed ha innato il senso dell’ospitalità.

La sala con i tavoli

Si viene attratti anche da altri motivi quali l’autenticità del luogo e la forte identità mantenuta nel tempo ed espressa non solo nei piatti del giorno, ma negli arredi, nel dialetto parlato senza reticenza alcuna, nei colori e nel buon senso di aver lasciato ogni cosa al suo posto. Ci sono anche molti stranieri condotti qui dalla Guida alle Osterie di Slow Food che ha giustamente riconosciuto la chiocciola al locale di Franco e Michele Masserdotti, le cui origini risalgono al 1880.

L'entrata

Nell’osteria Al Bianchi è possibile ancora trovarein serate speciali la maialata,una serie di  piatti invernali realizzati con i tagli poveri: musetto e zampetto bolliti, ossa con poca ciccia lesse da sgranocchiare, dell’ottimo cotechino, il salame cotto, le cotiche con fagioli, le costine con la verza.

Sala caffè ed aperitivo

Tra i piatti tipici da provare c’è poi il casancello ( quadratino di pasta fresca ripieno di carne e prosciutto condito con burro e salvia), lo stracotto di asino, la coppa ripiena, la trippa in zuppa con verdure, la pappa al pomodoro, le lumache in umido . E poi i formaggi bresciani conservati nella vecchia cantina: il bagos di Bagolino  nella Val Sabbia fatto con latte di vaccina e profumato allo zafferano e il fatulì formaggio di capra prodotto nella Valle Camonica. Il menù di oggi propone gli gnocchi di patate al pestom (impasto fresco del salame) ed i malfatti, degli gnocconi di patate e spinaci dall’aspetto piuttosto grossolano, conditi con burro e salvia ai quali abbiamo abbinato un Lugana 2010 di Ca’ Vojera dalla bellissima etichetta disegnata da Angelo Peretti.

Malfatti burro e salvia

Lugana Ca' Lojera 2010

gnocconi di patate

Per secondo baccalà in rosso, cioè al pomodoro, e cotechino con contorno di spinaci ai quali abbiamo abbinato il Barbera d’Alba 2009 Pio Cesare.

Baccalà in rosso

Cotechino con purè di patate e spinaci saltati. In abbinabento Barbera d'Alba 2009 Pio Cesare

A questo punto ci siamo fermati, evitando sia l’antipasto che il dolce perché i piatti sono alquanto sostanziosi e calorici. Il menù del giorno propone una bottiglia di Barbera d’Alba Pio Cesare al costo di 16 € ed una bottiglia da 500 cl. di Chianti Granducato a 10 €. Il costo di un menù completo oscilla tra i 35 ed i 40 € con vino ed acqua spillata.

Il banco

Usciti dall’osteria ci si ritrova a pochi passi dalla bellissima piazza della Loggia, ma ciò che a parer nostro vale assolutamente la pena visitare è il vigneto intra moenia detto vigna del Castello o Ronco Capretti. Si estende lungo la parete del Colle Cidneo, proprio sotto il castello di Brescia, e con i suoi quattro ettari rappresenta il vigneto cittadino più grande d’Europa.

Vecchie bottiglie di Barolo

Ha origini piuttosto remote ed è allevato principalmente ad uva invernenga, detta anche m’brunesca, una varietà a bacca bianca dalla quale l’azienda agricola Pusterla ricava un Ronchi di Brescia bianco.

Autentici bresciani in osteria

Anche se in percentuale nettamente inferiore, si allevano anche le varietà a bacca nera marzemino, uccellina, maiolina, schiava, corva, brugnera e barbera con le quali l’azienda Pusterla produce un Ronchi di Brescia rosso.

L'angolo da gioco

L’osteria Al Bianchi è in via Gasparro da Salò 32. Tel. 030 292328.
Chiuso martedì e mercoledì, aperto sempre tutto l’anno. Ad agosto solo la sera.
www.osteriaalbianchi.it

Un commento

  1. Si precisa che la famiglia Capretti non produce vino dal ronco dal 1970, anno di chiusura della cantina di famiglia. I vini ronchi di brescia bianco e rosso in questione sono prodotti dall’azienda agricola pusterla dei signri. Bonomi e Villa che hanno avuto in affitto il fondo dal 1996.
    M.Capretti

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