Campania Acquaviti apre i suoi impianti agli appassionati


Una due giorni di degustazioni con “Grappa, che passione”
di Antonella Petitti

Nato lo scorso luglio, il Centro di Distillazione Campania Acquaviti si attesta come uno dei più grandi del Mezzogiorno. Cinquemila metri quadri e cinque grappe da vitigni autoctoni campani, oltre a numerosi liquori tipici e non: questi i numeri e le caratteristiche della nuova struttura situata a Mercato San Severino, in provincia di Salerno, che lo scorso week-end ha aperto le porte ad esperti ed amanti. “Grappa, che passione” ha dato, dunque, la possibilità al pubblico di visitare gli impianti della distilleria e l’elegante show room in cui si è svolta la degustazione. Come tradizione vuole, a segnare la storia della grappa sono le grandi famiglie italiane con il loro acuto spirito imprenditoriale. Da ricordare è il 1974, anno in cui la famiglia Nonino decide di produrre un’acquavite ottenuta soltanto da vinacce di picolit, noto vitigno friulano. Nasce così  la grappa monovitigno. Una scelta che ha bisogno di tempo per attestarsi come metodo di produzione, così come è accaduto per il vino “in purezza” ed anche per l’olio monocultivar. Per la Campania ad aggiungere un tassello importante è la famiglia Russo, storicamente impegnata nella lavorazione di limoncello e di liquori nell’azienda di Cava de’Tirreni, soprattutto grazie all’incontro avvenuto tra Guglielmo Russo e Roberto Castagner. L’enologo e produttore veneto aveva già da tempo cominciato un percorso rivolto al Sud, dando vita ad una collaborazione con una distilleria siciliana, portando poi a termine anche l’obiettivo di occuparsi di grappe ottenute da vitigni autoctoni campani. Così Campania Acquaviti parte dalla produzione di grappe di Falanghina, Fiano, Greco di Tufo, Aglianico e Piedirosso, senza però disdegnare i prodotti veneti a firma del “mastro distillatore” Castagner e numerosi vini italiani che fanno bella mostra di sé nello spazio “Quindiciuomini”. Innegabile l’importanza di una distilleria così grande in un territorio, come quello campano, che nel settore vitivinicolo investe molte speranze e lavoro. In forte crescita l’intero comparto non può non trarre vantaggio dalla possibilità di ridurre la filiera, conferendo le proprie vinacce ad una struttura che gode di un’ottima posizione geografica. “La Campania ha straordinarie risorse che vanno assolutamente valorizzate, non dobbiamo andare necessariamente lontano per assaggiare una buona grappa”, ribatte Guglielmo Russo, “smettiamola di pensare che è un prodotto appannaggio di una cultura strettamente settentrionale”.