Champagne Marguet, per un piccante sei gennaio


Chamapgne Marguet

Chamapgne Marguet

di Marco Galetti
“Chi può bussare a quest’ora di sera, sarà uno scherzo un amico e chi lo sa”

Ah già, dovrebbe essere il corriere, altrimenti dovrò rimandare ad altra data le mie innocenti evasioni, sto aspettando un paio di consegne, sono rimasto senza bollicine francesi e legna per il camino…

Spengo le luci rosse, abbasso il volume e mi preparo a firmare la bolla per la bolla, ma non è Bartolini, è una vecchia Befana al tramonto, il tempo cambia le prospettive e diminuisce le aspettative e poi nemmeno io sono più di primo pelo, la faccio entrare anche perché la calza a rete promette bene e dovesse andarmi male, il carbone vegetale ultimamente sembra vada per la maggiore…maggiore esperienza, minor probabilità di commettere errori, lei scende dalla scopa, solleva la sottana e si toglie lentamente la calza, dalla gerla prende il mio regalo del sei gennaio e ce lo infila

L’etichetta recita: Champagne Marguet, Ambonnay, Blanc de noirs, Premiere Cru, 100% Pinot Noir.

Benoît Marguet, sostenitore di una viticoltura il più possibile naturale, da sempre alla ricerca del miglior equilibrio e della miglior maturazione direttamente in pianta, rappresenta la quinta generazione di produttori, possiede dieci ettari di vigne, due dei quali riservati a Krug, gli altri otto, dal 2009 al 2014 sono stati convertiti in bio e si fregiano della certificazione internazionale Demeter, per una produzione di circa settantamila bottiglie, la mia dovrebbe essere ottima come aperitivo, pur non avendo a disposizione un plateau di ostriche, troverò sicuramente un’escamotage, versatilità e un pizzico d’improvvisazione condita d’ironia…

Sottilissimo perlage, l’eleganza delle grandi occasioni, giallo paglierino con riflessi dorati che appaiono screziati di giada, naso aquilino elegante ed antico, il profilo olfattivo sembra complesso, forse più una band, poi i piccoli frutti rossi, i lieviti, la paglia e la piccola pasticceria lasciano spazio sul palco al front man che è pronto a prendersi la scena, si presenta mezzo nudo la pelle lucida, la sua e quella dei pantaloni zafferano e albicocca.

L’intenso profumo d’incenso e di pepe dal palco ci raggiunge per portarci in viaggio, un viaggio esotico ed erotico, persistenti anche al palato, ma solo inizialmente, le spezie, per un sorso lunghissimo, a suo modo equilibrato, che vira verso note  più minerali e saline, quasi iodate.

Ad un passo dal salmastro arriva deciso a chiudere il caffè boliviano in grani.

Dei bei modi se ne fotte

Usa i tacchi a mezzanotte

La Befana è in calze a rete

Ci guardiamo e abbiamo sete

Vieni di notte la Befana

E l’idea non è malsana

Per non essere scortese

Stapperò la mia francese

 

(parziale riproduzione del mio post “La Befana vien di notte” già pubblicato su Armadillobar)