Ciak Irpinia: le impressioni dei giornalisti internazionali sui vini irpini


Ciak irpinia dicembre 2021

Ciak irpinia dicembre 2021

di Chiara Giorleo

Ciak Irpinia è lo spaccato annuale sullo stato dell’arte della produzione nell’entroterra campano in provincia di Avellino organizzato dal Consorzio di Tutela dei Vini d’Irpinia. Causa Covid l’appuntamento è stato riprogrammato a dicembre e l’occasione è stata perfetta anche per organizzare un viaggio stampa di tre giorni con 5 colleghi europei alla scoperta dei territori e dei vini delle tre prestigiose DOCG campane qui concentrate: Greco di Tufo, Fiano di Avellino e Taurasi.

Sono stati con noi Michael Wising dalla Svezia, titolare di una piccola agenzia di importazione ma soprattutto fondatore del portale Goda Italien principalmente dedicato al “buon vivere” italiano e di un’agenzia di comunicazione a supporto di importatori svedesi e danesi. Sue Tolson, inglese trapiantata a Budapest dove lavora come docente anche per Wset, giudice strutturata per il Parlamento e il Ministero Affari Esteri ungheresi, è titolare di due portali di cui uno totalmente dedicato al vino italiano: Wine Sofa e The Italian Wine job; inoltre collabora con una delle principali pagine nazionali, VinCe, per la quale scrive soprattutto di vini italiani. Vicent Escamilla, caporedattore della storica rivista spagnola La Semana Vitivinícola, tra l’altro specializzata in statistiche e quindi riferimento governativo in questo ambito nonché partner del Corriere Vinicolo. Alma Torretta, siciliana ma di base in Belgio dove è referente e docente con specializzazione sui vini italiani per ONAV Bruxelles, l’Istituto per il Commercio Estero e l’Istituto Italiano di Cultura sempre a Bruxelles oltre che giornalista professionista. Sławomir Sochaj: giudice nei maggiori concorsi internazionali, come gli altri e referente delle due più importanti riviste di vino in Polonia: Ferment, cartacea, e Winicjatywa, online.

Ho avuto il piacere di accompagnare gli ospiti nel corso di una tre giorni dal programma fitto che ha consentito una panoramica completa del territorio: dalla visita dei vigneti alle degustazioni tecniche per ciascuna denominazione, inclusa una verticale di Taurasi su ben 10 annate. E ancora, abbiamo avuto modo, in occasioni diversificate di convivialità a pranzo o a cena, di abbinare questi vini a prodotti tipici e ricette originali, aspetto molto apprezzato perché non si tratta di esperienze così facilmente replicabili. Inoltre, abbiamo avuto modo di trascorrere alcune ore nei centri o nei palazzi storici come, ad esempio, il Palazzo Filangieri a Lapio per un assaggio del territorio a 360 gradi.

Gli apprezzamenti di tutti gli ospiti sono stati sinceri e indirizzati sia alla completezza dell’esperienza sia alla qualità dei vini. Avremo modo di leggere maggiori dettagli nei pezzi sui quali stanno già lavorando per le riviste di riferimento ma ho avuto modo di condividere qualche considerazione emersa in queste ore insieme. È stato evidente sin da subito che ciascuno di loro avesse una buona conoscenza di base dei vini italiani, Irpinia inclusa, dunque sono partiti già con delle nozioni e delle aspettative rispetto a precedenti assaggi.

Il Greco di Tufo ha colpito ancora. La maggior parte degli ospiti lo hanno percepito come più complesso, ne hanno apprezzato l’esuberanza trovando ben gestita e integrata l’acidità. Lo hanno definito un vino molto caratterizzato spesso arricchito da una mutevole mineralità ma anche una moltitudine di espressioni: da quelle più immediate a quelle più dirette o profonde.

Il Fiano di Avellino ha richiesto maggiore attenzione prima di essere percepito nel suo potenziale. Ha aiutato, ancora più che per il Greco di Tufo, spaziare tra tre annate: 2020, 2019, 2018. Solo grazie alle espressioni più mature è stato identificato da qualcuno come “vino di classe” ma sicuramente più difficile da interpretare. Senz’altro puntare sulla versione Riserva o, più in generale, su una maggiore evoluzione può essere d’aiuto per veicolarne il potenziale reale.

Infine, il Taurasi.  Anche qui la panoramica offerta dalla verticale (dall’annata 2008 alla 2017) è stata preziosa. Qui gli ospiti hanno riscontrato un innalzamento della qualità media rispetto ad esperienze di assaggio precedenti anche in riferimento alla gestione delle annate difficili. Pochi Taurasi sono rimasti fuori da uno schema qualitativo oggettivamente apprezzabile a prescindere dallo stile interpretativo, magari a causa di un uso meno oculato dei legni o un approccio più rustico.

In generale, i vini sono stati valutati come eccellenti per il rapporto qualità-prezzo ma non ancora abbastanza conosciuti per quanto realmente possono regalare in termini di personalità e potenziale di invecchiamento reale.