Consorzio Tutela Vini Vesuvio: le impressioni dei giornalisti stranieri sui vini del Vesuvio


Consorzio Tutela Vini Vesuvio

Consorzio Tutela Vini Vesuvio

di Chiara Giorleo

Nell’ampia cornice della settimana del vino campano, Campania.Wine, e in collegamento con il viaggio stampa organizzato in occasione di Ciak Irpinia, 5 colleghi europei hanno fatto tappa anche a Napoli per scoprire i vini del Vesuvio. Ecco i loro profili.

Michael Wising dalla Svezia, titolare di una piccola agenzia di importazione ma soprattutto fondatore del portale Goda Italien principalmente dedicato al “buon vivere” italiano e di un’agenzia di comunicazione a supporto di importatori svedesi e danesi. Sue Tolson: inglese trapiantata a Budapest dove lavora come docente anche per Wset, giudice strutturata per il Parlamento e il Ministero Affari Esteri ungheresi, è titolare di due portali di cui uno totalmente dedicato al vino italiano: Wine Sofa e The Italian Wine job; inoltre collabora con una delle principali pagine nazionali, VinCe, per la quale scrive soprattutto di vini italiani. Vicent Escamilla: relatore e caporedattore della storica rivista spagnola La Semana Vitivinícola, tra l’altro specializzata in statistiche e quindi riferimento governativo in questo ambito nonché partner del Corriere Vinicolo. Alma Torretta: siciliana ma di base in Belgio dove è referente e docente con specializzazione sui vini italiani per ONAV Bruxelles, l’Istituto per il Commercio Estero e l’Istituto Italiano di Cultura sempre a Bruxelles oltre che giornalista professionista. Sławomir Sochaj, giudice nei maggiori concorsi internazionali come gli altri, è referente delle due più importanti riviste di vino in Polonia: Ferment, cartacea, e Winicjatywa, online.

Il Consorzio del Vesuvio ha pensato per loro un percorso sensoriale nel cuore di Napoli scegliendo alcune tappe gastronomiche significative dove degustare alcuni vini rappresentativi del complesso Vesuvio-Monte Somma. Un programma diverso rispetto a una degustazione guidata o una Master Class che, proprio per questo, ha offerto una visione completa non solo della cultura eno-gastronomica del territorio ma anche dell’approccio verace del popolo napoletano. Prima l’assaggio di fritti e Margherita presso la pluripremiata Pizzeria Salvo a via Chiaia, poi un primo e un secondo eccellenti (spaghetti aglio e olio di mare, spigola incrosta) con la splendida vista di Terrazza Calabritto e, infine, caffè, babà e sfogliatella presso lo storico Cafè di Napoli: Gambrinus.

Gli abbinamenti sono stati studiati attentamente: spumanti a base di Caprettone in Pizzeria, Vesuvio Lacryma Christi bianco, anche nella versione Superiore, e Vesuvio rosato al ristorante insieme a un assaggio di Catalanesca del Monte Somma per offrire una panoramica della vulcanica produzione vesuviana.

In attesa dei pezzi su cui i colleghi stanno già lavorando e a seguito di qualche commento che hanno già condiviso sui social, ho strappato qualche commento che, com’è intuibile, è di carattere generale. Vini immediati, minerali e spesso “beverini”, piuttosto controllati. Gli stili sono apparsi diversi segno di una complessità territoriale di cui abbiamo discusso mappe alla mano e di una identità tutta da esplorare e definire per sfruttare appieno il potenziale comunicativo del “vulcano più famoso al mondo” – come recita il claim del Consorzio stesso – e della densa cultura napoletana, gastronomica e non, con tutto il fascino attrattivo che ne deriva.

Un commento

  1. I vini dei Vulcani sono buoni a prescindere…hanno una marcia in più, pertanto quando trovate nei locali o in enoteca vini del Vulture, Vesuvio, Epomeo, Etna..beh andate a colpo sicuro bevetene e compratene tutti!!!
    CARPE DIEM

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