Coronavirus. Parla Francesco Franzese della Fiammante. La nostra lezione: diversificare sempre il mercato, Horeca e Gdo vanno seguiti entrambi


Francesco Franzese con il padre

di Emanuela Sorrentino
L’industria alimentare motore del Paese in questo momento di crisi. Ma andando ad analizzare alcuni settori, come quello conserviero, si nota che il crollo c’è e riguarda la distribuzione alla ristorazione. Ne parla Francesco Franzese, amministratore unico di Icab spa, il cui marchio di punta è La Fiammante.

Quando avete compreso che stava cambiando qualcosa?
«Già a inizio febbraio abbiamo notato un leggero calo di richiesta delle nostre forniture nel settore ristorativo, poi il crollo ai primi di marzo. Al contrario abbiamo riscontrato un più 30 per cento nella vendita al dettaglio su febbraio, dato che è cresciuto fino al 65 per cento negli ultimi giorni».

Come è orientata la sua produzione?
«Per metà è rivolta al mondo pizza e a quello della ristorazione, per l’altra parte ci rivolgiamo alla grande distribuzione organizzata e quindi i nostri prodotti, dalle conserve di ortaggi alle passate di pomodoro, si trovano nei supermercati».

Avete ancora scorte, vista la richiesta?
«Certo, ma non dimentichiamo che i nostri sono prodotti stagionali, realizzati nell’estate scorsa seguendo trend e forecast. Il prodotto va fatto riposare in deposito per un tempo di venti giorni e poi lo si immette in commercio. E per riempire i supermercati e i negozi di alimentari rischiamo di non avere più tante scorte per l’estate. Abbiamo distribuito nell’ultimo mese e mezzo 3 milioni di passate di pomodoro».

Cosa farete?
«Ci siamo organizzati con un anticipo dei trapianti. In pratica il passaggio tra le piantine prima in serra e poi in campo. Certo, giornate fredde come quelle degli ultimi giorni non ci aiutano».

Potreste avere problemi a reperire manodopera?
«Mi auguro di no, ma poi sarà una questione da verificare anche se la raccolta è comunque meccanizzata ma serve personale. Lavoriamo pomodori italiani provenienti dai campi in Campania, Basilicata, Puglia, Molise e Toscana e occorrono lavoratori. In azienda a Buccino, nel Salernitano, ne ho circa 350, ma l’indotto agricolo ne prevede altri 400».

State riscontrando problemi nel trasporto verso il Nord?
«Sì, i trasportatori caricano i nostri prodotti per il Nord, ma l’accordo prevede che lo stesso mezzo venga utilizzato per portare poi al Sud altre merci. Molte fabbriche non di settore agroalimentare sono chiuse, il viaggio di ritorno del mezzo non è assicurato e ci sta capitando di avere problemi anche sul nostro carico di andata».
La domanda è cresciuta, e i prezzi?
«Noi non abbiamo modificato i listini e siamo certi che la grande distribuzione farà lo stesso».
Come è cambiata l’azienda ora?
«Siamo a lavoro rispettando le misure del governo in termini di sicurezza degli ambienti, molti dipendenti sono in smartworking, chi viene dalle zone rosse del Salernitano come Auletta non sta lavorando, chi è in azienda ha dispositivi di protezione. Ringrazio i dipendenti e gli agricoltori per ciò che stanno facendo. Abbiamo potenziato le disinfezioni e chiuso al pubblico. Proprio noi che amavamo far venire le famiglie e i clienti a farci visita. Ma torneremo a farlo». Abbiamo attivato la Polizza Assicurativa Salute Covid 19 per tutti i nostri dipendenti, ovviamente il costo totale è a carico dell’azienda».
Soddisfatto delle misure del governo?
«Sono in evoluzione, ma credo che tra fondo di garanzia, slittamento di tributi e cassa integrazione sia stato già fatto qualcosa per le imprese costrette al fermo. Noi siamo aperti e riusciamo a dare un po’ di ossigeno al Paese con i nostri contributi, parlo come rappresentante di un settore che vede le aziende tutte a lavoro, seppur con alti e bassi».
Come vede la ripresa del settore ristorativo?
«Sono fiducioso, pian piano si vorrà uscire, sostenere chi lavora in questo settore, con la bella stagione andremo a cena fuori dopo tanto stare in casa. Certo, si è recuperata la cultura del cibo e delle ricette semplici, c’è chi ha imparato a impastare pizze e pane, chi a cucinare una genovese e mi riferisco ai più giovani. Abbiamo riscoperto il piacere di un genuino piatto di pasta al pomodoro».