Covid e nuove abitudini: il piacere del pranzo!


Stéphane Audran nel film “Il pranzo di Babette” (1987)

A Napoli si dice che entra storta ed esce dritta.
L’ordine ai ristoranti e alle pizzerie di chiudere alle 18, secondo me assurdo e non motivato, sta però rivalutando il piacere del pranzo.
Già, il pranzo. Nella nostra continua corsa era un’abitudine quasi del tutto scomparsa, a parte la domenica. Molti avevano iniziato addirittura a saltarlo, e certo i ritmi non sono più quelli di una volta, con il rientro a casa e tutta la famiglia attorno al tavolo.
A parte il progressivo sfaldamento della famiglia, ormai reggono solo i nonni come travi in palazzi pericolanti, è cresciuta l’abitudine di mangiare fuori. Ma il pasto fuori casa non corrisponde ad un miglioramento della qualità, anzi, al contrario, spesso nelle grandi città assistiamo al festival delle schifezze con gravi conseguenze per la salute.
Spazio poi alla cena, ossia quello che dovrebbe essere il momento finale della giornata diventa quello clou, con mangiate che si prolungano per ore oltre la mezzanotte, l’ora in cui escono poi i giovani per vagare tra baretti e navigli, in una giravolta per cui la notte diventa giorno e viceversa. L’Italia immerso in un ramadan che dura tutto l’anno e che secondo me spiega anche bene la crisi in cui siamo ormai precipitati.
Ma al di là di queste considerazioni, che trovano conforto nelle tesi dell’ultimo dei nutrizionisti su questo modo di vivere e di mangiare, abitudini a cui presto torneremo appena la situazione si sarà normalizzata, io qui voglio fare l’elogio del pranzo. Molto ristoratori, increduli, hanno visto le loro sale riepirsi anche all’inizio della settimana, e non parlo solo dei ristoranti di servizio, ma anche di quelli del fine dining.
Insomma, la gente si adatta. L’uomo è l’animale più capace di adattarsi e, se costretti, si abbracciano nuove abitudini che non è detto siano pegiori delle precedenti, anzi.
Molti così hanno riscoperto la gioia del pranzo. E molti ristoratori dovranno ripensare al loro business in futuro. Come mai?
In primo luogo perchè è bello mangiare con la luce naturale, senza sbadigli e crolli sui tavoli di commensali costretti alle ore piccole dopo una giornata piena di casini.
Poi il pranzo conferisce al cibo una nuova e più consapevole centralità: chiunque può dedicare almeno un giorno alla settimana ad un bel pranzo con amici, con appassionati, con la famiglia, o anche semplicemente gourmet visto che oggi sono costrteti tutti a stare aperti per rimediare al danno della chiusura serale.
Al pranzo si arriva molto più lucidi, magari tante cose che potrebbero guastarci l’umore sono state rinviate e, soprattutto, abbiamo diverse ore per snaltire le conseguenze fisiche di un piatto o di un bicchiere di troppo.
Proprio il dover perdere tempo, insomma, ti fa riprendere il tempo, sei strarodinariamente di nuovo padrone della tua giornata, qualunque mestiere tu faccia.
A pranzo chi ti ospita è nel pieno delle sue energie e tutto fila decisamente meglio, anche perchè nel frattempo si rientra presto la sera e non si fanno più le ore piccole.
Non solo, ma a pranzo si possono anche fare eccessi che magari chi ha una certa età, ed è costretti a fare i conti con il reflusso esofageo, si può finalmente concedere: una formaggio erborinato, un bicchierino di cognac. Magari il dolce. Tutte cose che se fatte di sera, spesso preludono ad una notte funicolare tra letto e bagno.
Proprio per questo motivo, mi piacerebbe tanto che tornati alla normalità lariconquista del pranzo non andasse persa. E che si facessero anche turni alle 18, così come avviene nei paesi Nord Europei dove il primo turno serale è proprio nel tardo pomeriggio.
Il pranzo è anche la gioia di rivedersi in gruppo nel pieno della giornata e avere a disposizione tutto il tempo necessario per godersi cibo e compagnia.
Insomma, lo avete capito: la cena per me in realtà è una prova da sforzo, io adoro il pranzo e penso che sia questo il momento gastronomico e consuetudinario più alto che si possa raggiungere a tavola.