Discovery Sannio: il vigneto più fitto d’Italia


Campania Vinicola

Campania Vinicola

di Antonio Di Spirito

Il Sannio,  ossia la provincia di Benevento, è fra le zone più vitate d’Italia e Castelvenere è il paese più vitato della Campania

E’ veramente impressionante scorrere i numeri del comparto. Basti pensare che nell’annata 2014, il 49% del vino prodotto in tutta la Campania, proveniva dalla provincia di Benevento.

La fillossera arriva in Italia nel tardo ‘800 e devasta i vigneti del nord; in Campania arriverà con molto ritardo e nella prima parte del XXI° secolo, negli anni tra il 1912 e 1932, diventa la prima regione vitivinicola con 220.000 ettari vitati per una produzione di 9 milioni di quintali di uva per la produzione di 5.889.480 hl di vino; la produzione media di vino dal 1929 al 1933 è di 4.523.090 hl!

Un grosso lavoro preventivo fu fatto in quegli anni dalle famose “cattedre ambulanti”; innanzitutto insegnarono le varie tecniche degli innesti su piede di vite americana per ovviare all’attacco della fillossera. Altro grosso lavoro fu quello di catalogare l’immenso patrimonio varietale del Sannio, commettendo, magari, qualche errore di attribuzione; il più famoso resta il caso del barbera (del Sannio): così fu (ri)nominato un vitigno locale, probabilmente il camaiola, sulla base delle conoscenze ampelografiche.

La ricchezza varietale del Sannio annovera, fra i tanti, aglianico, aglianicone, sommarello, piedirosso, sciascinoso, olivella, camaiola (barbera del Sannio), agostinella, falanghina, coda di volpe, grieco, malvasia, fiano, greco, passolara di San Bartolomeo, carminiello, palombina, moscato di Baselice tanto per citarne alcuni.

Vigneto Sannio

Vigneto Sannio

Viaggiando nel Sannio si ha modo di riempirsi lo sguardo di vigneti interminabili interrotti quà e là da altre colture e da abitazioni

In un recente tour ho potuto “visitare” vigneti dove ci sono piante ultracentenarie; pensate: quando Garibaldi passò da quelle parti per “unificare” l’Italia, alcune viti erano state già impiantate ed in produzione delle stesse uve che ci danno ancora oggi in concorso di un gran vino.

Bue Apis

Bue Apis

Nascita e sviluppo falanghina in purezza
Alla fine degli anni ’70 del 1900 ci fu un grosso fermento nella vitivinicoltura nell’Italia tutta; nel Sannio furono selezionati alcuni vitigni per sperimentazione e studio e furono vinificati in purezza. La “falanghina di Bonea” fu assegnata all’Ing. Leonardo Mustilli da Sant’Agata dei Goti: ci credette molto e, incoraggiato dai risultati, fece in modo da diffonderne l’utilizzo in tutta la provincia di Benevento. Oggi sono oltre 3.000 gli ettari vitati a falanghina in Campania e circa l’80% sono nella provincia di Benevento.

Nascita e sviluppo di grandi cooperative:
Quando si pensa a forme avanzate e di collaudata organizzazione, il nostro immaginario collettivo corre verso il Trentino Alto Adige per indicare esempi virtuosi di associazionismo. Eppure, anche nel nostro martoriato e depresso Sud-Italia ci sono esempi di grande efficienza. Quando la “politica” non crea sviluppo ed infrastrutture per il mondo imprenditoriale, allora è l’iniziativa privata a sopperire, trovando le ragioni per unire le proprie forze e raggiungere grandi risultati. Nel Sannio ci sono ben quattro esempi importanti di cooperative vinicole che riuniscono insieme quasi duemilacinquecento viticoltori.

La Guardiense

La Guardiense

La Guardiense

Ha oltre 50 anni di storia, essendo stata fondata da 33 soci nel 1960; è una delle più grandi d’Italia: conta circa 1.000 soci per una quantità totale di 1.500 ettari di vigneti; produce una media di 200.000 quintali di uve per un totale di 4 milioni di bottiglie suddivise in quattro linee di produzione.

Cantina di Solopaca

Cantina di Solopaca

Cantina di Solopaca

Anche questa cantina ha numeri e dimensioni di tutto rispetto; nata nel 1966, conta su 600 soci per un totale di 1.300 ettari vitati distribuiti in 16 comuni; la produzione totale dei vini si aggira annualmente sui 150.000 ettolitri distribuiti in 5 linee di prodotti.

Cantina del Taburno
La Cantina del Taburno è di proprietà del consorzio Agrario di Benevento e fu fondata nel 1972; di dimensioni più ridotte, conta su 300 soci per un totale di 600 ettari di vigneti per una produzione annua di 60 mila ettolitri di vini distribuiti su due linee di prodotti.

Vigne Sannite (CECAS)
E’ la più giovane delle cooperative del Sannio, essendo stata fondata nel 2005; consta di 300 soci per un totale di 500 ettari di vigneti; 15.000 ettolitri di vino l’anno distribuiti su tre linee.

Ci sono, poi, produttori di notevoli dimensioni, i cui vini sono esportati in tutto il mondo; ne cito solo alcuni: Fontanavecchia, Fattoria La Rivolta, Mustilli, Antica Masseria Venditti.

Con tanti soggetti importanti il Consorzio di Tutela non avrebbe vita facile se non si fosse strutturato con persone competenti e di grande equilibrio, che riescano a fare da cerniera fra i vari soci, a cominciare dal presidente, carica attualmente ricoperta da Libero Rillo, e dal Direttore Generale Nicola Matarazzo. L’intero staff consortile è formato da professionisti molto preparati, esterni al mondo dei produttori, che fanno da amalgama tra cooperative e piccoli produttori e sono proattivi per la promozione dei vini e del territorio intero. E sono, al contempo, un esempio di efficienza per altri consorzi.

Ed ora diamo qualche sguardo ai vini assaggiati con i miei migliori assaggi.

 

Coda di volpe
Questo vitigno viene coltivato nel Casertano, nel Sannio, sulle pendici del Vesuvio, in Irpinia: nel Sannio raggiunge equilibri eccezionali.

Coda di Volpe

Coda di Volpe

 

CANTINA DEL TABURNO – Beneventano Coda di volpe ‘Amineo’ 2017: è un vino di grande piacevolezza e persistenza; è ricco ed intenso al naso con con erbe aromatiche, fieno e miele; il sorso è scorrevole, caratterizzato da una acidità intensa e decisa, ben bilanciata da note opulente di frutta a polpa gialla.

IL POGGIO – Sannio Taburno Coda di volpe 2017: un’altra coda di volpe, proviene dalla zona del Sannio; ha profumi e sapori meno “grassi”, più delicati; fiori bianchi al naso, melone a polpa bianca e pera kaiser, ottima l’acidità; il sorso risulta scorrevole ed elegante.

Fiano
non si può e non si deve confondere il fiano del Sannio con quello d’Avellino: sono due espressioni dello stesso vitigno, ma con le giuste differenze dettate dal territorio di provenienza.

LA VINICOLA DEL SANNIO – Sannio Fiano 2017: questo fiano, comunque, è molto simile a quello avellinese: fiori appassiti, agrumato ed ammandorlato al naso, mentre al palato offre frutta esotica, sapidità, una elevata vena acida ed una decisa e piacevole speziatura in chiusura di sorso.

VIGNE DI MALIES – Sannio Fiano 2018: molto misurato sia al naso che al palato, ma schietto, nitido ed appagante; floreale, ananas e frutti tropicali scaldano naso e palato, mentre sapidità ed acidità scandiscono il lungo e scorrevole sorso fino ai graditi sentori speziati.

CORTE NORMANNA – Sannio/Guardia Sanframondi Fiano 2017: intensamente floreale al naso con qualche nota di erbe aromatiche; al palato la frutta esotica si alterna a pere kaiser, acidità e sapidità lo rendono scorrevole ed appagante.

OCONE – Beneventano Fiano ‘Oca Bianca’ 2016; questo è un vino che contiene caratteristiche estreme: delicati profumi di fiori bianchi e profumi intensi di passion fruit, agrumi e mandorle; le stesse sensazioni si apprezzano al palato con freschezza e sapidità in prima fila.

Greco
il greco del Sannio non porta con se la mineralità stellare delle note sulfuree, ma ha, comunque, sviluppato una grandissima personalità.

LA GUARDIENSE – Sannio Greco ‘Pietralata’ 2016: questo vino è un crù della linea di produzione le “Janare”; fiori bianchi e note minerali inondano il naso; al palato stupisce la ricchezza di sapori, ma sapidità e freschezza alleggeriscono e rendono scorrevole il sorso.

 

Falanghina

LA FORTEZZA – Falanghina DOC Sannio-Taburno 2017: fiori bianchi ed ananas stuzzicano il naso; al palato inizia con pera ed altra frutta a polpa chiara, ma è intenso e sapido: il sorso ti scuote, ma ti gratifica a lungo!

Facetus

Facetus

FONTANAVECCHIA – Falanghina del Sannio/Taburno Vendemmia Tardiva ‘Facetus’ 2012: raccolta nella seconda metà di ottobre, dopo la fermentazione in acciaio, viene avviata alla maturazione in barrique per nove mesi. Presenta profumi di fiori gialli appassiti, camomilla e frutti esotici; il sorso è ricco e sapido, asciutto, ma saporito e scorrevole, conserva una decisa acidità e chiude con un’idea di speziatura.

MUSTILLI – Falanghina del Sannio/Sant’Agata dei Goti ‘Vigna Segreta’ 2016: è uno dei campioni più rappresentativi dei bianchi sanniti; è intenso al naso con profumi di fiori gialli e frutti esotici, mente una zaffata fumé lo rende elegante; il lungo sorso, caratterizzato da acidità e sapidità, chiude con una leggera speziatura. Impressiona la sua natura esile, eppure intensa.

 

Piedirosso

E’ un vitigno eclettico e dona vini molto piacevoli ed equilibrati, con tannini morbidi e vellutati che ne consentono audaci abbinamenti con zuppe di pesce e pizze. E’ utilizzato in tutta la Campania, in purezza e in blend con l’aglianico.

Artus

Artus

MUSTILLI – Sannio/Sant’Agata dei Goti Piedirosso ‘Artus’ 2016: il vino più delizioso della tornata; veramente tipico al naso con note floreali di geranio e viola, nocciolato e piccoli frutti neri; al palato esprime la sua fresca gioventù: è fruttato e ricco di sapori, è fresco, sapido e vellutato, il sorso è progressivo, lungo e speziato. Ben fatto ed elegante.

CANTINA MORONE – Sannio Piedirosso ‘Fiori di Galano’ 2014: l’azienda è una piccola e giovane realtà di Guardia Sanframondi, con soli 4 ettari vitati, ma che fa già ottimi vini; piccola frutta rossa e gerani deliziano al naso; l’ingresso al palato è un po’ rustico e monopolizzato dal tannino, poi, però, la freschezza, i piccoli frutti saporiti e la sapidità trasformano piacevolmente il lungo sorso.

 

Barbera del Sannio
Negli ultimi anni ha destato molto interesse questo vitigno che ha una lunghissima tradizione nel Sannio e che, probabilmente, era conosciuto con il nome camaiola.

SIMONE GIACOMO – Sannio Barbera ‘Camaiola’ 2016: Castelvenere è la patria naturale dei questo vitigno in ascesa; il vino profuma di glicine e lamponi, frutti che si ritrovano al palato con tanta freschezza e sapidità; grande equilibrio fra tannino ed acidità, mentre la chiusura del sorso è affidata alle spezie fini.

CASTELLE – Sannio Barbera 2015: azienda poliedrica di Castelvenere con ben 12 etichette, tutte di ottima qualità; fiori rossi e piccoli frutti neri al naso; al palato è fresco e succoso, saporito e sapido, ha tannini gentili, il sorso è molto equilibrato e lungo con una piacevole speziatura in chiusura.

Degustazione Vini

Degustazione Vini

Aglianico

Nel Sannio, ai piedi del Taburno, l’aglianico non raggiunge la densità del Taurasi, ma le caratteristiche del vitigno si manifestano appieno; acidità e tannino lo rendono, talvolta, irruento e scorbutico: va domato.

CANTINA DEL TABURNO – Aglianico del Taburno ‘Bue Apis’ 2011: prodotto con uve provenienti da piante ultracentenarie, il vino raggiunge un eccezionale “equilibrio naturale”. Ciliegia, arancia sanguinella e sbuffi di cenere lo caratterizzano al naso. Il sorso è fruttato, fresco e succoso, il tannino è imponente e setoso; la fine speziatura chiude in bellezza. Da incorniciare.

CANTINA DI SOLOPACA – Sannio Aglianico riserva ‘Carrese’ 2015: ecco un altro vino con tutte le carte in regola per monopolizzare la scena. Ha caratteristiche simili a tanti altri Aglianico del Taburno, ma l’equilibrio fra alcool, acidità e tannini morbidi raggiunge vette altissime e ci regala tanta piacevolezza.

NIFO SARRAPOCHIELLO – Aglianico del Taburno 2014: Nifo fa parte di quella schiera di giovani che hanno preso le redini delle aziende paterne (spesso dai nonni) e ci hanno regalato delle perle da subito. Ciliegie, viola e note balsamiche al naso; il sorso si caratterizza per l’intensità del tannino e dell’acidità molto ben bilanciati, ma è succoso e vellutato e chiude con speziatura finissima.

CANTINE IORIO – Aglianico del Taburno 2013: l’azienda è nata nel 2013, anche se la tradizione vitivinicola della famiglia è cominciata da almeno 4 generazioni; profumi e sapori molto marcati e tipici del vitigno; il sorso è succoso e vellutato, equilibrato ed armonico.

IL POGGIO – Aglianico del Taburno ‘Safinos’ 2012: la filosofia aziendale prevede periodi lunghi per maturazione ed affinamento del vino; nonostante i tempi lunghi, sorprendono i profumi giovani, la croccantezza del frutto e la freschezza del sorso in combinazione di un tannino ancora potente. Comunque il lungo sorso ha raggiunto un grande equilibrio.

TORRE DEL PAGUS – Aglianico del Taburno ‘Impeto’ 2010: altro vino molto tipico; prima della vendemmia le uve subiscono un breve appassimento in pianta; ciò non toglie freschezza ed acidità al vino; il sorso è equilibrato e lungo ed in chiusura si apprezzano spezie fini e note di liquirizia.

 

Un commento

  1. Sempre meglio.Da ingegnere a scrittore ma anche storico e ricercatore.In poche parole un articolo di grande spessore che ti fa onore e da piacere al lettore.PS.Un particolare grazie per la foto delle venerande viti di Bue Apis.Ad maiora in attesa del prossimo post d’autore.FM.

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