Era di Villa Raiano il Greco venduto sottocosto al supermercato. La rabbia del Sabino Basso: violati gli accordi valutiamo azioni legali. Ma ecco cosa è davvero successo…


Nicola Nardone

Greco di Tufo venduto sotto costo, siamo in Irpinia, e dunque la cosa non è destinata a finire presto. Colui che ha denunciato la vendita di Greco di Tufo a 1,19 euro, cioè palesemente sotto i costi di produzione è il produttore Nicola Nardone che su Facebook si chiama Pupo Elmachico. Diciamo che è uno che non le manda a dire come potete vedere dalla foto qui sopra.

A questo punto Villa Raiano reagisce e spiega con un comunicato diffuso ieri da Miriade & Partners

Sabino Basso

Sabino Basso

 

“Una vendita irregolare di vini a marchio Decò prodotti da Villa Raiano per conto di Multicedi, scoperta attraverso una denuncia da parte di un consumatore praticata attraverso i suoi personali canali social. La cantina irpina Villa Raiano ha un accordo commerciale con l’azienda Multicedi, che opera con marchio Decò Distribuzioni attraverso diversi punti vendita in Campania, per la fornitura di vino a marchio (con etichetta Decò), di Fiano di Avellino Docg e di Greco di Tufo Docg.
I prezzi praticati da Villa Raiano a Decò sono totalmente nella media di mercato per la vendita ai distributori delle due denominazioni irpine. Fino a questo dicembre, infatti, i vini in questione venivano venduti a circa 6 euro a bottiglia a seconda del punto vendita.
La vendita di questi giorni, assolutamente sottocosto, effettuata da alcuni punti vendita Decò, è deprecabile e non ammissibile, e per questo Villa Raiano verificherà l’opportunità di adire le vie legali per vendita non regolare (vendita sottocosto non comunicato).
“Quanto accaduto ci amareggia e ci indigna, per il danno creato al nostro marchio, ma anche e soprattutto per l’assoluta mancanza di rispetto verso il valore dei vini della nostra terraafferma Sabino Basso, proprietario di Villa Raiano -. La nostra azienda è conosciuta in tutto il mondo per il valore e l’unicità dei suoi vini. A conferma del nostro continuo impegno nel migliorare la percezione dei vini irpini nel mondo, dal 2009 produciamo 5 cru (tre Fiano di Avellino, un Greco di Tufo e un Irpinia Campi Taurasini) prodotti con uve provenienti da singole vigne proprio per mettere in risalto le ulteriori unicità e il grande valore organolettico che il nostro territorio ci offre. Alcuni dei nostri vini vengono spesso inseriti da diverse testate nazionali e internazionali tra i migliori bianchi del mondo, portando lustro non solo alla nostra azienda ma a tutte le denominazioni irpine. I vini che forniamo a Decò sono prodotti quasi esclusivamente con uve acquistate da nostri fidati conferitori e lavorate con un invecchiamento minore rispetto a quello che riserviamo alle nostre selezioni, pur mantenendo la stessa attenzione e cura, in modo tale da dare al consumatore finale un prodotto di qualità più che rappresentativa delle nostre denominazioni, qualità confermata anche dal sigillo di Stato che ne certifica l’aderenza al disciplinare. Siamo estremamente dispiaciuti per quanto successo, ma questo ci spinge a lavorare con ancora maggior convinzione, dedizione e rispetto per il nostro territorio e le nostre denominazioni”.

 

Da autorovoli fonti interne all’azienda Multicedi, abbiamo una ricostruzione precisa dell’accaduto
“Quella non è una nostra offerta ma è anzi una iniziativa non autorizzata e personale del direttore del punto vendita di via Cesura che tra poco cambierà insegna (non sarà più Decò, diventa Pam).
Pertanto crediamo che quanto mostrato in foto sia un danno fatto anche alla nostra azienda”.

Insomma la storia in sintesi sarebbe questa: dal 1 gennaio il supermercato non è più Decò, il direttore allora non potendo più vendere le bottiglie a marchio Deco ha pensato di disfarsene.

La nostra domanda è: non avrebbe potuto, di concerto con l’azienda, procedere alla rietichettatura sino a smaltimento della fornitura?
Non vorrei una risposta burocratica su accordi, cambio di policy etc perchè a colpi di burocrazia che tiene le carte a posto il nostro paese reale sta morendo.

3 Commenti

  1. In una classica enoteca tutto questo non sarebbe mai accaduto… E’ tempo di rendersene conto!!! Nulla contro i canali di distribuzione organizzata, l’online e tutto quanto oggi sembra proporre la “soluzione finale”, ma c’è un popolo di professionisti che – unico e solo – continua a metterci la faccia, raccontando, quotidianamente la specificità, la diversità, l’unicità, la storia e – last, but not Ieast, la cultura del vino italiano, ma non solo, agendo – peraltro da punto di aggregazione…
    Ma veramente nessuno è interessato a raccontare tutto questo?

  2. Ennesima dimostrazione di quanto vado scrivendo sotto vari post del Blog Luciano Pignataro: la GDO ha le sue politiche di prodotto, di marketing, di prezzo: con queste cose ci fa a palla. Per questi motivi un produttore serio deve starne alla larga! Per crearsi una reputazione attraverso le enoteche, i ristoranti, la stampa e i negozi specializzati un produttore ci mette anni, per distruggersela con i supermercati basta un attimo!

  3. Mancanza di comunicazione fra fornitore e cliente, pessima gestione del cambio insegna, rispetto anche ai magazzini. Purtroppo il danno è fatto, brutta storia per l’azienda.

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