Fiano di Avellino 2009 di Ciro Picariello, il bere fumé |Voto 87/100


Ciro Picariello 2009, foto Kyle Phillips

Vista 5/5. Naso 23/30. Palato 24/30. Non Omologazione 35/35

I nomi di Rita e Ciro Picariello spuntarono per la prima volta in questa rubrica il 12 maggio 2006. Ci aveva colpito una cosa molto semplice: invece di scrivere della 2005, ossia del solito bianco di annata appena fresco di imbottigliamento, potevamo finalmente presentare un Fiano della vendemmia precedente. Cioé nel momento in cui si può iniziare a prendere, almeno alla lontana, l’ipotesi di berlo.


Oggi questa cosa è abbastanza scontata, se non a livello di massa, almeno tra gli addetti ai lavori: il Fiano diventa maggiorenne dopo un paio d’anni e per goderlo bisogna aspettarne molti altri. Così i più accorti conservano le etichette di nuova generazione, quelle nate dopo la crisi del metanolo, con ottime prospettive di godimento papilloso.
Ciro Picariello ha poi avuto successo grazie alla chiocciola Slow Wine e adesso il consenso attorno al suo bianco, ottenuto da uve coltivate a Montefredane e a Summonte, è unanime e senza sbavature. Non ha ceduto alla tentazione di accorciare i tempi anche se non ha resistito a mettere in bottiglia anche un Greco. Vabbè, basta che non scapola verso la Falanghina.
Così al Vinitaly proverete il 2009, in bottiglia già da novembre e che noi abbiamo aperto la settimana scorsa su un paté di fegatini di gallina su una purea di piselli pensata da Dino de Bellis dell’Incannunciata di Roma. Ancora una volta la dimostrazione del passo in più che inevitabilmente i bianchi dell’Irpinia hanno rispetto alla stragrande maggioranza dei vitigni italiani.
Rispetto alle precedenti annate, magnifiche la 2008, la 2006 e la 2004, questa appare un po’ più piena, più pronta, con dominanti note di affumicato. Una legge misteriosa che abbina millesimi pari e dispari. Un bianco di grande spessore, in ogni caso, che non deve mancare nelle case dei collezionisti che amano godere della incredibile evoluzione del Fiano di Avellino. Un nome, al pari di Villa Diamante, Clelia Romano e Vadiaperti, che costuisce ormai un sicuro punto di riferimento per gli amanti di questo bianco.

SUMMONTE
Contrada Acqua della festa
Tel.0825.702516
Bottiglie prodotte: 20.000
Vitigni: fiano di Avellino, greco, aglianico

7 Commenti

  1. Non l’ho ancora assaggiato ma, da appassionato dei vini di Picariello, colmerò prestissimo la lacuna. Sono curioso di capire se è un’annata sottotono oppure se semplicemente si esprime su corde diverse. Ma è il bello di questi tipi di vini! :-))) Certo già dall’etichetta i 14 gradi qualcosa dicono… io comunque alle cantine già citate aggiungerei anche Guido Marsella.

  2. Azzeccato in pieno l titolo del post ! E non a caso tre dei quattro che hai citato, appartengono allo stesso areale. Che sia proprio questo il denominatore comune? A quando questi strabenedetti studi dei diversi areali per il Fiano di Avellino? Credo che molti dati siano già in nostro possesso, altri sicuramente li avranno i componenti della nuova associazione ” Diversi Vignaioli”, orsù, diamoci da fare e completiamo questo interessantissimo lavoro…

  3. Ma com’è che Pietracupa non compare nell’articolo accanto a quei nomi?? Ah già non c’è neanche nella guida…..

    1. Paride, la tua Elena c’è in tutte le mie guide. Anche nell’ultima sulle piccole cantine
      Anche indicato come vino del cuore in quella della Campania andata esaurita.
      Nelle ultime annate preferisco altri, sono libero di scriverlo o non si può?

  4. al di là di chi l’abbia inventato rimane un fiano molto gustoso, molto particolare, in alcune annate come la 2008 questo gusto è molto marcato.

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