Fiano di Avellino 2010 docg Guido Marsella |Voto 93/100


Le bottiglie di Fiano di Avellino (foto Lello Tornatore)

Uva: Fiano di Avellino
Fascia di prezzo: da 10 a 15 euro
Fermentazione e maturazione: acciaio

Vista 5/5. Naso 27/30. Palato 28/30. Non Omolgazione 33/35

Nel mondo del 2.0 l’ultimo che ha detto una cosa l’ha detta per prima. Una regola curiosa, per certi versi inspiegabile se non con il fatto che spesso chi si avvicina alle discussioni e alla lettura è un semplice appassionato. Ecco perché alcune cose noi le ripetiamo fino alla noia. Questa, per esempio: prima di Guido Marsella nessuno aveva mai provato a vendere un Fiano lavorato in acciaio dopo un anno dalla vendemmia. In primo luogo i ristoratori avevano l’abitudine di restituire l’annata vecchia non consumato e chiedere il cambio con quella nuova, poi si cercava di anticipare l’uscita proprio sotto Natale per andare incontro alla domanda crescente della Vigilia e del cenone di Capodanno.
Guido, imprenditore, intuì che bisognava differnziarsi e lo face nella maniera più facile possibile: ritardando l’uscita di un anno. Poi con la bottiglia sotto il braccio andò d Alfonso e Livia Iaccarino, presentò il vino e dopo tre giorni ebbe il suo primo ordine.
La strada aperta da lui, dopo 15 anni esatti, non è ancora scontata a livello di massa, ma per fortuna nella fascia alta del consum consapevole è passata l’idea che il Fiano vada bevuto dopo un paio di anni e che con il tempo migliora. Anche perché noi su questo tasto stiamo battendo con convinzione da sempre e non capiamo perché non si debba creare anche la voce riserva alla docg Fiano.
Di fatto sono sempre più numerosi i fianisti che escono dopo un anno, primo fra tutti Antoine Gaita, poi negli ultimi anni abbiamo scoperto e sostenuto con piacere Ciro Picariello. E poi anche le grandi aziende hanno iniziato ad occupare questo mercato, Mastroberardino con i vintage. Una sparuta minoranza ma molto convinta.
Ebbene, adesso Guido Marsella rilancia e nella sua ultima etichetta rilancia esplicitamente: il suo Fiano non viene messo in vendita prima di 20 mesi. In pratica adesso è partito il 2010.
Dal nostro punto di vista non esiste altra possibilità se non vendere il tempo assieme alla qualità: quel bene prezioso che oggi nessuno ha più e che fa la differenza creando le condizioni per affermare un territorio e un’area vitivinicola degna di questo nome.
Il vigneto sta oltre quota 600 metri, il terreno è nero, ben esposto e  ventilato. Viene preparato con cura togliendo le pietre e poi lasciandolo riposare un anno prima di piantare le barbatelle. Tutto in questa azienda è studiato nei minimi dettagli. C’è la cantina di elevamento a 15 gradi e poi quella dove viene sistemato il vino prima di partire per il commercio mantenuta a 20 gradi. Solo qui si mettono le etichette alle bottiglie lasciate riposare nude ein posizione orizzontale nelle ceste.

Con Guido Marsella (Foto Lello Tornatore)

Questa cura maniacale dei particolari fa di Guido Marsella un protagonista del Fiano, il pioniere che ha aperto la strada riuscendo ad andare controcorrente e creando una domanda che prima non esisteva.
Il 2010 si conferma grande annata di bianco. Lo stile cerca la concentrazione in vigna e il frutto bianco è maturo, agrumato, preciso, appoggiato su un corollario di piacevole macchia mediterranea, noté fume, sototbosco e miele di acacia. In bocca è dotato di una grandissima energia che spinge verso il palato una massa imponente e dinamica, con la chiusa precisa, pulita, il ritorno delle note fumé destinate a diventare idrocarburi tra qualche anno.
I vini di Guido Marsella durano moltissimo negli anni e c’è un pubblico di collezionisti che esige la sua assegnazione. Il numero delle bottiglie è rimasto lo stesso, attorno al Fiano ha creato una seconda linea e inserito il Greco e la Falanghina perdendo quel carattere monovaritale che noi adoriamo nelle aziende coraggiose ma che in Irpinia è difficile da ottenere. In compenso, annuncia, sta per piantare un ettaro di Falanghina a Summonte perché non ci sta a passare per quello che vuole trasfornare le uve coltivate dagli altri.
intanto, dalla nostra ultima visita è nato l’agriturismo che contribuisce a far girare l’economia di montagna di Montevergine, castagne, torroni e Fiano.

Il cammino della 2010 sarà praticamente eterno. E’ talmente buono che non riusciamo ad abbinarlo a nulla, ce lo godiamo chiacchierando con i miei familiari, in una sera di autunno che mettealle spalle i soliti 400 chilometri quotidiani:-)

Sede a Summonte (AV) – Via Marroni,1 Tel. 0825 691005– Fax 0825 691942
[email protected]www.guidomarsella.com
Enologo: Guido Marsella – Bottiglie prodotte: 30.000
Ettari vitati di proprietà: 25 – Vitigni: Fiano di Avellino, Greco di Tufo e Falanghina

 

6 Commenti

  1. …questioni di ottimizzazione…;-)) Ah, anche Rocca del Principe, avendo saltato la presentazione della 2011 quest’anno, sarà sul mercato dopo un anno dalla vendemmia e pare anche Filadoro…voglia fare altrettanto dal prossimo anno!!!

  2. vorrei solo zottolineare che anche in zona Salerno c’è chi lavora con una “annata di ritardo”, rispetto al Fiano…

  3. Trovo davvero molto interessante l’idea della riserva peché a mio parere si ottengono due risultati buoni sia per il consumatore che per il produttore:il vino dell’anno permette di presentarsi con un vino nuovo al vinitaly ed inoltre va ad accontentare quella fascia di consumatori di bianchi freschi che saranno sempre la maggioranza mentre il viticoltore comincia a fare cassa (e ciò non guasta mai)con la riserva invece si va incontro al popolo di appassionati che rimarrà sempre minoranza ma in costante crescita ed il produttore spunterà un prezzo migliore che lo ripagherà delle maggiori spese sostenute.

  4. il fiano, se lavorato bene e atteso per un paio di anni, ha un impianto olfattivo più calmante, più riposante, rispetto ad altri bianchi locali quali greco e falanghina: proprio per questa sua voce ampia e rassicurante, per quanto misteriosa.
    il fratello minore, il coda di volpe, pure è poco nervoso al naso per quanto possa esser ricco, ma la sua minor complessità ha un effetto, su di me, di minor rassicurazione. insomma, dopo 400km in auto, anch’io non berrei che un buon fiano.

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