Garantito Igp cambia pelle: Franco Ziliani lascia, arrivano Roberto Giuliani e Stefano Tesi


“Anno nuovo, vita nuova. Si dice e si fa: cambia anche GARANTITO IGP e non potrebbe essere che così per dei Giovani Promettenti.
Franco Ziliani, che ringraziamo per il contributo di idee e di articoli, ha scelto di lasciare l’impresa comune.
Ma il progetto, creare un gruppo con qualità e esperienza in una rete sempre più disgregata e dove non è facile orientarsi, va avanti e si arricchisce con l’ingresso dei cari amici
Roberto Giuliani (www.lavinium.com) e Stefano Tesi (http://blog.stefanotesi.it/)


Vino, ristoranti, prodotti: vi proponiamo quel che ci piace in libertà e senza pretendere di essere il Verbo. Ci è piaciuto, provate anche voi è il senso di queste pagine.
Ma non è detto che ci fermeremo a questo: sui nostri blog potrebbero anche passare i resoconti di avvenimenti particolarmente rilevanti (Sicilia En Primeur, le Anteprime Toscane e quant’altro) dove magari non tutti noi giovani promettenti saremo presenti.
Inoltre perché non provare a farvi assaggiare i prodotti di cui parliamo in un bell’incontro dove sarete tutti invitati? Aspettate e vedrete….da dei giovani ci si aspetta sempre qualcosa di nuovo, specie se sono promettenti.”
Buon anno, ci vediamo il 6 gennaio!

Carlo Macchi
Luciano Pignataro

8 Commenti

  1. Sono ovviamente dispiaciuto per l’uscita di Franco però vedo che lo avete sostituito con un interista ancora più sanguigno. roberto Giuliani è invece una vecchia conoscenza enologica per me.
    Forza e coraggio gioventù bruciata!

  2. Cari enonavigatori, non c’entra niente con IGP,ma per fare quattro chiacchiere va bene lo stesso.
    Ho visto che nella guida slow food non c’è Terra di Lavoro.
    Prima di chiedere a Pignataro :”come mai?”, ho curiosato nei vari articoli alla ricerca di una eventuale già domanda ed una eventuale già risposta; l’8 dicembre, se non sbaglio, un signore fa questa domanda a Luciano e Questi risponde :”La conosci la differenza tra un blog e una guida cartacea in cui c’è un editore?”, il discorso va avanti, il signore che ha cominciato la conversazione risponde in modo un pò provocatorio e Luciano fa bene a dirgli: “arrangiati”.
    Alla fine, questo scambio di battute non ha portato ad una vera conoscenza dei “fatti”.
    Caro Luciano, molti si chiedono perchè una azienda cult del Sud non è in guida (ed è una azienda che a Lei piace ed è Lei il curatore della guida per il Sud).
    Lei ci potrebbe dare delle semplici risposte (non per rompere le scatole a qualcuno o mettere in croce qualcunaltro o chssacchè, ma solo per il gusto della conoscenza):
    -Terra di Lavoro non è gradita a slow food, oppure
    – slow food non è gradita a Terra di Lavoro,oppure
    -ci si è dimenticati,oppure
    -ci sono stati degli imprevisti,oppure quello che vuole ma una risposta plausibile (se è lecita, altrimenti Le do la facoltà di tacere).
    La sua risposta (la conosce la differenza tra un blog e una guida cartacea con editore….?) fa pensare ad una decisione editoriale; se così fosse stato, Lei avrebbe dovuto assumere una posizione e dire :”TdL mi piace e ce la voglio mettere, costi quel che costi”…o no?
    Il mio parere a proposito di TdL è questo: il vino a volte mi piace molto a volte meno , ma è una delle poche aziende che compro ogni anno a scatola chiusa (6 bott.) dal 2000. Tuttavia alcuni Vinitaly fa, sono entrato di un solo passo nello stand di TdL e sono subito uscito in quanto l’aria che tirava, per gli appassionati e non per commercianti, era simile a quelle di alcune boutiques in cui , se entri, i proprietari ti guardano dall’alto in basso come a dire ma come ti permetti? e se non entri gli fai un piacere ( un pò di puzza sotto al naso).
    Avrei dovuto non comprare più quel vino se non lo considerassi come una cosa viva, un figlio che, in quanto tale ,vive di vita propria e non deve pagare per le colpe dei suoi genitori.
    In questo senso (per l’accoglieza o, meglio, la NON accoglienza), forse,TdL non è proprio un vino Slow.

    1. Caro Busiello, la sua impressione sui titolari di Terra di Lavoro è assolutamente sbagliata: sono persone riservate, il sottotono tipico della borghesia napoletana per differenziarsi dal chiasso plebeo:-)
      Spesso i timidi appaiono supponenti, ma non è questo il caso.
      Quanto al Terra di Lavoro la risposta è molto semplice: il vino non ha convinto in pieno la commissione e siccome eravamo già in overbooking si è deciso di riparlarne quest’anno.
      Profitto per fare alcune precisazioni su Slow Wine.
      Molti non hanno ancora compreso che non si tratta della solita guida dei vini in cui i campioni vengono inviati e degustati alla cieca. Si tratta di una guida che vuole raccontare la viticoltura coerente, al di là dello stile enologico. Essendo la prima edizione, tutto il passato è stato resettato e il presente vissuto come primo incontro.
      Le funzioni di coordinatore non sono quello di ras di zona, in nessuna guida lo è, anche se alcuni a volte tendono ad interpretare questo ruolo.
      Il coordinatore coordina direbbe Totò. Cosa? Il lavoro dei collaboratori sul territorio con le linee generali dei curatori. I gusti e le tendenze del coordinatore non sono l’elemento dirimente per la scelta e le valutazioni finali.
      Vale per il vino come per il cibo.
      Io vedo me stesso come un vigile urbano ad un incrocio di città. Non sono io che decido quali auto devono camminare e quali no, ma devo semplicemente snellire il traffico. Chi lavora con me può testimoniarlo: non incido minimamente nei giudizi, anche quando riguardano aziende a me care sul piano personale e professionale. Anche in questo blog in fondo è così.
      Questo atteggiamento mi ha creato problemi con chi mi frequentava avendo aspettative, ma alla fine chiarisce meglio i rapporti e rende al massimo i risultati.
      Il vero professionista non è colui che si identifica con il produttore o il ristorantore, ma quello che invece cerca di curare gli interessi del lettore e ogni volta pensa: chi mangia e beve quello che descrivo e giudico avrà le mie stesse sensazioni di qualità?
      Ecco perché i riscontri sono quasi sempre positivi.
      A volte alcuni degustatori, anche bravi, restano prigionieri dei loro giudizi del passato, altri invece dimenticano che i produttori e i ristoratori sono in commercio e non in politica. Ma se si tiene l’asse verso chi legge difficilmente si potranno prendere cantonate. Anche se può capitare.
      Per la precisione, non è solo Terra di Lavoro che manca, ci sono molte altre realtà per me interessanti che no nsono entrate in questa prima edizione. Vedremo nella seconda.
      Una cosa è certa: Slow Wine è la migliore delle guide possibili.

  3. Peccato per Ziliani che quest’anno ci ha riservato una serie di sorprese. Molto bene le new entry: i giovanottoni roberto giuliani e stefano tesi. Conto di vederne delle belle. @stefano: Qui il sangue non manca, ma di fresco ne serve sempre. : )) Auguri e benvenuti.

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