Garantito IGP in assaggio, ma non a pagamento!


Da sinistra: Carlo Macchi, Stefano Tesi, Roberto Giuliani, Kyle Phillips e Luciano Pignataro

di Carlo Macchi

Due notizie, una buona e una cattiva. Quella buona, almeno per noi, è che da domenica 11 novembre a giovedì 15 novembre saremo in Langa per assaggiare Barolo 2008 e Barbaresco 2009, ospiti di Albeisa e del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero. Quattro giorni di assaggi, visite, degustazioni, incontri che sicuramente rimarranno nei nostri cuori e nei nostri fegati e di cui vi parleremo giornalmente sui rispettivi giornali, canali youtube, facebook, twitter e compagnia.

Ma ecco la brutta notizia, una vera doccia fredda almeno per chi, come noi, ha sempre tenuto una condotta deontologicamente ineccepibile. Chi scrive qualche giorno fa è stato raggiunto al telefono da un abbastanza stupito direttore del Consorzio. Stupito era lui e ancora più stupito ero io dopo aver saputo il perché della telefonata. Era stato chiamato da un produttore che gli aveva testualmente detto “Io i vini per gli assaggi li mando ma poi non c’è mica niente da pagare vero? Questo perché lo scorso anno, dopo aver mandato i vini, mi è arrivata una fattura da saldare?”

Strabuzzando gli occhi per la sorpresa e non sapendo se incazzarmi come una iena o mettermi a ridere, o rassicurato il Direttore sul fatto che noi, singolarmente e come gruppo, non abbiamo mai chiesto una lira in cambio dei nostri assaggi. Gli ho anche domandato di farmi parlare con quel produttore per chiarire l’equivoco, perché non volevo rimanesse qualcosa di non detto o in sospeso.

Questo perché “la calunnia è un venticello” e proprio per bloccare sul nascere questo venticello che abbiamo pensato di condividere questo articolo per far sapere a tutti i produttori, in particolare a quelli langaroli, CHE MAI E POI MAI NOI ABBIAMO CHIESTO E CHIEDEREMO SOLDI IN CAMBIO DI GIUDIZI SUI VINI!!!!

Per questo, se qualche produttore avesse ricevuto qualche richiesta di pagamento a nome di Carlo Macchi, Luciano Pignataro, Stefano Tesi, Kyle Phillips, Roberto Giuliani o a nome de “IGP I Giovani Promettenti”, quella richiesta è falsa come una banconota da 7 Euro! Inoltre saremmo felici di poter “toccare con mano” queste eventuale richieste per poi immediatamente denunciare chi avesse usato impropriamente i nostri nomi.

Siamo stati piuttosto decisi e chiari perché in un mondo del wine-web sempre più confusionario far passare una voce del genere, che magari può arricchirsi per strada di mezze frasi, sussurri o rumors, può portare a distruggere il nostro bene principale che è la credibilità. Per questo ringraziamo Andrea Ferrero, direttore del Consorzio Barolo, Barbaresco, Alba, Langhe e Roero per averci comunicato la cosa velocemente e averci dato così la possibilità di chiarire senza fraintendimenti.

A questo punto, dopo aver sgombrato il campo da qualsiasi dubbio, siamo pronti per una full-immersion di nebbiolo che crediamo sarà memorabile.

Questo articolo è stato pubblicato in contemporanea su

Alta fedeltà
Italian Wine Review
Lavinium
Luciano Pignataro WineBlog
Winesurf

4 Commenti

  1. Non mi stupisce, proprio no. Qualche anno fa c’era un tale in una certa zona che era a conoscenza delle mie visite alle cantine. Dopo che io ero passato, arrivava lui e spiegava che io c’ero stato e non avevo chiesto i soldi per questioni di immagine, ma in realtà dovevo essere pagato, e quindi i soldi li raccoglieva lui per me. Ovviamente era un millantatore. Ma la cosa bizzarra è che qualche cantina i soldi glieli ha effettivamente dati. Io l’ho scoperto proprio da uno dei produttori, che candidamente mi ha chiesto se la cifra consegnata era adeguata. Direte: tutto a posto. Neanche per sogno: quel tale continua a girare le cantine come se niente fosse. Chissà ora millantando il nome di chi si fa dare i soldi. Non mi stupisce, nossignori.

  2. il fatto è allarmante per almeno due motivi. Perché dimostra che comunque qualcuno si fa pagare, che è una prassi non troppo rara visto il modesto stupore che la richiesta ha suscitato e il saldo prontamente effettuato, addirittura con il dubbio che sia stato troppo basso. E perché innalza l’indice di ingenuità dei produttori che invece di scandalizzarsi e di ribellarsi non si pongono il problema e pagano.

  3. Questa vicenda è molto interessante perché in fondo dimostra che c’è un sistema sotterraneo, non dichiarato, per cui chi è giornalista si trasforma in comunicatore e, dispiace dirlo, spesso la diffusione dei blog invece di democratizzare la critica ha afuto l’effetto di moltiplicare le marchettine.
    Però il male non è mai solo da una parte. E’ facile parlar contro i parcheggiatori abusivi, ma poi se mi devo fermare e non ho alternativa i due euro li mollo.
    Così i produttori da un lato mi stupiscono per l’ingenuita totale con cui si fanno togliere soldi da persone improponibili e che spesso non hanno né arte e né parte, dall’altra devo però pensare che evidentemente pensano che pagando si ottiene un vataggio in più rispetto agli altri.
    Questo sistema in se non sarebbe negativo se fosse dichiarato, alla luce del sole. Invece, essendo noi un paese cattolico nel profondo, ideiamo sempre regole rigidissime sulla carta che poi aggiriam nei fatti perché basta una confessata e tutto va via.
    La cosa è talmente assurdo che a volte non chiedere i soldi significa fare la figura del dilettante perché il produttore non distingue tra chi è giornalista e chi non lo è.

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