Garantito IGP. Ruvido e gentile. Come l’olio toscano


di Stefano Tesi

C’è, in slang toscano, un modo caratteristico per indicare una persona bonariamente irascibile e disincantata, schietta e divertente nel suo essere bastian contrario, sempre con la luna un po’ a rovescio ma incapace di essere davvero sgradevole: si dice “scoglionato”.Ecco, forse l’aggettivo migliore per descrivere, di primo acchito almeno, un personaggio come Giancarlo Giannini, produttore d’olio in quel di Vitiano, dalle parti di Castiglion Fiorentino, in provincia di Arezzo, è proprio questo. A voi stabilire se sia una questione innata o se dettata invece dal mestiere che si è scelto. Un mestiere, detto per inciso, che pare fatto apposta per farle “girare”: l’olivicoltore. Di persona mi aveva subito fatto una buona impressione, per la competenza e la passione con cui parlava dell’olio (non solo del suo: ottimo segno!) e del mondo oleario in generale. Ma non conoscevo l’azienda.

Ho però assaggiato il suo extravergine un po’ distrattamente e mi ha subito colpito. Allora, senza fare troppe domande, ho preso un paio di campioni e li ho riassaggiati con calma a casa, con tutti i crismi. Trovandovi conferma delle prime sensazioni .Convinto, ieri mattina mi sono messo allora di buzzo buono e ho aperto una seconda minilattina da 10 cc (detto per inciso: sebbene non amate dai critici e perfino proibite dai disciplinari di certe dop, ad esempio quella che Chianti Classico, trovo questi contenitori estremamente pratici, maneggevoli, simpatici e perfino eleganti) di questo “Poggio al Vento” per degustare il tutto per la terza volta, in modo tecnicamente serio. E le note positive si sono moltiplicate. Al naso il prodotto rivela un bellissimo equilibrio, con profumo di frutto che si staglia subito e nettamente e un più sfumato, progressivo sentore di verde e di erba che, senza mai esondare, si bilancia col primo, dando una complessiva sensazione di fragranza e di vivacità e arrotondandosi poi, nel finale, in una virgola quasi dolce, che evita di saturare le narici e di dare certi ritorni vagamente legnosi tipici degli extravergini toscani. In bocca l’impressione di rotondità e di equilibrio non mutano, anzi si accrescono per una durevolezza e una pomposità che rimangono sospese a lungo, intrecciando una punta di dolce e un amaro gentile che solo dopo molti secondi prende il sopravvento, lasciando comunque una sensazione di freschezza che ricorda, ad esempio, il radicchio appena tagliato. Nessun difetto ovviamente, anzi una generale ricchezza e piacevolezza che si mantengono nel palato per molti minuti, con un piacevole retrogusto di frutto maturo che non diventa mai pungente. Davvero eccellente, insomma.

Ce n’era abbastanza per approfondire. E allora ho approfondito. Si tratta di un extravergine Toscana Igp, biologico (certificato da Suolo e Salute), prodotto con olive di Moraiolo, Frantoio, Leccino, Raggiale e circa il 15% di altre varietà, raccolte a mano in 30 ettari di oliveti di proprietà, coltivati a terrazzo tra i 300 e i 600 metri di altitudine, nei comuni di Arezzo e di Castiglion Fiorentino. Gli impianti, precisa il Giannini, sono fertilizzati con sovesci biennali e senza alcun uso di sostanze chimiche. La frangitura avviene nel frantoio aziendale, un Alfa Laval a ciclo continuo. La produzione di olio si aggira sui 150 quintali all’anno. E nel 2011 si è beccato il secondo all’Ercole Olivario e la “Gran Menzione” al Sol di Verona. Fin qui tutto semplice. Poi scruti la lattina che hai sul tavolo e ci leggi il nome “Poggio al Vento”. Bene. Subito dopo, però, vedi una fotografia dello stesso Giannini che ha in mano una bottiglia di extravergine chiamato “Vipiano”.

L’olio in bottiglia

Vai sul sito aziendale e scopri invece che l’azienda ha sede in una frazione chiamata Vitiano, con la “t”. Allora non ci capisci più niente e interpelli l’interessato.“E’ semplice”, spiega lui. “Siccome anche l’azienda si chiama Vitiano, non potevamo chiamare così anche l’olio, visto che la legge proibisce di registrare i nomi geografici. Pensa che ti ripensa, alla fine la cosa più facile ci è sembrata allora cambiare una consonante, in modo che almeno il suono rimanesse quasi lo stesso”. Ah, ecco. E Poggio al Vento? “E’ lo stesso olio, cambia solo l’etichetta. Ne ho cinque o sei di etichette diverse”, sorride lui. Ma perché? Non si fa confusione? “Che vuole – replica lui, convinto – esportiamo in Germania, Svizzera, Usa, Danimarca, Giappone, Belgio, Olanda. Tutti i rivenditori volevano l’esclusiva. E io non sapevo come fare. Così, per dargliela, ho fornito a ognuno il medesimo olio, ma con nomi diversi. Lo stesso succede del resto qui ad Arezzo, ogni bottega voleva essere l’unica col mio olio sullo scaffale, non volevano concorrenza. E allora io mi sono adeguato: nomi diversi, ma l’extravergine è sempre lo stesso”. Pragmatica decisione all’aretina.Chi voleva una dimostrazione sul campo di cosa voglia dire in toscano “scaglionato”, l’ha avuta. Per la cronaca, comprato direttamente al frantoio l’ilio del Giannini (l’etichetta sceglietela voi) costa 6,50 euro nella bottiglia da mezzo litro e 12 euro in quella da un litro.

Azienda agraria e frantoio Giancarlo Giannini

Località Vitiano 229, 52100 Arezzo

Tel 0575/979599
Cell. 335/333125
Fax 0575/97096

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Un commento

  1. Buongiorno Dottor Tesi,
    vorrei sottolineare l’affermazione del signor Giannini che si tratta dello “stesso olio” quando il Poggio al Vento è un olio a IGP Toscano (sottoposto pertanto a tutta una serie di controlli senza superare i quali non può avvalersi della indicazione geografica) mentre quello etichettato Vipiano è un extra vergine senza indicazione geografica e quindi, come sosteneva un toscano con la tipica arguzia “senza babbo nè mamma”.
    Cordialità
    Francesco Bonfio

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