I Millibandi di Ferragosto: dal Cilento al deserto del Sahara

Millibandi
di Carmen Autuori
Nella cultura contadina più che gennaio è agosto a rappresentare un nuovo inizio, ossia il giro di boa del nuovo ciclo annuale agricolo. È in questo mese che termina la raccolta delle ultime produzioni estive e si dà inizio alla preparazione dei terreni per la semina invernale. Un importantissimo momento di transizione, quasi un tempo sospeso, che porta con sé riti, proverbi e pure piatti tipici.
Emblematico è un vecchio proverbio “si l’annata è ghiuta justa, ci verimmo quant’è austo” che racchiude una sorta di codice non scritto, un contratto agrario vero e proprio che dettava le regole dei rapporti economici tra mezzadro e proprietario del fondo. In altri termini i bilanci si facevano ad agosto quando la natura aveva dato i suoi frutti, in primis il grano, garanzia di sopravvivenza per tutto l’anno. Un’occasione importante, dunque, da festeggiare anche a tavola.
Uno dei piatti tipici del periodo era la pecora alla pastorale in uso soprattutto nel Vallo di Diano, un piatto conviviale tipico delle grandi tavolate che vedevano la partecipazione di parenti ed amici, la maggior parte dei quali emigrati, che tornavano a casa proprio a cavallo in Ferragosto.
Nel Cilento, invece, ad essere protagonisti erano i Millibandi, pasta fresca realizzata con semola rimacinata e uova, ricavata passando l’impasto su una grattugia a fori larghi. Questa pastina veniva poi cotta nel brodo di fianchetto imbottito, una tasca di carne – meglio se di capra – farcita con uova, pane e l’immancabile cacioricotta di capra.

Millibandi in brodo e fianchetto imbottito
I Millibandi li ritroviamo anche in altre zone della Campania e del sud Italia, a variare è solo il nome. Ad esempio, nel Sannio si chiamano Mijjefant, la cui ricetta è stata ripresa dalle cuoche de La Guardiense, mentre Maria Oliveri, scrittrice e ricercatrice delle antiche ricette conventuali siciliane, ne ha trovato traccia nei registri di spesa per l’alimentazione dei monasteri di Palermo con il nome di Millifanti. In quest’ ultimo caso, fermo restando gli ingredienti, ad essere un po’ diversa è la lavorazione: l’impasto viene sminuzzato con i palmi delle mani e cotto nel brodo.
Abbiamo chiesto alla nostra Giovanna Voria l’origine di questa tradizione un po’ inusuale, considerato che la pasta in brodo, nell’immaginario collettivo, è un piatto tipico dei mesi freddi.

Millibandi, Giovanna Voria
<<Sono due i motivi per i quali nel Cilento, ed in particolare a Cicerale, era usanza mangiare i Millibandi in piena estate. Il primo è che il 18 agosto si festeggiava (e si festeggia) San Giorgio per gli emigranti che tornavano a casa, sebbene il calendario indichi la festa il 23 aprile, e per l’occasione non poteva mancare questo piatto. Era un modo per far sentire loro i sapori della propria infanzia, con una preparazione che richiede tempo, cura e ingredienti, come la carne e le uova, preziosi per l’epoca: una sorta di coccola di benvenuto. Ma c’è anche un altro motivo: secondo un antico detto cilentano “aust è cap’ re vierno”, ovvero agosto introduce l’inverno. Naturalmente con i cambiamenti climatici a cui stiamo assistendo ciò non è più valido, ma fino a qualche decennio fa dopo Ferragosto il clima cambiava nettamente, soprattutto qui in collina>>.

Millibandi, il raffreddamento
Un vero e proprio piatto dell’accoglienza, dunque, che Giovanna quest’anno ha preparato insieme ai piccoli ospiti dell’associazione “Piccoli Ambasciatori di Pace” con sede ad Agropoli, ma facente parte di una vastissima rete presente in tutta Italia, che da quasi un ventennio accoglie nel periodo estivo minori Sahrawi, provenienti da una comunità di 250.000 profughi stanziata nel Sahara Occidentale a sud dell’Algeria.

Millibandi, i bambini ospiti dell’associazione Piccoli Ambasciatori di Pace

Millibandi, Giovanna con le bambine Sahrawi

Millibandi, Antonio Giacco, presidente Piccoli Ambasciatori di Pace
<<Gli scopi della nostra associazione sono vari – spiega il presidente Antonio Giacco -, ospitiamo i piccoli del popolo Saharawi per alleviare il grave disagio dei ragazzi nel periodo più caldo e critico dell’anno, per sottoporli a visite mediche di controllo e soprattutto per far vivere loro esperienze del tutto nuove come i bagni a mare, ma anche in piscina. Grazie alla disponibilità di don Nicola Griffo che ha messo a disposizione la parrocchia del Sacro Cuore ad Agropoli, i bambini hanno potuto prolungare il loro periodo di permanenza in Italia. Per loro è tutto nuovo, il cinema, la doccia tutti i giorni, il verde delle nostre montagne. E Corbella con la sua natura incontaminata, la flora lussureggiante, la straordinaria accoglienza di Giovanna Voria che da circa dieci anni ci ospita, i suoi piatti che parlano di autenticità cilentana, è un’esperienza che sicuramente resterà nel cuore dei nostri ragazzi. Quest’anno la loro partecipazione alla preparazione dei Millibandi è stato un momento altamente formativo, a riprova che il cibo è un validissimo strumento di unione e d’integrazione>>.
Ricetta di Giovanna Voria raccolta da Carmen Autuori
- Tempo di preparazione 30 minuti
- Tempo di cottura 2 ore
Ingredienti per 4 persone
- Per la pasta
- 300 g di semola rimacinata
- 2 uova
- Per il brodo
- 1 fianchetto di manzo da circa 800 g
- 300 g di cacioricotta di capra
- 5 uova
- 1 spicchio d’aglio
- 1 mazzetto di prezzemolo
- Pepe
- 1 carota
- 1 costa di sedano
- 1 scorza di formaggio
- 1 cipolla
- 2 pomodori
- Sale
Preparazione
Portate a bollore in una capace pentola l’acqua con tutti gli aromi e dedicatevi alla preparazione del fianchetto imbottito.
Praticate un foro abbastanza largo nel pezzo di carne, mescolate il formaggio, le uova, il prezzemolo, l’aglio tritato grossolanamente e un abbondante pizzico di pepe, non aggiungete assolutamente il sale. Farcite con il composto la tasca, cucite i lembi con un grosso ago e filo per alimenti. Adagiate la tasca nel brodo e fate cuocere per almeno due ore a fuoco dolcissimo.
Una volta cotta, sollevatela dal brodo che provvederete a filtrare, e traferitela in un piatto fondo ricoprendo con un altro piatto e legando il tutto ben stretto in un canovaccio.
Impastate, dopo averla setacciata, la semola regolandovi sulla quantità di uova, dovete ottenere un impasto sodo. Lasciate riposare coperto in un canovaccio per circa 30 minuti.
Trascorso il tempo, passatelo su una grattugia a fori larghi facendo cadere i pezzetti di pasta nella semola. Con l’aiuto di un setaccio, eliminate quella in eccesso.
Cuocete per pochi minuti i Millibandi nel brodo e serviteli accompagnati dal fianchetto imbottito tagliato a fette abbastanza spesse.
Un commento
I commenti sono chiusi.
Grazie di cuore.Il fianchetto di capra imbottito no ma la pastina artigianale purtroppo l’avevo dimenticata forse perché i nostri migranti,per cui si rimandavano le feste patronali al loro rientro ad agosto,hanno passato la mano alle nuove generazioni che difficilmente rientrano ma appena letto ho messo subito a fuoco mia madre alle prese con la gratta “caso”.Sempre puntuale la nostra amata storica ambasciatrice della dieta mediterranea nonchè storica delle antiche tradizioni Cilentane ha sicuramente regalato a questi piccoli esuli un momento di vera gioia.Un plauso particolare a don Nicola che costantemente e spesso sempre con l’ausilio di Giovanna si spende per i poveri e bisognosi.Ad maiora da FRANCESCO