I vini di montagna Grosjean dalla Valle d’Aosta
di Marina Betto
Difficile che i vini della Valle D’Aosta scendano lungo lo stivale d’Italia ma quando succede non bisogna perdere l’occasione di assaggiarli. Hervé Grosjean ha portato a Roma dallo chef Giulio Terrinoni alcuni suoi vini molto interessanti capaci di aprire un mondo quasi sconosciuto e comunque nascosto che cela raffinatezza e qualità. Non solo sci e fontina viene da questa regione italiana al confine con la Francia e la Svizzera ma una viticoltura antica. La famiglia Grosjean, come risulta dall’archivio storico regionale della Valle D’Aosta è presente sul territorio dal 1600, per volere del Duca di Savoia che dopo la peste del 1630 favorì l’inserimento di nuclei familiari dalla Francia per ripopolarlo. I Grosjean, originari della Borgogna, si stabilirono in alcune frazioni dell’Envers tra Chambave e Fènis coltivando la vite per produrre vino sia ad uso familiare che per farne commercio. Nel 1640 c’erano in questo territorio 3500 ettari vitati (oggi solo 470), l’impegno di questa famiglia crebbe fino alla fine dell’800 ma poi con l’unità d’Italia e nel “900 la nascita della ferrovia che collegava al Piemonte le cose cambiarono drasticamente. I fiaschi di vino che venivano dal Piemonte presero subito piede perché più convenienti così la produzione andò scemando sensibilmente. Il nonno Dauphin dopo la seconda guerra mondiale riuscì a dare nuovo slancio all’attività di famiglia, valorizzando i terreni che sua moglie Michelina Cachoz possedeva presso la cascina Creton e Quart e iniziò ad imbottigliare dando così il via ad un’attività sempre più fiorente che oggi è portata avanti dai suoi nipoti, quattro cugini. Rinasce la Vigna Rovettaz, uno dei più importanti Cru della Valle D’Aosta che era stata per anni incolta, si costruisce la seconda e la terza cantina Grosjean che oggi accoglie anche visitatori per le degustazioni, l’enoturismo è infatti uno degli obbiettivi che l’azienda vuole potenziare sempre di più; si organizzano già pic nic in vigna e si sensibilizza l’attenzione del consumatore favorendo l’adozione del filare. Oggi Grosjean produce 172 mila bottiglie di media che rappresentano il 10 % della produzione del territorio valdostano. L’azienda propone 25 vini diversi di cui ho assaggiato qualche chicca come il Montmary Rosé Metodo Classico Extra Brut, la prima bolla di Grosjean nata nel 2015 a base Pinot Nero coltivato a 800 m s.l.m molto fresca e dai sentori tipici del vitigno.
Il Petite Arvine Les Freres 2023 Vallée D’Aoste Doc il bianco valdostano importato dalla Svizzera a metà degli anni “70, in un’epoca in cui era il vino rosso il più richiesto, ma sembra che questo voler andare controcorrente abbia sempre portato fortuna alla famiglia Grosjean. Oggi le vigne hanno più di 40 anni e la linea “Les Frères” è un’accurata selezione delle migliori barriques. Il Petit Arvine fermenta in legno e si affina in barrique francesi da 300 litri per due anni più 12 mesi di bottiglia. Il risultato è un vino espressivo, dai sentori di mela cotogna, lievemente astringente, corposo, da gustare con una vellutata cremosa o con la tipica fonduta valdostana.
Lo Chardonnay Le Vin de Michel 2022 Vallée D’Aoste Doc ha note precise, pulite, tipiche del vitigno. La pietra focaia, il lieve agrume, la freschezza e il volume del vino ci portano subito alla Borgogna. La fermentazione in barrique e l’affinamento sur lie in barrique per 12 mesi favoriscono nel vino un potenziale di invecchiamento abbastanza lungo e una grande evoluzione.
Pinot Noir Vigne Tzeriat 2023 Vallée D’Aoste Doc nasce da vigne piantate nel “66. Il Pinot Noir è una varietà che si acclimata molto bene in montagna e la vigna Tzeriat si trova a 900 metri di altitudine. Una piccola parte viene vinificata a grappolo intero e l’affinamento in tonneaux dura circa 15 mesi. Siamo difronte ad un Pinot Noir che mette in evidenza subito il frutto, la ciliegia accompagna la delicata speziatura che ricorda i chiodi di garofano insieme a refoli mentolati; un vino espressivo, figlio del territorio in cui nasce.
Donnas 2022 Vallée d’Aoste Doc rappresenta il Nebbiolo valdostano, le vigne si trovano vicino al canavese. Il bouquet fiorito di violette, la sua freschezza, il tannino setoso e sottile, la mineralità e la sapidità del sorso sono particolarmente fini.
L’abbinamento con l’agnello speziato proposto dallo chef Giulio Terrinoni ha creato un connubio perfetto.
Fumin Vigne Rovettaz 2010 Vallée D’Aoste DOC con i suoi 15 anni sulle spalle sfodera sentori di ciliegia sotto spirito e cioccolato, è un sorso etereo che addirittura è stato abbinato a piccola pasticceria. Viene vinificato in acciaio senza lieviti selezionati e affinato in barrique francesi per poco più di un anno. La bravura di Hervé Grosjean sta appunto nel produrre vini identificativi del territorio che sanno anche trarre beneficio dal cambiamento climatico dove l’uso del legno è veramente calibrato quasi da sembrare assente (preferisce tostature leggere e il Tonneau rispetto alla barrique).
grosjeanvins.it




