I vini dolci da bere sulla zeppola di San Giuseppe


vini dolci

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di Adele Elisabetta Granieri

I napoletani, noti per la spiccata predilezione per ogni tipo di festa, manifestazione, rito, parata ed ogni altra ricorrenza che preveda l’abbandonarsi alla gioia nell’oblio delle disgrazie, hanno recepito la tradizione delle zeppole dalle “Liberalia” dell’antica Roma, feste in onore delle divinità dispensatrici del vino e del grano, che si tenevano il 17 marzo. In onore di Sileno, compagno di bagordi e precettore di Bacco, si friggevano nello strutto bollente profumate frittelle di frumento e si bevevano fiumi di vino addizionato di miele e spezie.

Come non perpetrare questa goduriosa usanza? E che vino abbinare oggi alla zeppola?

Partiamo dall’assunto che la zeppola di San Giuseppe è fritta.

Perfette le bollicine, la cui effervescenza riesce a bilanciare la grassezza e l’untuosità, inducendo la salivazione e detergendo così la bocca, con una sorta di ri-equlibrio.

Vini rigorosamente non secchi, come da regola ferrea di abbinamento. Bollicine dolci di buona complessità e che non pecchino in freschezza come il Moscato d’Asti “Filari Corti” di Carussin, rifermentato in bottiglia, che profuma di mela renetta, gelsomino e zagara, con delicati sbuffi di mentuccia, ed ha un sorso invitante e succoso; il Moscato d’Asti “Lumine” di Ca’d’Gal, dai profumi di pesca gialla, gelso ed erbe aromatiche, fresco ed appagante al palato; il più complesso “Regina di Felicità” di Cascina Baricchi, Moscato prodotto da una base di ice wines, che sa di bergamotto e frutto della passione, con delicati richiami di fiori di sambuco ed erba fresca ed un sorso di grande armonia ed eleganza. Catapultandoci al Sud più estremo, valido alleato può essere “Shalai” di Vinisola, spumante a base di Zibibbo coltivato sull’isola di Pantelleria, dalle note di agrumi, pesca bianca e salvia, dal sorso accattivante e delicatamente sapido.

La zeppola è fritta, repetita iuvant. Nostro malgrado e per buona pace di quelli che solo a sentir parlare di “fritto” o “strutto” vengono assaliti da improvvisi attacchi di panico, siamo costretti a prenderne in considerazione anche la versione al forno. L’asciutta pasta bignè viene soccorsa dalla crema, ma non necessita di un abbinamento effervescente.

Più adatto un passito, di buona freschezza, affinché la liaison risulti equilibrata e non stucchevole.

Fa al caso nostro il Colli Orientali del Friuli Picolit di Marco Sara, da uve Picolit parzialmente botritizzate, che sa di pesca sciroppata, crema gialla e delicati richiami di genziana e curcuma, con un sorso fresco e di carattere; il Passito di Monte dei Ragni, a base di Garganega, dai profumi di albicocca, noci e miele, avvolgente ma teso al palato; l’orvietano “Calcaia” di Barberani, da uve Grechetto e Trebbiano Toscano botritizzate, dalle note di susina, miele d’acacia e zafferano ed un sorso profondo e suadente.

Nel Lazio è molo consolidata la tradizione del Moscato di Terracina, consigliamo quello, ormai decisamente collaudato, della Cantina Sant’Andrea.

Tornando in terra d’origine, ottima spalla alla zeppola al forno può essere “Sarriano” di Nifo Sarrapochiello, passito a base di Falanghina dai sentori di albicocca secca, fiori appassiti e nocciola siciliana ed un grande equilibrio tra dolcezza e acidità.

Non macano delle opportunità anche in Puglia, in particolare con la grande tradizioni del Moscato di Trani. Molto buono l’”Estasi “di Di Filippo, sia nella versione ferma che in quella di spumante metodo classico, ideale per la zeppola fritta.

Procedendo verso sud, supporto tanto efficace quanto godurioso può essere il Moscato Passito di Saracena di Luigi Viola, da uve Moscatello di Saracena, Guarnaccia, Malvasia e Adduroca, che profuma di agrumi, lavanda e cardamomo, ed ha un sorso ammaliante, dalla freschezza marcante o, ancora, il Passito di Pantelleria “Mueggen” di Salvatore Murana, a base di Zibibbo coltivato ad alberello, dalle note di albicocca, limone candito ed erbe aromatiche, ampio e complesso al palato.

Il nostro invito è provare questi abbinamenti che chiudono in bellezza un pranzo senza correre i rischi degli eccessi di alcol dei distillati e dei liquori. Insomma, regione che vai, vino dolce che trovi per la zeppola di San Giuseppe napoletana.

3 Commenti

  1. Tutto condivisibile ma personalmente credo che, a trovarlo ,il moscato di Saracena sia al top.PS.troppo spesso ci si dimentica di un altro moscato spumantizzato dei Colli Euganei il Fiore D’Arancio che trovo molto versatile in questo genere di abbinamenti.FM

    1. Caro Francesco,
      Ti ringrazio per l’apprezzamento.
      Quanto al Colli Euganei Fior d’Arancio, ho inserito di recente quello dell’azien Monteversa in in un articolo sui vini da abbinare ai dolci natalizi, sempre sul blog di Luciano Pignataro.
      Mi fa piacere se ci dai un’occhiata e mi dici cosa ne pensi!
      Un saluto affettuoso,
      Adele Granieri

  2. Il Moscato di Terracina della cantina Sant’Andrea, buonissimo, e’ secco…”Ben Rye” forever…

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