Il Verdicchio che abita il tempo: Luca Gardini racconta Villa Bucci in una Masterclass al Merano WineFestival


di Angela Petroccione

Nel linguaggio del vino il tempo è sempre stato considerato il cesello dei grandi rossi. Ai bianchi, per decenni, è toccato il destino dell’immediatezza: freschezza, prontezza, consumo rapido.

È in questo orizzonte, nell’Italia degli anni Settanta, che la visione di Ampelio Bucci prese forma come una lieve, ostinata dissonanza. Bucci intuì che quel cesello poteva scolpire anche un Verdicchio, capace, se ascoltato senza pregiudizi, di attraversare il tempo guadagnando profondità, identità e carattere.

Un’intuizione che oggi appare naturale, ma che allora era una devianza poetica, quasi un paradosso. Per annunciarla, spesso iniziava da un gesto sorprendente, aprire una degustazione con un rosso. “Bisogna sempre incuriosire”, ripeteva, perché la longevità non ha colore, ha una visione che la precede.

Al Merano WineFestival quella visione è tornata a vibrare e la masterclass “Il tempo nel calice: un viaggio nel terroir di Ampelio Bucci” ha scelto il registro del racconto più che della tecnica, un salotto di confronto e scambio, non una lezione.

Villa Bucci Masterclass Merano Wine Festival 2025 – Da Sinistra Helmuth KöcherGabriele Tanfani Federico Veronesi e Luca Gardini

La memoria del fondatore, da poco scomparso, lo sguardo di Federico Veronesi che oggi ne prosegue l’opera e l’analisi chirurgica di Luca Gardini hanno composto un dialogo capace di restituire ciò che il Verdicchio di Villa Bucci realmente è, una storia che si eleva nel tempo.

La storia di Villa Bucci: visione, radici e formazione

Siamo a Ostra Vetere, nell’entroterra marchigiano a pochi chilometri dal Mar Adriatico, vicino Senigallia, uno dei territori più identitari del Verdicchio. Per comprendere Villa Bucci bisogna partire dall’uomo che l’ha immaginata.

Ampelio Bucci non era un viticoltore tradizionale, ma un economista bocconiano cresciuto in una famiglia marchigiana profondamente legata alla terra. Quel doppio sguardo, analitico e contadino, razionale e istintivo, ha plasmato il suo metodo.

Da ragazzo attraversa gli anni della mezzadria, assorbendo la disciplina del lavoro agricolo e la convinzione del “non si butta via nulla”, un principio che per lui diventa estetica del dettaglio e misura della cura.

Negli anni Settanta, mentre il mondo del vino guarda ai vitigni internazionali, Bucci intuisce che l’unica vera forza competitiva è l’identità. Decide di puntare tutto sul Verdicchio, allora relegato a un ruolo marginale, e comincia a studiarne le potenzialità con la stessa intensità con cui studiava i mercati.

È in questo percorso che incontra Giorgio Grai, l’enologo più geniale e imprevedibile della sua epoca. Bucci lo riconosce come il maestro capace di trasformare le sue idee in stile. Nasce così il “metodo Bucci”, ascolto, sperimentazione e cultura del suolo.

Dalla Borgogna apprende l’importanza dei micro-terroir, dalle Marche il valore della sapidità, della luce e del vento. E dalle sue botti eterne, grandi legni esausti che non sono semplici contenitori ma memoria viva, l’ultima, decisiva intuizione: la longevità del Verdicchio non è un’eccezione, ma un destino.

Quella formazione bocconiana, che lo portava a pensare in termini di strategia, identità e posizionamento, è la stessa che oggi ritroviamo in Federico Veronesi alla guida della cantina dal 2021. Una coincidenza biografica che diventa continuità naturale di visione, due generazioni diverse, ma la stessa capacità di interpretare un vino non solo come prodotto, ma come racconto culturale.

 

La nuova guida: Federico Veronesi e l’eredità della visione

Federico Veronesi, classe 1992, porta in azienda una prospettiva affine e allo stesso tempo nuova. Come Bucci, arriva dalla Bocconi e dal mondo del design, del retail e dell’estetica applicata al prodotto,
ma soprattutto arriva da una famiglia che ha sempre creduto nel valore dell’artigianalità italiana, declinata nella moda, nella nautica e oggi nel vino.

Il suo incontro con Ampelio avviene a Londra, quasi per caso, durante una degustazione all’aperto. Da lì nasce un dialogo intenso, fatto di visioni più che di tecnica.

La famiglia Veronesi non acquisisce semplicemente una cantina, eredita un’idea e Federico la prende in mano con rispetto, mantenendo il team tecnico, tutelando ogni vigna, preservando le botti eterne, lavorando sull’enoturismo come strumento di cultura. “Nella moda cambiano le collezioni, nel vino cambiano i millesimi – afferma – ma lo stile resta”.

Oggi la transizione si regge su questo equilibrio, continuità nello spirito, evoluzione negli strumenti.

 

La degustazione e le annate secondo Luca Gardini: il tempo come linguaggio del vino

La degustazione si apre con una deviazione che ha il sapore di un gesto teatrale: prima del Verdicchio, arriva nel calice il Villa Bucci Rosso Piceno Tenuta Pongelli 2022 servito freddo. È lo stesso rito con cui Ampelio sorprendeva gli ospiti, iniziare da un rosso “ghiacciato” per disinnescare le aspettative, rompere la linearità della degustazione e accendere l’attenzione. Il blenddi Sangiovese e Montepulciano, nato da vecchie vigne anni Sessanta, è il primo indizio del metodo Bucci, incuriosire prima ancora di spiegare.

Villa Bucci Masterclass Merano WineFestival 2025 – Line Up

Quando arrivano i bianchi, la masterclass cambia tono. Luca Gardini li legge come fossero organismi vivi, partiture di densità, sapidità, tensione. A fianco, Gabriele Tanfani, memoria agronomica della cantina, ricostruisce annate, piogge, calore, tecniche di vigna mutate nel tempo. È un doppio registro, sensazione e storia, bicchiere e terra, che permette di comprendere ciò che rende unico il Verdicchio di Villa Bucci.

Villa Bucci Masterclass Merano WineFestival 2025 – Luca Gardini

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2001 (1,5 L)

Appare subito come un pilastro. La stagione fu più fresca di altre e all’epoca la gestione della vigna puntava ancora sulla concentrazione, selezione dei grappoli, defogliazione, esposizione al sole.

Nel calice tutto questo si ritrova nella densità lenta e compatta, nella materia che aderisce al vetro e cade in blocco sul fondo, omogenea e decisa. In bocca il vino procede come una lama, si allarga e poi si riempie di una sapidità che sembra scolpire il frutto maturo. “Sembra di mangiare un cantalupo col sale” sorride Gardini. È l’annata che vent’anni fa accese i riflettori internazionali sulla cantina e la consacrò nel mondo, e berla oggi significa rileggerne la svolta.

Villa Bucci Masterclass Merano Wine Festival 2025 Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2001

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2009 (1,5 L)

Si vira verso un altro asse. In vigna fu un anno più fresco e piovoso, con un agosto asciutto che portò maturazioni più lente. Nel calice questo si traduce in un vino “che non è leggero ma sottile” sottolinea Gardini, più teso che ampio. Il Verdicchio qui parla con note di cedro, camomilla essiccata, mandorla amara e una sfumatura amaricante tipica dei millesimi più eleganti. La lama acida è continua, più stretta del 2001, una linea che mantiene il palato in trazione costante. È la precisione a emergere, non la forza.

Villa Bucci Masterclass Merano Wine Festival 2025 Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2009

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2016 (1,5 L)

Qui si racconta la nuova era della viticoltura marchigiana. Annata calda, sì, ma sostenuta da piogge decisive e da tecniche di gestione rivoluzionate: non più defogliare per far prendere sole, ma ombreggiare per proteggere e nel calice si vede perché il colore è un oro più caldo, la materia è più ampia. La frutta si sdoppia tra pesca gialla e kiwi, densità e acidità insieme. Arrivano poi pepe bianco, ginger, una spezia luminosa, e quella nota balsamica che segna le annate migliori della cantina. La bocca apre in larghezza, poi si richiude senza mai cedere al peso. “Potenza ed eleganza insieme” dice Gardini, l’annata moderna per eccellenza.

Villa Bucci Masterclass Merano Wine Festival 2025 Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2016

 

Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2021 (1,5 L)

Ancora giovane, è una promessa leggibile. Le tecniche moderne e la gestione attenta di un clima sempre più imprevedibile hanno modellato un vino che già oggi mostra luce, tensione salina, una verticalità che non è definita ma chiaramente orientata. “È un Verdicchio che parla più del futuro che del presente” conclude Gardini,
una finestra sul domani.

Alla fine, ciò che la verticale di Villa Bucci ha mostrato è semplice e radicale, il tempo non migliora il Verdicchio, lo rivela, e in quel rivelarsi, annata dopo annata, c’è la voce più autentica di Ampelio Bucci, un’idea che ancora respira, cresce, parla e oggi, nelle mani di Federico Veronesi quell’idea non è memoria, è continuità viva.

Villa Bucci Masterclass Merano Wine Festival 2025

Un commento

  1. Onore al merito al grandissimo viticoltore e al più grande degustatore di vino che attualmente l’Italia può vantare.Nel nostro “piccolo”nel giugno 2022 alla Fondazione Sommelier sede centrale al Cavalieri Hilton di Roma mettemmo a confronto i vini di Ampelio presente in sala con bianchi di altre cantine altrettanto blasonate:Di Meo Irpinia Andriano e Terlano Alto Adige.Allora la mini verticale di Villa Bucci parti dal 2004 e con multipli di 4 fino al 16 .Sono passati più di tre anni ma i miei appunti più o meno sono sulla stessa lunghezza d’onda riguardo all’ultima annata unica a coincidere con questa degustazione.Cosa aggiungere se non un in bocca al lupo alla nuova propietà con la certezza,come da promessa,che continueranno il lavoro fatto dal fondatore. FRANCESCO

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