Il vino del Vesuvio secondo Casa Setaro


Casa Setaro

Casa Setaro

di Simona Quirino

Ettari vitati: 12
Enologo: Massimo Setaro
Allevamento: Pergola Vesuviana
Composizione chimico-fisica del terreno: vulcanico sabbioso
Produzione kg/pianta: 2kg per pianta
Esposizione vigne: sud
Epoca di impianto delle vigne: 1960
Altezza media: dai 200 ai 450 metri sul livello del mare
Lavorazione del terreno: manuale
Concimi: organici
Trattamenti: biologici
Conduzione: biologica
Lieviti:  selezionati
Mercati di riferimento: nazionale e internazionale
Bottiglie totali prodotte: 70 000
Percentuale di uve acquistate: nessuna
Uve coltivate: falanghina, caprettone, piedirosso, aglianico

Storia

La storia dei vini Setaro è veramente una storia di casa. Da generazioni produttori di vino, la famiglia Setaro ha  da sempre coltivato l’amore per la terra ai piedi del Vesuvio e per il suo vino, trasmettendolo ai figli, ma anche all’esterno, a chiunque avesse il piacere di venirli a trovare. Massimo Setaro ancora oggi accoglie chiunque come fosse un ospite di casa sua che, non a caso, si torva proprio nella sua azienda vinicola. Non c’è differenza per lui tra casa e lavoro. Il lavoro è tutto il suo tempo, quel tempo che in questo modo non sottrae alla sua famiglia, sempre al fianco suo e della sua passione. La stessa con cui racconta tutta Casa Setaro, dal logo ai suoi vini. Il logo è un Vesuvio visto dall’alto perché, dice “ero stanco della retorica delle cartoline del Vesuvio frontale” e, allo stesso tempo,  sembra un occhio “ quello della magna Grecia che ha a che fare con le radici del posto e le radici sono importanti”. Proprio per questo si offende quando sente parlare male di Napoli. La sua è una narrativa positiva, proprio come lui.

Vitigno

Il vitigno, situato nel Comune di Trecase, è a piede franco come tutta l’area del Vesuviano, senza innesto su piede americano. Radici, quindi, che penetrano direttamente nel terreno, il quale si estende su dodici ettari vitati, coltivati a mano, in regime biologico. C’è la pergola vesuviana e l’esposizione delle vigne è tutta a sud, con un’altezza variabile dai 250 ai 400 metri sul livello del mare. L’uva è quella più tipicamente vesuviana come Caprettone e Piedirosso e a questa si aggiunge anche Falanghina e Aglianico, sul Vesuvio, però, a piede franco.

Casa Setaro

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Vini

Tranne il don Vincenzo, tutti i vini di Massimo sono in purezza, quindi Caprettone 100% per lo spumante, ottenuto rigorosamente col metodo classico, e per il Lacryma Christi bianco; Piedirosso 100% , invece, per il Lacryma Christi rosso e rosè.

Casa Setaro

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Il Don Vincenzo, il vino rosso riserva che porta il nome del papà di Massimo, oltre al Piedirosso, ha anche una percentuale di Aglianico e fa un passaggio in botte. Massimo, però, ci svela: “prossimamente presenterò due nuove referenze, entrambe con maturazione in anfora, una da uve Caprettone e l’altra da Piedirosso; sono la realizzazione di un progetto che seguo da anni e che ora finalmente arriva in bottiglia”. L’anfora è uno dei simboli che più ricorda il passato antico di queste terre vicine agli scavi di Pompei e di Ercolano, mete di milioni di turisti all’anno.

Casa Setaro

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Conclusioni

Parlare di Casa Setaro in termini di connubio di tradizione e innovazione non basta. Massimo Setaro è qualità del terroir, altamente vocato alla viticoltura, ed è anche “esperienza di vino”. Non a caso negli ultimi anni l’azienda si è aperta a visite e degustazioni di turisti ed appassionati locali. Da qualunque parte del mondo vengano, gli ospiti si sentono a loro agio perché Massimo è capace di riunire al suo tavolo tutti. Allettando i palati con i suoi vini e con le sue bruschette condite con olio extravergine d’oliva della casa oppure con il mezzo pacchero al pomodorino del piennolo e basilico fresco. Come Alessia, sua figlia, una bimba vispa e curiosa che è riuscita durante la nostra visita a fare, nel frattempo, amicizia con una bimba giapponese e che, non sapendo come comunicare con lei, ha trovato nel disegno un modo per stare insieme. Perché c’è sempre la chiave giusta per avvicinarsi all’altro. A casa Setaro, si chiama vino.