In memoria di Nicola Trabucco: la verticale di Falerno del Massico Rapicano


Cantina Trabucco, Carinola (CE)

Corso Vittorio Emanuele, 1

Telefono: 327 611 7364

Danilo Trabucco Cantina Trabucco

di Antonella Amodio

Una sala piena di bicchieri e ricordi a Presenzano, Agristor Le Due Torri. La verticale storica del Falerno del Massico Riserva Rapicano della Cantina Trabucco è stata una seduta collettiva di memoria per Nicola Trabucco, guidata da suo figlio Danilo, 28 anni, che quel testimone l’ha raccolto troppo presto dopo la scomparsa di suo padre nel 2017. Cantina Trabucco e il Gruppo Le Due Torri insieme per ricordare uno degli interpreti più significativi dell’enologia campana contemporanea, autore della rinascita qualitativa del Falerno del Massico. Nicola, agronomo con le scarpe nelle vigne importanti, aveva iniziato il suo cammino al fianco di Riccardo Cotarella, tra le realtà prestigiose della Campania, da Fontana Galardi in poi. Negli anni il Falerno era diventato quasi un’estensione del suo carattere: ne è stato tecnico, custode, e per molti “padre” del Falerno del Massico. Un uomo dell’Ager Falernus, tanto da creare nel 2003 la sua cantina a Santa Croce di Carinola e produrre il vino che parlasse di lui. Una serata dove le annate del vino, insieme alla moglie Maria e ad amici che lo hanno conosciuto, si sono inseguite alla cieca raccontando il professionista e l’uomo, una visione e un futuro.

Silvio Passariello

«Nicola che ha saputo guardare lontano» ha raccontato il padrone di casa del ristorante Agristor Le Due Torri, Salvio Passariello, aprendo così la degustazione con un aneddoto in cui il Rapicano è una traccia tangibile della sua esistenza, contribuendo a portare il Falerno del Massico fuori dai confini italiani, con una forza di visione che pochi avevano compreso all’epoca.

Giuseppe Ventriglia e Nicola Trabucco

Giuseppe Ventriglia

A condurre la verticale alla cieca è stato Giuseppe Ventriglia, direttore e sommelier di Agristor Le Due Torri, che fuori ordine cronologico ha messo insieme le annate 2004, 2006, 2010, 2015, 2018 e 2021. Il Rapicano, 95% Aglianico e 5% Piedirosso, nasce dalla “vigna Alessandro” situata a 250 m s.l.m. su terreno vulcanico. A seguire, l’affinamento di 12 mesi in acciaio, poi 12/14 mesi in barrique e 24 mesi in bottiglia nella grotta di tufo situata a 9 m sotto terra. Nel calice si evidenziano le scelte fatte negli ultimi anni: vigneti spostati in collina per ottenere vini più snelli ed eleganti, e tecnologia più avanzata dal 2015, con vinificazioni più precise, presse automatiche e macerazioni più brevi. Sono dettagli tecnici che hanno un impatto immediato sullo stile, e il bicchiere lo racconta senza bisogno di sottolineature.

Falerno del Massico Riserva Rapicano Cantina Trabucco

Dal 2004 al 2010: Nicola Trabucco

Le annate di Nicola Trabucco — 2004, 2006, 2010 — confermano quella mano sicura: potenza, struttura, profondità, puntando a vini destinati a sfidare il tempo. Cercare alla cieca la 2004 (la prima annata in assoluto di Rapicano è stata la 2003, un vino “test” di Nicola Trabucco) tra vini che sembravano coetanei non è stato facile. Un millesimo buono per la viticoltura, all’insegna della “normalità”, con un’estate non eccessivamente calda, giuste precipitazioni e una vendemmia lunga e tranquilla. Il vino, senza cedimenti di colore, gioca di opulenza. La 2006 è stata generosa e calda e il Rapicano lo racconta nella forza espressiva e nell’intensità del sorso che palesa un corpo notevole. Il 2010 non è stato né troppo caldo né troppo freddo: perfetto e di grande equilibrio. Ed è questa la prima annata in cui si sperimenta la fermentazione in tronco conico, un metodo avanzato per ottenere vini “puliti” e stili delicati. Il bicchiere lo racconta e il Falerno, per quanto strutturato, ha un altro passo: meno concentrato e più orientato alla nitidezza olfattiva.

Dal 2015 al 2021: Danilo Trabucco

La storia di Danilo è meno lineare e molto più coraggiosa.
La 2015 è stata la sua annata più difficile: un vino “a quattro mani”, iniziato da Nicola e completato da lui, con poca esperienza ma una responsabilità enorme. È un punto di passaggio, il ponte tra due epoche. Nel bicchiere il vino è cupo, quasi ostico. L’andamento climatico nel territorio del Falerno ha portato quantità. La 2018 è il primo Rapicano interamente firmato da Danilo, dove si intravede già la sua direzione: più eleganza, più freschezza, più slancio aromatico, nonostante l’annata inusuale e non del tutto equilibrata. La 2021, ultimo millesimo uscito, è la sintesi della sua crescita: un vino più sottile, vibrante, dal passo snello. Complice l’ottima annata, il Rapicano, prodotto in un migliaio di bottiglie, porta la firma di un vino moderno e dallo stile contemporaneo.

Falerno del Massico Riserva Rapicano Cantina Trabucco

La verticale del Falerno del Massico Riserva Rapicano ha rivelato la traiettoria di una famiglia che ha saputo trasformare il lascito di Nicola in un motore per il futuro. Danilo si muove nel solco del padre e trasforma l’eredità in trampolino e non in gabbia. Il Rapicano è cambiato? Sì. È rimasto se stesso? Anche. Perché quando due mani diverse scrivono lo stesso vino senza cancellarsi, la storia non si interrompe: si arricchisce. Alla serata hanno preso parte produttori di vino, giornalisti e professionisti della stampa specializzata, da sempre ambasciatori e testimoni del percorso che ha visto il Falerno del Massico tornare al centro dell’attenzione nazionale. Tra coloro che hanno voluto rendere omaggio a Nicola, sono intervenuti lo scrittore e giornalista Luciano Pignataro, Cesare Avenia in qualità di presidente del Consorzio Vitica, e Arturo Celentano, già proprietario di Galardi.

Nicola Trabucco (Foto Campania Stories)

Nicola Trabucco (Foto Campania Stories)

 

Falerno del Massico Riserva Rapicano 2021 in enoteca: circa 23 €

 

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