Kydonia 2002, falanghina a Castelvenere


Nonostante il tempo incerto si fa festa per la vendemmia. Anche qualche amministrazione pubblica si sta muovendo bene in questa direzione, come quella di Castelvenere presieduta da Mario Scetta che, dopo il successo della Festa del Vino, propone domani e dopodomani la full immersion nel comune più vitato della Campania con degustazioni Ais, visite guidate nei vigneti, escursioni nei laboratori di ceramica e dei taralli della vicina San Lorenzello (www.prolococastelvenere.it). Si conclude così la grande estate sannita del cartellone unico con il progetto InNatura di ArtSannio nel quale proprio Castelvenere ha dimostrato di aver fatto passi da gigante grazie alla intesa tra le oltre venti cantine e la Pro Loco diretta da Pasquale Carlo. La centralità logistica e psicologica del piccolo comune è dimostrata anche dalla scelta dell’enologo Maurizio De Simone, impegnato tra Lazio e Campania, di aprire qui il suo ufficio di consulenza vitivinicola. Molti produttori insistono convinti sulla Barbera, in zona da alcuni decenni e su cui si stanno facendo approfondimenti, io penso però che l’identità su cui si possa da subito costruire un futuro commerciale sia costituita senz’altro dalla Falanghina e dall’uva Agostinella di cui qualcuno ha iniziato la vinificazione in purezza. Il vitigno bianco da noi tanto amato matura su queste colline tappezzate dai vigneti tratti di assoluta eleganza e al tempo stesso di buona longevità. Come dimostra la Kydonia 2002 dei fratelli Assini provata durante una cena a Giravento, l’agriturismo creato da Serena Bova e Alessandro Hachfeld a Melizzano, ulteriore presidio agricolo del riscatto della campagna sannita che in un fazzoletto di chilometri offre ormai infinite possibilità a un’ora di auto da Napoli: Mesogheo a Melizzano, Mustilli e l’Ape Regina a Sant’Agata, Torre Gaia a Dugenta, Frangemili e La Vecchia Trainella a Guardia, Masseria del Procaccia a Solopaca. Tutto ruota attorno alla splendida cucina del Foro dei Baroni a Puglianello. Vino, olio, formaggi, taralli, carni, persino la birra a Faicchio: un distretto enogastronomico di tutto rispetto. Kydonia ha dimostrato ancora una volta l’incredibile capacità della falanghina beneventana di sfidare il tempo: al naso sentori di frutta bianca, il legno ben equilibrato anche se Angelo Pizzi è riuscito a prendere meglio le misure con l’annata 2005 tra poco in commercio, in bocca ha buona freschezza. Flora dei Pentri 2002, Facetus di Fontanavecchia 2000, Vigna del Monaco di Ocone 2002, la Falanghina di Devi 2001, ora Kydonia 2002: dalla fase indiziaria siamo ormai a prove certe della possibilità del terroir sannita di offrire bianchi di struttura e di buon invecchiamento. A questo dunque penseremo, durante il fine settimana di festa a Castelvenere.