La Savona – Sanremo, le canzoni e il sole di Flavio Costa
di Fabrizio Scarpato
Ci sarà pure un motivo perché da questa parte nascono i fiori.
Piovono nubi basse sul Levante, ma dopo la duecentesima galleria spunta il sole. Savona non è ancora Riviera dei Fiori, ma sicuramente è Ponente e si difende, diffusa di giallo.
Inforco gli occhiali da sole e all’altezza di Capo Mele entro in trance agonistica: esco scalpitando dalla strada automatica e mi fiondo verso il mare, sull’Aurelia. Ecco Arma di Taggia: Gianni Morandi ci fece il militare ai tempi del latte della mamma e dell’amore con Laura Efrikian. Ne è passato di tempo, son passati i Beatles e i ragazzi, mentre i Rolling Stones son ancora qui.
Ma chemmifrega di Morandi, son qui che fremo tra i palmizi: ho paura di perdermi l’attacco del Poggio. Eccolo, sulla destra, secco e stretto, il plotone in fila indiana, i big a succhiare le ruote per guadagnare la posizione migliore prima dell’apnea. Vorrei girare, farmi i tornanti e lanciarmi nella discesa tra le serre di gladioli, ma farlo in macchina pare brutto, una mancanza di rispetto. Proseguo, faccio il Poggio idealmente, scatto sul falsopiano prima della chiesetta e d’improvviso mi ritrovo giù, catapultato nel verde di via Cavallotti, tra il parco e villa Nobel. Solo Merckx arrivava quaggiù da solo e non lo riprendevano più. La esse della fontana e entro in via Roma, il rettilineo d’arrivo, quello vero, quello storico.
Il mito lo faccio a piedi: c’è gente eccitata dietro un cancello che dà su un brutto cortile con scale antincendio, nei negozi, guarda un po’, vecchi dischi quarantacinque giri di Gianni Morandi, ancora lui. L’arrivo è laggiù. Prendo una “creuza ” in salita che mi porta in mezzo alla folla, tra tavolini all’aperto, passeggi, assaggi, cioccolato, fari, passerelle, tappeti rossi e la facciata molto anni cinquanta del teatro Ariston. Cacchio, c’è il Festival. Con Morandi, ma tutti aspettano Belen. Belìn.
A proposito di mutande: si segnala un improvvisa alta densità di gioiellerie. Infatti ecco il Casinò.
Torno sulla via Roma, in leggera salita: aveva ragione Cipollini “…alla fine entri in via Roma. Entrare in via Roma è qualcosa di mitico. Esci dal sole, entri nel buio, e guardi in fondo al rettilineo: c’è una piazza dov’è posto l’arrivo, e lì c’è il sole.”
Proprio così, anche oggi c’è il sole. Caldo, giallo. Come la crema di zucchette trombette, seppie al nero e scorzette di limone candite: oggi non potevo mangiare che quella, e non saprei dire se è stata luminosa come il sole, ma certamente quella crema scaldava il cuore. Mare e terra, equilibrio affatto ligure, neri e imprevisti cerchi concentrici, ghirigori nel giallo puro, a legger presagi tra la sapidità della seppia e l’esito dolceamaro del limone candito, da rincorrere, da incontrare per caso, citrino, in fondo, sul finire del racconto.

Crema di zucchette trombette, seppie al nero e scorzette di limone candite (L'Arco Antico di Savona, chef Flavio Costa)
C’è davvero il sole nei piatti di Flavio Costa, segnati di tutte le sfumature del giallo: l’ocra delle paste e l’arancio nelle gemme di salmone, il rosso di un uovo scamiciato, perso in una spuma color avorio, e la vaniglia, affumicata con tabacco da pipa, fino all’oro dei babà accarezzati dal chinotto.
Tutto il sole che vuoi, tutto il sole nella clorofilla dei campi, gialli di sottili zucchine e verdi di croccanti asparagi di Albenga. Tutto il sole del mare, dolce e salato di astici, di seppie e di triglie. Tutto il giallo di una creatività fine ed elegante, di una ricerca che è equilibrio e personalità.
Proprio così, dopo l’ennesima galleria spunta il sole, e ravviva le palazzate di Lavagnola, estremo lembo di Savona: sulla piazza oblunga c’è l’Arco Antico, e ti rassereni.

Cannolo croccante, cioccolato, vaniglia e tabacco con gelée al single malt (L'Arco Antico di Savona, chef Flavio Costa)
Sarà una crema dorata, sarà la Classicissima, forse una canzone, ma oggi gira così: la radio passa Renato Zero, “i migliori anni della nostra vita”. Vai a squarciagola, nella primavera anticipata. Lungo la strada esondano bellissimi alberi di mimosa già in fiore. Gialli.
Un commento
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No, sono in discesa. Forse la Cipressa, difficile e pericolosa, ma non decisiva. Comunque in discesa, senso del dinamismo, della scoperta, della creatività tra le serre e gli olivi. Giallo.