Tenuta Scuotto a Lapio: non solo Fiano, è ottima anche per i vini rossi


Tenuta Scuotto. Adolfo Scuotto

di Francesca Pace

Quella che potrebbe sembrare una battuta, detta a tavola, qualche giorno fa, è in realtà una grande verità. Così come è una grande verità il fatto che il Fiano Oinì di questa azienda sia tra i migliori in circolazione. E non perché lo dica io che sono la Signora Nessuno, ma sì lo dico anche io, sicuramente però lo dicono le carte dei vini nei ristoranti che frequento, che lo annoverano spesso e volentieri. Evidentemente un motivo c’è.

Questa famiglia di visionari gioca un campionato a parte. Nonostante le statistiche vadano tutte a favore dei bianchi, dalla beva facile, loro calano in tavola, è il caso di dirlo, le carte, o meglio, le bottiglie pesanti.

A proposito di statistiche, secondo il report del International Organisation of Vine and Wine (OIV) in Italia il consumo di vino rosso è diminuito del 30,6% mentre quello di vino bianco è cresciuto del 10% nello stesso arco temporale. Specularmente, nella grande distribuzione organizzata (si segnala che la quota volumetrica del vino rosso è passata dal 54% nel 2009 al 49% nel 2023, mentre il bianco è aumentato dal 40% al 45%.

In Italia dunque si assiste a una tendenza chiara verso i vini bianchi e, più in generale, verso tipologie più fresche, meno strutturate, più “facili” da consumare. I vini rossi, specie quelli strutturati e “tradizionali”, stanno perdendo quota sia per quanto riguarda il consumo quotidiano sia per ciò che riguarda la pura preferenza. Tra le cause c’è sicuramente un cambiamento di gusti, la stagionalità, le leggere preferenze verso la freschezza, un abbinamento più agile, ma sopratutto se si parla di pairing, in molti stanno preferendo una scelta scelta alimentare per lo più vegetale o comunque più esile nel gusto.

Tenuta Sciotto-Wine line

Per tutti questi motivi tecnici la scelta di Tenuta Scuotto sembra alquanto coraggiosa, ma sì sa, only the brave, diceva qualcuno.

Da queste considerazioni è nata la voglia di fare due chiacchiere con Adolfo Scuotto.

Tenuta Scuotto – La degustazione

E dunque, sembra che Scuotto sappia fare anche i vini rossi?

«Sì, è qualcosa che, diciamo, è stato un po’ più difficile, almeno a livello temporale, affermare quest’altra verità incontrovertibile, per cui all’azienda piace fare dei vini che siano identitari, che siano espressioni del territorio, ma che poi rappresentino la nostra filosofia. A seconda del vitigno, che qui è sicuramente un vitigno autoctono, quindi indigeno del nostro territorio, ci approcciamo sempre con lo stesso spirito, quello di cercare di ottenere vini dalla grande eleganza, dal grande equilibrio gustativo-olfattivo, e che siano sicuramente vini memorabili, memorabili nel senso che lascino comunque un ricordo, un ricordo di unicità, di differenziazione, magari rispetto a tanti altri vini che ci sono già sul mercato.»

 

Qual è l’excursus dell’azienda?
«L’azienda nasce nel 2008, con un’idea chiara: quella di fare dei vini buoni, benché venissimo da tutt’altro settore. Siamo nel territorio elettivo del Fiano, siamo a Lapìo, e qui addirittura possiamo autenticarci con doppia denominazione. Ma nonostante ciò, per far capire qual è appunto l’approccio dell’azienda, abbiamo deciso di non prendere in considerazione questo territorio per i vini rossi, ma ci siamo spostati su un altro territorio, perché per noi ovviamente ogni territorio è elettivo di una tipologia, quindi è rappresentativo nello specifico di una tipologia di uva, e nel nostro caso per il Fiano non abbiamo dubbi, restiamo a Lapio, ma per l’Aglianico, per noi ci sono zone molto interessanti che rappresentano al meglio questo vitigno: e una di queste è Mirabella Eclano, dove siamo presenti, ma anche Paternopoli, Taurasi, sono le zone che noi elettivamente preferiamo nella scelta per realizzare questo tipo di vino.»

Tenuta Scuotto-Taurasi

Oggi abbiamo messo in comparazione quattro vini, se tu li dovessi descrivere con un aggettivo, con una frase, come li identificheresti?
«Allora, siamo partiti dall’Aglianico: quello è veramente per me il vino quotidiano, cioè il vino che io posso bere senza preoccuparmi di cosa devo mangiare, dici in quel momento: voglio un bicchiere di vino rosso, ok, io bevo quello.
Il secondo vino era Redo, e Redo rappresenta per me più un messaggio che, oltre che un vino, un messaggio che volevo dare al mondo dei well-over: che esiste la possibilità di coniugare eleganza e forza. Io spesso, quando penso a Redo penso ad un culturista che balla sulle punte, quindi danza classica, quindi questa è l’immagine che ho di questo vino. Per quanto riguarda Taurasi, Taurasi è, come dire, è l’orpello sulla gamma di un’azienda che favino in Irpinia, è quel vino che deve essere anche ambasciatore del territorio, e chi più del Taurasi può essere ambasciatore di un territorio così vocato come l’Irpinia. Se dovessi descrivere il Taurasi oggi come oggi, lo definirei “il gigante buono”.

Tenuta Scuotto-Stilla Maris

Per quanto riguarda Stilla Maris, è la follia visionaria, cioè continuare a, come dire, a spingere su un concetto di unicità, particolarità, per il fatto di aver spinto un vino che non abbia un’annata, perché è un blend di più annate, ed esce come vino da tavola, ma è il vino più caro della gamma della nostra azienda, è perfettamente in linea con la follia, ma più che follia è più filosofia aziendale.»

 

Tra dieci anni come vedi l’Irpinia?
«La vedo sicuramente più consapevole, più consolidata sulle sue posizioni ma la vedo e mi auguro ancora più accogliente: per me l’accoglienza è un concetto che va al di là di quello che abbiamo fatto oggi. Immagino quindi un luogo dove incontrarsi per condividere alla pari opinioni, parlare di vino, parlare col vino, e poter regalare questa esperienza immersiva ad una platea più ampia, quindi dando la possibilità anche di vivere esperienze, a livello di
hospitality, come pernottamento, quindi m’immagino una Tenuta Scuotto come una sorta di spa del vino, un resort.»

 

E invece il mondo del vino come evolverà?
«Siamo in un momento molto particolare… ci sono nubi all’orizzonte, per cui fare una proiezione da ora a 10 anni secondo me è abbastanza illusoria come ipotesi. Io posso dire che se non cambiamo qualcosa nella comunicazione, se non ci sarà anche un cambiamento di approccio e di impostazione da parte dei vari attori nel settore vitivinicolo, e qui purtroppo devo rivolgermi sia ai miei colleghi produttori — che sembrerebbero predisposti al cambiamento — ma soprattutto al trade, cioè a chi poi vende e rivende il nostro prodotto, probabilmente deve iniziare a lavorare meglio sul discorso delle visite, deve fare più ordine: trovo liste di vini in cucina molto affollate, di prodotti che si sovrappongono, che poi generano la cannibalizzazione gli uni con gli altri, rotazioni basse di magazzino, difficoltà economiche. Ovviamente puoi onorare tutti i fornitori e investire un po’ di più sulla figura del comunicatore del vino in sala, perché è un ruolo che può fare la differenza, lo dicono i dati: una persona che parli di vino, e che sia in grado di proporre, promuovere e invogliare il consumo, fa di fatto, vendere più vino. Anche io da consumatore: se trovo una persona alla vendita particolarmente gentile, che magari mi esalta caratteristiche di un prodotto che possa essere alimentare o no, probabilmente riesce anche a far passare qualche barriera e rendermi più propenso all’acquisto. Se aspetto che la persona sia seduta al tavolo scelga un vino, probabilmente oggi come oggi è un po’ più difficile. Tutto questo poi si riversa sull’aspetto fondamentale che è l’aspetto economico. Oggi l’Italia ma un po’ tutto il mondo staattraversando un periodo di recessione economica e forse probabilmente ancora dobbiamo vedere l’effetto principale, secondo me siamo ancora sulla punta dell’iceberg. Perciò anche rivedere i prezzi in carta, abbassandoli, secondo me sarebbe una scelta saggia»

 

Se dovessi puntare su uno dei tuoi vini, quale sceglieresti?
«Con me vinci facile: punto su Oinì perché ci sono legato anche affettivamente. A Oinì, (quel bambino sono io) sono così grato perché che mi ha aiutato ad accelerare il processo di affermazione sul mercato. Se non avessi avuto Oinì avrei impiegato forse il doppio degli anni. E poi è tutta la nostra idea di vino condensata in un vino: c’è un po’ tutto, quindi un vino che fosse buono, piacevole, ma che avesse anche potenzialità di evoluzione, che fosse un vino da collezione, quindi un po’ tutto concentrato, che piacesse un po’ anche a tutti, quindi al neofita e poi al super-esperto. Quindi Oinì è sicuramente il vino che mi rappresenta di più.»

enuta Scuotto – Oinì

Perché ha convinto tutti?

« Dal mio punto di vista ha convinto tutti perché è già l’approccio che fa la differenza nel prodotto. Quando la passione è il fine e anche il mezzo che ti guida, il risultato è tangibile. Sono una persona sensibile: chi si avvicina al vino fondamentalmente è una persona sensibile, se non è una persona sensibile non può cogliere che c’è qualcosa che va oltre il vino. C’è un rapporto molto importante tra il produttore e il vino che lo trasferisce e lo condivide con tutti coloro che vogliono ancora emozionarsi davanti a un calice di vino.»

 

Scheda del 3 novembre 2016

Eduardo Scuotto, titolare della Tenuta

Eduardo Scuotto, titolare della Tenuta

di Francesca Faratro

La storia della Tenuta Scuotto è recente, ma i livelli qualitativi sono sicuramente buoni, riconosciuti ormai da più di una guida specializzata.

Il logo dell'azienda

Il logo dell’azienda

Siamo nel cuore irpino, a Lapio, la patria del fiano di Avellino e di altri vitigni campani.

La vigna e il monte Tuoro

La vigna e il monte Tuoro

E’ proprio qui, in un territorio semplice, baciato dal sole ed immerso nella natura, che Eduardo Scuotto, napoletano di nascita, ha deciso di metter su nel 2009 la propria azienda.

Tenuta Scuotto, Visuale della Tenuta

Tenuta Scuotto, Visuale della Tenuta

Impegnato nel settore fotografico, ha comprato un edificio che affaccia sul monte Tuoro, comprensivo di appezzamenti terreni e vigne circostanti. Il sogno era ben chiaro sin dall’inizio: produrre un vino che facesse la differenza, un prodotto nuovo ma specialmente elegante.

Decisivo, per Edoardo e il figlio Adolfo, l’incontro con l’enologo Angelo Valentino.

Adolfo Scuotto

Adolfo Scuotto

La proprietà è divisa in tre livelli e negli anni ha subito una forte evoluzione ed un notevole ampliamento. Al primo piano la dimora di famiglia, al secondo la cantina con una sala degustazione con annessa cucina ed al terzo, la struttura nata nel 2013 destinata all’affinamento, all’etichettatura, all’imbottigliamento e agli uffici e con il laboratorio scientifico.

Tenuta Scuotto, La cantina

Tenuta Scuotto, La cantina

Tenuta Scuotto, Le botti alsaziane dove affina Oi Nì

Tenuta Scuotto, Le botti alsaziane dove affina Oi Nì

Tenuta Scuotto, La cantina di affinamento

Tenuta Scuotto, La cantina di affinamento

La famiglia Scuotto ha voluto sin dall’inizio puntare in alto, proprio per dare al prodotto l’unicità per diventare un riferimento nel settore vinicolo in termine di qualità e stile. Per seguire questa linea qualitativa, sono state acquistate moderne macchine per la produzione come la pressa ad azoto e progettate cantine costantemente termoregolarizzate , consentendo alle uve una pressatura soffice e una minore quantità di solfiti aggiunti nel vino.

L'archivio di Scuotto con le diverse annate

L’archivio di Scuotto con le diverse annate

-“Dietro una bottiglia di Tenuta Scuotto si cela un determinato stile di vita, quello per il quale il vero piacere, ed il vino è un piacere, non vuole avere compromessi sulla qualità”- queste le parole di Adolfo durante la nostra visita.

Tenuta Scuotto, La sala degustazioni

Tenuta Scuotto, La sala degustazioni

Le etichette prodotte dall’azienda sono attualmente sei, composte da quattro tipi di uve ed un totale di 35.000 bottiglie all’anno.

  • FIANO: uve del vigneto di proprietà adiacenti alla tenuta – Lapio;
  • AGLIANICO: Paternopoli;
  • GRECO: Santa Paolina;
  • FALANGHINA: Benevento;

L’icona riportata sulle bottiglie, raffigura un volto su pietra, ritrovata durante i lavori di ristrutturazione dell’azienda.

Dallo scorso settembre il vino è distribuito in esclusiva da “Vino & Design” su tutto il territorio nazionale.

Resta ancora un po’ di attesa per l’ultima novità, degustabile dal prossimo anno: “STILLA MARIS”, un Taurasi con uve aglianico super selezionate ma di questo ne riparleremo.

LA DEGUSTAZIONE:

  • FIANO DI AVELLINO – 2013

(13,5% alc.) Fermentazione in acciaio a 12°, affinamento su fecce nobili poi in bottiglia.
Il risultato è un Fiano di colore giallo oro con una massima concentrazione sul fondo. Alla bocca è fresco, ben bilanciato e poco spigoloso, con prevalenti sentori di ananas.

Tenuta Scuotto, Il Fiano

Tenuta Scuotto, Il Fiano

  • OI NI’ – 2013

(14,5 % alc.) Fiano, con un nome che deriva dalla classica espressione napoletana con la quale un padre chiama il figlio, proprio per sottolineare l’attesa che ci è voluta per metterlo al mondo.
E’ un vino che conserva l’eterna giovinezza, la concretizzazione del sogno di Eduardo nell’incontro con l’enologo Angelo Valentino.
La fermentazione in botti alsaziane per 12 mesi va completata con un’ulteriore affinamento in bottiglia per altri 6 mesi.
Il colore è giallo paglierino con riflessi dorati.
Al naso c’è la pesca bianca disidratata con importanti note fumè e di frutta secca.
Al gusto è fresco e caldo allo stesso tempo, corposo e sapido. Un vino questo pulito ed elegante, fino alla fine.

Tenuta Scuotto, Oi Ni'

Tenuta Scuotto, Oi Ni’

  • TAURASI 2011

(14% alc.) Taurasi ottenuto con uve di prima scelta, di colore rosso rubino carico.
Al naso vengono subito fuori i profumi della frutta rossa, in prevalenza l’amarena sciroppata con tocchi di tabacco e liquirizia.
Il vino è tannico e setoso, diverso dagli altri Taurasi ed unico nel suo sapore.

Tenuta Scuotto, Il taurasi

Tenuta Scuotto, Il taurasi

Dopo sette anni l’azienda continua a scrivere la sua storia, lo fa con discrezione in giro per il mondo, con piani di marketing, pubblicità e comunicazione. La famiglia intera ha trovato in un angolo di Irpinia e nei suoi filari, un luogo di approdo per le idee, un piccolo Paradiso dove materializzare in un bicchiere il sogno di sempre.

 

Tenuta Scuotto
Contrada Campomarino, 3
83030 Lapio (AV)
Tel. 08251851965 / 3928344625
www.tenutascuotto.it
[email protected]
[email protected]

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.