Le mie origini: Macchialupa a San Pietro Irpino di Chianche


La Chiesetta di San Pietro in Chianche

di Alessandro Marra

Sulla brochure scaricabile sul sito internet dell’azienda si legge: “La cantina Macchialupa è situata dove di giorno esiste un silenzio solenne e misterioso, ed il clima è salutare: asciutto d’inverno, fresco e ventilato d’estate”.

Confermo assolutamente e sottoscrivo. Direte, l’hai visitata? Sì, in un certo senso… Cioè, non proprio nelle vesti di enoturista (come sempre più spesso mi capita), o meglio non solo. Piuttosto come persona legata intimamente a quei luoghi. I miei avi paterni vivevano a San Pietro Irpino e tuttora ci abitano mia nonna e mia zia. Mio padre è nato lì. I miei fratelli ed io ci siamo cresciuti, lì si riunisce la famiglia nelle grandi feste e nelle occasioni importanti.

San Pietro Irpino è una frazione di Chianche (e Chianche è uno degli otto comuni del greco di Tufo), uno sparuto gruppo di case disposte ai lati dell’unica strada – via Roma – che parte dalla piazza antistante la Chiesa (nella foto sopra) e attraversa tutto il borgo, un centinaio di metri in tutto, sino a casa di mia nonna. A sinistra della chiesetta, sulla strada che conduce al cimitero (e più in là a Sant’Angelo a Cupolo, paese in provincia di Benevento), c’è l’azienda di Giuseppe Ferrara.

Ci si conosce tutti. Poche anime. In molti non abitano più lì ma ci tornano ogni tanto. Non un bar, non un circolo, non un supermercato. Non c’è nemmeno l’ufficio postale: quello più vicino si trova a Bagnara, frazione di Sant’Angelo a Cupolo, che si raggiunge percorrendo la strada che scende dal lato destro della Chiesa. San Pietro Irpino è un’appendice della provincia di Avellino nel mezzo di quella beneventana: più facile raggiungere Bagnara di quanto non lo sia Chianche, molto più veloce raggiungere il capoluogo sannita che Avellino.

Giuseppe Ferrara ha fondato l’azienda nel 2001 con l’enologo Angelo Valentino. Non lo conoscevo di persona, pur “sapendolo di vista”, come spesso diciamo dalle mie parti… Conoscevo meglio suo figlio con cui spesso, nonostante fosse più piccolo di noi, i miei fratelli ed io abbiamo giocato, soprattutto nei periodi che trascorrevamo dai nonni per studiare. Andiamo in ritiro – scherzavamo noi – perché li si stava bene: nessuna distrazione, pace assoluta, niente adsl, ricezione scarsa per i telefonini.

Dicevo, non conoscevo Giuseppe né i suoi vini anche se a casa il greco si beveva spesso. Poi, tre anni fa, mentre mi aggiravo per i padiglioni della Campania a Vinitaly, ecco sbucare suo figlio. Ciao, che fai qui?, dissi io. Sono con papà, la sua risposta. C’erano anche i vini di Macchialupa. Macchia e lupa: la fitta vegetazione boschiva circostante e l’immagine simbolo – anche calcistica – dell’avellinese.

A essere onesti, ho sempre preferito il fiano d’avellino prodotto dall’azienda, quello “base” e non la selezione Le Surte. Discorso diverso per il greco di Tufo 2009 che stavolta mi ha convinto. Cristallino e d’un bel paglierino, pure intenso, nel bicchiere. Lineare e molto definito per i profumi che attaccano sulle note citrine e virano, poi, sulle sensazioni minerali del terroir (450 metri sul livello del mare e forti escursioni termiche) e sui gialli sentori della ginestra adagiata sulle colline tutt’intorno. Fresco e sapido in bocca, con la frutta secca protagonista indiscusso tra gli aromi retro-olfattivi e una persistenza netta, di una certa soddisfazione. Un bianco che possiede già un discreto equilibrio e promette bene.

E con un buon prezzo, tipo 7-8 euro se non sbaglio. Chiedete a mia zia, è lei di solito che lo compra. La bottiglia a cui ho tirato il collo io a Ferragosto, invece, è stata un omaggio di Giuseppe Ferrara dopo la mia breve visita in cantina.

Località San Pietro
Tel. e fax 0825.996396
[email protected]
www.macchialupa.it

Enologo: Angelo Valentino
Ettari: 7,5 di proprietà
Bottiglie prodotte: 130.000
Vitigni: aglianico, fiano di Avellino, greco di Tufo

8 Commenti

  1. Bei posti, Alessandro. Posti dove il tempo sembra si sia fermato, ci si sveglia al mattino per svolgere i riti quotidiani del lavoro in vigna, la” merenda” a mezzodì (altro che merenda, un pasto vero e proprio, spesso anche abbondante e con un buon bicchiere di vino ad accompagnarlo), la ripresa del lavoro, fino a buio, la cenetta, ancora un buon bicchiere e infine il momento più tranquillo della giornata : una sedia davanti alla porta, un sigaro sulle labbra e vedere …chi passa. Tu che vivi a Milano, Alessandro, pensi che un milanese capirebbe questo modo di vivere? Giuseppe Ferrara e Angelo Valentino ci hanno impiantato un gioiellino d’azienda in questi posti! Diversamente da te, il Greco di Macchialupa mi aveva già convinto prima dell’annata 2009, la 2007 e la 2008 erano, all’uscita, solo un po’ più chiuse. Sii orgoglioso delle tue origini, Alessandro!

  2. Lo sono, Lello, lo sono!
    Purtroppo – parlo dei greco 2007 e 2008 – non ho potuto provarli a distanza di qualche tempo perché, ahimè, i miei ne fanno uso piuttosto immediato e largo… ma la prossima volta che vado a trovare mia nonna magari riesco a recuperarli in azienda.
    Quanto al “way of life” irpino dubito anch’io che il milanese riesca a coglierne il senso profondo…
    E con questo ho svelato anche le mie origini per parte di padre… Per le origini “materne” mi riesce difficile trovare un’azienda vinicola a Busto Arsizio :-D

  3. Caro Alessandro, aziende vitivinicole nel varesotto sono come le mosche bianche: pochissime. E poi come denominazione locale non hanno niente a parte i Colli di Ronchi che vale zero. Eppure non siamo molto lontani dall’Oltrepò Pavese, dalla Valtellina, dalla Franciacorta e dal Gardesano, ove insiste una viticoltura di qualità, come tutti sanno. Puoi rimediare ,comunque con delle ottime bottiglie in alcune enoteche di Busto come Rossodisera di Renato Pucci a Via Solferino, nei pressi di Piazza San Giovanni, di fronte alla Cattedrale, oppure da Oscar a via Fedele Cavallotti. O se ti vuoi spostare di poco puoi andare a Gallarate in Via Luigi Borghi, nei pressi dela stazione FS , all’enoteca Sogno di…vino di Raffaele Del Sorbo (un campano trapiantato là da anni), oppure a Varese in Via Matteotti, vicino alla Cattedrale di San Vittore, all’enoteca Bianchi. Fammi sapere. Abbracci.
    P.s.: dal 15 settembre prossimo vedi che sarò a Gallarate presso l’enoteca Sogno di…vino ad organizzare serate di degustazione di vini campani, nazionali e internazionali. Se vuoi contattarmi sarò lieto di ospitarti. la mia e-mail è: [email protected]. Ciao.

    1. Grazie delle dritte, Enrico. In effetti il Varesotto ha solo un’IGT che si chiama Ronchi Varesini…
      Piuttosto volevo cercare di ironizzare su Busto Arsizio che è città industriale e basta.
      E grazie dell’invito! Ti contatterò

  4. Ciao Alessandro Macchilipa fà ottimi vini da diversi anni. Conosco Giuseppe Ferrara ela sua serità. Ti consiglio di degustare anche il suo Fiano.Ciao

I commenti sono chiusi.