Magliocco dolce e magliocco canino. Report di sette aziende del Pollino


di Sara Marte

Né un solo nome né una sola terra: è il Magliocco. C’è “un senso locale del vino, così come ancora oggi lo conosciamo che si consolida nel periodo in cui si afferma la Calabria arroccata, quella dei paesi presepi”citando il professor Vito Teti dallo splendido volume Il Gaglioppo e i suoi fratelli di Librandi. Così, stretto stretto, avviluppato al territorio, con i suoi mille nomi ecco i magliocco che abbiamo conosciuto nel “Pollino Tour “.

Complesso presentarlo giacché molta confusione è stata fatta in vigna. Qui in Calabria tecnicamente incontreremo il Magliocco canino e il Magliocco dolce. Dritto dritto da qui si dipana un grappolo di nomi territoriali: Maglioccolone, Magliocco Rotondo, Nocera (per il magliocco canino) Arvino, Castiglione, Catanzarese, Gaddrica, Greco nero, Guarnaccia, Lacrima, Maglioccuni, Mangiaguerra, Mantonico nero, Marcigliana, Merigallo, Nera di Scilla, Petroniere (per il magliocco dolce). Pare comunque intuitivo dire che, più sinonimi una varietà abbia, maggiore sia stata, almeno in passato, la sua diffusione ed in più territori della Calabria che gli hanno quindi regalato i diversi appellativi.

Nicodemo Librandi sorridente in vigna (foto di Sara Marte)

Il merito di una certa chiarezza sul piano della conoscenza è certamente da legare ad Antonio e Nicodemo Librandi. Furono tra i primi a credere nella necessità di studio, recupero e selezione, raccogliendo i campioni e codificandone l’origine. Così proprio nel bel volume menzionato, si chiarisce con dettaglio non solo un  percorso eno-storico-territoriale dei vitigni principali e minori, ma ci si districa attraverso gli ingarbugliati intrecci tra sinonimi dello stesso vitigno e omonimi, analisi e sviluppi tecnici.

Attraverso le nostre bottiglie scopriamo dunque cosa questo Pollino ha da offrire e quale accento ha il Magliocco, qui Lacrima, giacché, arrivato in bottiglia, numerose sono le possibilità che parli la lingua del produttore, del territorio e quasi mai del bere banale.

Vignaioli del Pollino: E’ una forte realtà esistente nel cuore del Parco nazionale del Pollino dal 1968. I vigneti sono su terreni di medio impasto a un’altezza di 450 metri s.l.m. Si occupa dell’azienda principalmente Natale Braile con l’aiuto dell’enologo Mario Ronco. Due le bottiglie che giungono a noi per questa degustazione. Cominciamo con il Rosato, Pollino DOC 2010, Ceraso, Lacrima nera per il 90% e magliocco canino. Bello il colore, chiaro e vivace. La frutta si mischia a sentori di erbe di campo per un naso intenso e ben fuso. Al palato è caldo ma ben equilibrato da un’ottima freschezza e una buona sapidità che lo rendono agile e scattante. Bella struttura, buona persistenza. Un bicchiere che dà proprio sfizio. Vignaioli del Pollino “Harè” Pollino Superiore DOC 2005. In albanese questa parola significa felicità! Affinamento in carati di rovere per dieci mesi e sosta in bottiglia per metà giro d’anno. Vendemmia a metà ottobre. Il naso è un bel sentire. E’ composto, intenso, speziato, profumato. Note Terrose e una ciliegia succosa, sentori boisè, erbe mediterranee, la liquirizia in bastoncino e anice. La bocca ha una sapidità e freschezza piacevolissimi. Struttura seppure di bella presenza non appesantita. Un bel bicchiere elegante, buono ora e anche tra qualche anno.

Bellusci 2010 rosato Anche qui la tradizione familiare ha una lunga storia. Oggi si occupa dell’azienda Rossella Bellusci ancora aiutata dal papà Enzo che si prende cura delle vigne. Sono 18 gli ettari vitati. L’enologo dell’azienda è Claudio Fuoco. E’ la nostra unica bottiglia dalla componente internazionale: bicchiere dalla voce riconoscibile fatto da magliocco assieme al cabernet. Il colore è ciliegioso, pieno di luce. Il naso ha un peso non indifferente con una buona complessità di note ematiche, cassis e ancora la rosa e sul fondo erbe aromatiche e spontanee. Al palato il tannino leggero ma percepibile si unisce alla freschezza e alla sapidità abbastanza presenti. Non troppo lungo ha il pregio di attraversare la bocca lasciandola pulita, fresca, profumata di frutta e fiori.

Cantine Gallicchio campione di vasca, magliocco. Le cantine Gallicchio sorgono a Saracena e si sviluppano su circa 17 ettari di vigneto, dove convivono magliocco, cabernet, merlot, malvasia, chardonnay, greco bianco e moscatello. I tipici terreni argillosi di medio impasto sono ad un’altezza di 650 metri sul livello del mare. Si occupa dell’azienda, cui fa parte anche un bell’agriturismo, Rina Carputo. La mia bottiglia  è un Lacrima 100%. Non la troverete sul sito della cantina perché è venduto sfuso sul territorio. Campione di vasca, lasciato un po’ assestare nel bicchiere riconosciamo una bella spinta di frutto croccante, erbette e toni ferrosi. La bocca è un tripudio di freschezza e sapidità ed al contempo un tannino giusto di quelli che te lo ritrovi alleato solo se l’uva la sai fare. E’ un bicchiere equilibrato e coinvolgente. Pare proprio abbia tutto ciò che ci si aspetta da un magliocco fatto bene. E’ tra i miei preferiti. Che egoisti a non imbottigliarlo!

Magliocco Tenute Ferrocinto Calabria IGP 2010 Tenute Ferrocinto è la linea “alta” della Campoverde. Il suo magliocco è il primo vino e vigneto tutto biologico della bella e moderna cantina. Un occhio di riguardo al territorio e una grande spinta imprenditoriale suggeriscono quest’azienda come simbolo di buon lavoro e vini dall’ottimo rapporto qualità prezzo. Sede a Castrovillari, il corpo principale dei vigneti è di 45 ettari, su una bella terra rossa di medio impasto con forte presenza di ferro e magnesio. Federico e Luigi Nola, assieme all’enologo in sede Stefano Coppola ci accolgono nuovamente in azienda con la solita cura. Portiamo a casa questa bottiglia che si conferma pronta, insomma da bere adesso. Solo acciaio si esprime con sentori fruttati, con quella ciliegia succosa e una sussurrata eco erbacea che lo mantiene in linea con il senso del magliocco ma che lo lascia comunque più raffinato ed elegante rispetto alla comune espressione. Abbastanza morbido e lungo. Bel bicchiere.

Casalnuovo del Duca Pollino DOC 2008 Pur essendo formalmente un’azienda nuova, la famiglia Spata-Armentano, con l’aiuto dell’enologo Claudio Fuoco, vanta una storia familiare nel vino dalle antiche radici. Lo testimonia la presenza dell’azienda al centro di Frascineto, borgo che si chiamò storicamente proprio Casalnuovo del Duca. 20 sono gli ettari di vigneto posti a 500 metri s.l.m. Proviamo questo magliocco canino 100% che trascorre 3 mesi in barrique. E’ una 2008 potente. Ha un naso rustico, erbaceo e vegetale, penetrante, lunghissimo e persistente. Non è un vino facile, certamente pieno di territorio, anzi terragno. E’ decisamente un magliocco maschio e di struttura.Feudo dei Sanseverino Lacrima Nera 2007:  Comincia tutto nel 2001 con Maurizio Bisconte e poi, con l’aiuto del fratello Roberto nel 2004 le prime bottiglie. Cantina notissima per il suo Moscato di Saracena, crede fortemente nei vini del territorio e così si dedica al Lacrima Nera in una doppia versione: in blend assieme a guarnaccia e malvasia ed in purezza, come la nostra bottiglia in degustazione. Vendemmia tardiva e soggiorno in barrique per almeno un anno. Il frutto è in primo piano con la sua amarena, seguito dal tipico tono erbaceo e così le erbe aromatiche. Seguono le spezie ed un tenore tannico di una certa forza accompagnato da una buona acidità che lo proiettano verso un sano invecchiamento. Vino preciso.

Ancora uno sguardo verso le vigne di Magliocco (foto di Sara Marte)

Archidero IGT Calabria vendemmia 2006 Azienda Agricola Archidero  Per il 90% da uve magliocco, troviamo poi  malvasia nera e pagadebit che come dice testualmente Peppuccio Alia “non si sa come ci sia finito”. Se lo conosceste, immaginereste anche il tono tra il solenne e il giocoso con cui l’ha detto.  Peppuccio si occupa di ristorazione, la Locanda di Alia è un vero punto di riferimento non solo a Castrovillari, dove ha sede. Il vino, 6 mesi in legno, si presenta molto gradevole. Ha bei profumi fruttati e un segnale di diffidenza nell’aprirsi che è solo momentaneo perché, man mano che sosta nel bicchiere si esprimono più immediati la marasca, note di chinotto, sentori fumé assieme a percezioni terrose. Si fa poi speziato con un po’ di fiori e note balsamiche e ancora pepose.Il palato è un po’ speziato ed ha tannino presente.

Hanno, questi magliocco, un palato di territorio, affermandosi a voce grossa con un’uniformità varietale e sviluppandosi comunque come unici. La grandezza di un vero autoctono. Istruzioni per l’uso: Non adatto a palati pigri e assopiti o ancora volubili alla moda della regione di turno. Questa è materia di Calabria.

10 Commenti

  1. Dalla Calabria è in questi termini che bisogna parlare. Vitigni autoctoni, piccole aziende e realtà che si impegnano a dimostrare che si può fare bene. Sa cosa mi ha colpito? Che tra i suoi vini preferiti c’è un vino non imbottigliato. Non lo conosco ma l’idea di un prodotto così che viene compreso “senza etichetta” è un segnale che la mia terra può crescere dal piccolo. Grazie per il bel report.

    1. Interagire con questa terra e imparare pian piano a conoscerla è più facile se passi attraverso gli occhi di lchi la ama, come i viticoltori o chi prova a comunicare il bello e il buono come Giovanni Gagliardi, o magari , proprio come dice lei, per natura… guardi le cose “senza etichetta”. Grazie a lei.

  2. Harè è una bottiglia che conosco molto bene. E’ un vino per me, molto sofisticato. Ho avuto l’impressione che fosse oltre il tempo. L’ho provato pochi giorni fa, aperto per cena con amici. magari io non sono così esperto da poter indicare questo o quel sentore, ma mi piace riscontrare che almeno un po c’ho preso data la sua bella degustazione. Un saluta da un Calabrese purosangue!

    1. Beh ! delle volte non si hanno le “parole del vino” ma uno ci prende lo stesso perchè il palato c’è! Mi piace come la definisce “oltre il tempo”…mi sa che ha anche le parole!
      Un saluto

  3. Grazie per averci fatto conoscere meglio una regione enologicamente (e non solo purtroppo) sempre un pò bistrattata. In futuro ci potrai aggiornare anche sull’area più meridionale della regione (Reggio, Bova, Pellaro, Palizzi etc.), ancor più sconosciuta ai più?
    Complimenti e grazie ancora!

    1. Grazie mille Valerio. Non sai che desidirio, curiosità e passione mi muovono verso la conoscenza delle zone del vino che come giustamente dici tu sono bistrattate. A piccoli passi proverò a imparare sempre di più , condividendolo certamente.
      Ti abbraccio

  4. La cosa che mi ha colpito è il linguaggio. Ho capito un po’ chi, dove, come e quando di un vitigno, per me poco esperta di calabria, meno noto rispetto al gaglioppo. L’ho capito con semplicità e chiarezza. Grazie mille .
    Sa , Di Feudo dei Sanseverino conosco ovviamente il moscato, di cui ho letto l’altro splendido report ma non sapevo del Lacrima Nera. Devo provvedere con qualche bottiglia, con quale mi consiglia di cominciare?

    1. Beh! Tra quelle del Pollino qui selezionate puo’ prendersela comoda con un bel Ferrocinto e poi la versione rosato di Cantine del Pollino. Man mano va sul legno e sui pezzi fortemente locali…Le eviterò la solita frase “non sono mai abbastanza per consocere davvero un vitigno”..insomma uno da qualche parte deve pur cominciare! E’ bello che Lei desideri farlo.
      Grazie mille per il complimento di “semplicità e chiarezza”, apprezzo molto.

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