Mangiare cibi scaduti? Quando sì e quando no


cibi scaduti – immagine tratta da www.linkiesta.it

di Sara Cordara*

A quanti di voi è capitato di mangiare cibi scaduti involontariamente e sopravvivere? A ciascuno di voi, ovviamente. Premettendo che è sempre meglio consumare gli alimenti entro la data di scadenza indicata sull’etichetta, è anche vero che quando si tratta di scadenza dei generi alimentari bisogna fare le dovute differenze: i prodotti non degradano tutti allo stesso modo. Gli alimenti che indicano sulla confezione la dicitura “Da consumarsi preferibilmente entro”, significa che possono essere consumati anche alcuni mesi dopo quella data.

Resistono di più all’invecchiamento e mantengono la loro commestibilità oltre il termine previsto, a discapito però di un progressivo decadimento delle caratteristiche organolettiche (sapore, aroma, colore, friabilità, profumo) e di quelle nutrizionali (contenuto di vitamine, antiossidanti e sali minerali). Gli alimenti in questione sono: pasta, riso, biscotti secchi, conserve, alimenti in scatola, bibite, olio. Per fare un esempio, l’olio extravergine di oliva andrebbe consumato entro 12-18 mesi. Con il passare del tempo va incontro a processi di ossidazione, che determinano l’aumento dell’acidità e l’irrancidimento dei grassi.

Indipendentemente dalla data di scadenza, qualsiasi alimento che presenti variazioni di colore, consistenza, odore, sapore non deve essere assolutamente consumato. Medesimo discorso per confezioni arrugginite, bombate o rigonfie. Il discorso differisce per tutti gli alimenti molto deperibili come latte fresco, yogurt, latticini, pasta fresca, cibi preconfezionati, carne, uova e pesce. In questi casi superare il termine di scadenza, indicato con la dicitura “Consumare entro”, seguito dal giorno e dal mese, può anche comportare seri rischi per la salute, dovuti alla crescita e moltiplicazione di batteri e muffe, alcune volte innocui, responsabili in particolare del cattivo odore dei prodotti.

In altri casi si possono sviluppare delle tossine altamente pericolose. Per esempio, il latte fresco pastorizzato ha una scadenza di 6 giorni dal trattamento termico e per motivi igienico sanitari non deve essere consumato oltre questa data.

Ma quali sono effettivamente questi rischi?
Le alterazioni a cui va incontro un alimento dopo la scadenza sono dovute allo sviluppo di microorganismi come salmonella, staphylococcus aureus e clostridium perfrigens. Possono determinare intossicazioni o tossinfezioni alimentari, a seconda che producano o meno una tossina. I sintomi sono quasi sempre gastrointestinali, come dolori addominali, nausea, vomito, diarrea, disidratazione e in alcuni casi febbre.

Con la cura adatta si risolvono nel giro di alcuni giorni, ma nelle persone più deboli come gli anziani o i bambini molto piccoli possono creare seri problemi. Esiste un batterio che più di altri sta causando molti morti negli Stati Uniti, ed è il clostridium botulinum responsabile del botulismo, un’intossicazione alimentare provocata dall’ingestione di alimenti nei quali è presente la tossina prodotta dal batterio.

I cibi in questione sono soprattutto la carne e il pesce in scatola, i salumi, le conserve (soprattutto quelle casalinghe) e i vegetali conservati sott’olio. La sua presenza nell’alimento viene sospettata se al supermercato notate un rigonfiamento del coperchio. Il batterio può anche moltiplicarsi mantenendo quasi inalterate le caratteristiche esterne. Importante, quando si fa la spesa è rispettare la catena del freddo utilizzando borse frigo per il trasporto della borsa a casa, evitare di lasciare gli alimenti al caldo, conservare correttamente i prodotti, riponendoli in modo razionale nei diversi scaffali e scomparti del frigo.

Spronata dalla mia innata curiosità, qualche mese fa decisi di utilizzare il social network più popolare e cioè facebook, ponendo la seguente domanda: “ A quanti di voi capita o è capitato di mangiare volontariamente o involontariamente dello yogurt scaduto?”. Con mia sorpresa ottenni 50 feedback (30 da donne e 20 da uomini). Saranno i difficili tempi di crisi economica che stanno affliggendo il nostro Paese, o che le persone sono più attente a qualsiasi spreco (anche quello alimentare), ma la risposta più frequente emersa dal mini sondaggio è stata: “ Mangio spesso lo yogurt scaduto da alcuni giorni, in maniera totalmente conscia, e lo getto solo se diventa acido ”.

Tra le risposte più insolite c’è chi mi ha scritto che una volta scaduto, utilizza lo yogurt per fare delle torte o delle creme/lozioni per la bellezza di viso e capelli. La mia opinione è sempre quella di munirsi di una bella lente d’ingrandimento e di leggere con attenzione quando un prodotto scade. In alternativa, se desiderate riciclare alcuni cibi ormai scaduti ricordatevi che lo yogurt è perfetto per lucidare l’ottone in appena 10 minuti; il latte per rimuovere le macchie di vino, mentre il burro è fantastico per quelle di caffè e di cioccolato, solo se prima lo avete messo nel congelatore e poi utilizzato. La crisi che sta investendo il mondo intero ci spinge ogni giorno a intraprendere comportamenti non sempre consoni (come il consumo di alimenti scaduti), ma a mio parare non c’è n’è bisogno.

Fondamentale è evitare gli sprechi cambiando qualche piccola abitudine, come comprare con criterio e quanto basta, cucinare con attenzione, acquistare dai produttori locali e imparare a consumare gli avanzi senza storcere il naso. Solo se si riescono ad applicare questi consigli, in poco tempo si otterremo risultati notevoli, come il risparmio di denaro e un’alimentazione migliore.

 

*Nutrizionista – specialista in scienza dell’alimentazione

www.nutrizionismi.it