Mettiamo un punto: sono cittadino onorario di Taurasi


TEMA

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IL CONSIGLIO COMUNALE DI TAURASI
riunito il 25 maggio 2023

DELIBERA

1) La premessa narrativa costituisce parte sostanziale del presente atto;
2) Di rendere nota la volontà dei cittadini titolari di aziende vitivinicole e associazioni, in accordo con l’Amministrazione Comunale, di conferire al Dott. Luciano Pignataro, nato a Salerno il 02.06.1957, la “Cittadinanza Onoraria” per la seguente motivazione:“Quale riconoscimento del suo impegno nella promozione dei vini irpini, in particolare del Taurasi, e per la sua costante attenzione al territorio taurasino, che gli ha consentito di raccontare la nascita delle aziende presenti sul territorio e il loro costante sviluppo tramite una cronaca professionale, attente e imparziale”
3) Di conferire la “Cittadinanza Onoraria”, al Dott. Luciano Pignataro, nato a nato a Salerno il 02.06.1957, per la motivazione sopra riportata:
4) Di disporre che il presente atto venga pubblicato nell’Albo Pretorio on-line di questo Comune ai sensi dell’art. 32, comma 1, della legge 18.06.2009 n. 69;

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SVOLGIMENTO

Non ci sono parole per descrivere la mia emozione per un atto pubblico solenne che sintetizza trent’anni di lavoro, di degustazioni, di visite, di amicizie incrollabili, di passioni, di sogni realizzati e speranze da giocarsi ancora nei prossimi anni.
Nel nostro lavoro di professionisti non conta mai quello che riceviamo, bendì quello che seminiamo e che spesso viene raccolto da altri. Ma naturalmente un riconoscimento di tal fatta fa enormemente piacere. In poche parole si sintetizza qualcosa in cui ho sempre creduto: le enormi potenzialità agricole e vitivinicole della Campania e del Sud.
Molti mi chiedono come ho cominciato: in modo molto semplice e che consiglio a tutti,  specializzandomi nel 1987 in qualcosa che non interessava a nessuno, l’agricoltura, pur essendo l’asse portante dell’economia del territorio e la base di qualsiasi civiltà.
Ho sempre creduto alla necessità di un riequilibrio della narrazione gastronomica e agroalimentare senza nessuna nostalgia borbonica o, peggio, campanilismo. Ma definire l’Artusi e il suo ricettario tosco-emiliano il padre della cucina italiana ignorando il Corrado (che due secoli fa ha anticipato i temi moderni della cucina vegetale) e Ippolito Cavalcanti (che racconta le basi della cucina italiana moderna) significa sbilanciare una parte importante della storia gastronomica del nostro paese.
Quando ho cominciato in questo settore dovevo sentire frasi del genere “Mettete troppo pomodoro ovunque”, “fate anche vino al Sud?”, le guide specializzate arrivavano sino a pagina 900 in Toscana e le altre ultime cento erano dedicate al resto d’Italia. Poi le cose hanno cominciato a girare diversamente soprattutto grazie a internet che se, ha portato tanti problemi, ha consentito di resettare la narrazione enogastronomica italiana senza dover sottostare alle regole editoriali di mercato, ma solo alla energia espressiva dei protagonisti.

Vivere e lavorare costantemente controcorrente, in politica come in gastronomia, è stata una condizione esaltante per me. Subire i pregiudizi e ribaltarli regala una forza psicologica inenarrabile, una motivazione fortissima, solo sei sei donna che mi stai leggendo puoi capire cosa voglio dire. Quelle domandine del tipo: ma dove prende i soldi quel pastificio,  chi finanzia le aperture di quel pizzaiolo etc etc che ti accompagnano tutta la vita e che tu non ti sogneresti mai di fare a chi fa azienda in Piemonte o Lombardia. Quelle accuse di essere un camorrista. Una volta un giornalista Tv famosa mi chiese a quale clan apparteneva una famosa catena di pizzerie, “è di un fondo inglese” risposi pensando fra me e me, non è che poi sia tanto meglio ;.). E il “pizzaiolochevuoleesseresempreprimo” accusò di camorra un suo collega che gli dava fastidio. Nascono così gli storytelling.
Ecco cosa c’è dietro la soddisfazione per un riconoscimento del genere, che ho già vissuto con la cittadinanza onoraria di Cetara nel 2011, il riconoscimento del Comune di Pollica come ambasciatore della Dieta Mediterranea nel 2017 e l’attestato della Federico II per la mia attività nel 2018. Il fatto che non bisogna mai mollare, andare avanti dritti per la propria strada se si crede in qualcosa. Tutti i giorni, festività comprese.

Narrare chi non è mai stato raccontato, non cercare altre legittimazioni se non da chi ti legge e dal tuo editore: queste sono state e sono le coordinate professionali che mi sono dato e che mi hanno aperto una prateria enorme che finalmente adesso comincia ad essere popolata da tanti giovani narratori, degustatori, produttori di vino, pizzaioli, sommelier, cuochi, comunicatori, sicuramente più preparati di me e della mia fascia generazionale e che costituiscono l’impasto di un futuro possibile per il nostro Paese che proprio nella diversità, come è scritto nella richiesta preparata dal professore Luigi Petrillo all’Unesco  per il riconoscimento della Cucina Italiana come Patrimonio dell’Umanità, ha la sua originalità e la sua forza per sopravvivere alla omolgazione e alla globalizzazione. Questo significa evitare nei fatti la sostituzione etnica che ossessiona la destra: non è una questione di geni, ma di capacità artigianali e culturali. Né potrebbe essere diversamente in questo meraviglioso pontile gettato nel Mediterraneo dal Padreterno in cui si sono incrociati decine e decine di popoli nel corso dei secoli, e per tanti secoli ancora.
In questo cammino ormai vicino ai 40 anni mi sono ritrovato accanto persone straordinarie dai cui ho appreso e apprendo tanto, poi, come sempre accade, c’è chi ha ceduto allontanandosi, per mancanza di ritmo, per banale gelosia, per piccoli interessi, per calcolo personale facendo da sponda ad altri e non sempre manifesti interessi. Niente paura, è la vita. Un segnale di successo indiscusso. Ora lì guardo tutti andare fritti alla foce del grande fiume della vita verso il mare dell’anonimato senza trovare una sola traccia del loro passaggio se non qualche inutile e infantile post rancido e rancoroso.
Il riconoscimento di Taurasi è per me anche un momento di tirare le somme, fare un bilancio e guardare con serenità e ottimismo al futuro.
Grazie a questa bella comunità che mi accoglie. Cercherà di essere degno di tanto onore.

3 Commenti

  1. Un consiglio.Ai cittadini onorari si da la chiave della città.Personalmente credo che quella delle cantine sarebbe altrettanto se non di più gradita.Stupidate a parte è senza piaggeria credo che non solo il premio sia meritato ma arrivato se vogliamo anche in ritardo visto il grande lavoro quasi in solitario che Lucianone ha fatto per il sud e la Campania vinicola che come sappiamo,non me ne vogliano gli altri,ha il cuore in Irpinia.PS Anni fa in un commento su questo blog lanciai l’idea che ora mi permetto di rilanciare a chi si occupa di numeri di cercare di quantizzare economicamente il lavoro fatto da Pignataro a favore del vino gastronomia prodotti di eccellenza ecc della nostra amata terra.Ad maiora semper al Gran Capo e buona estate a tutti i santi bevitori di vini Irpini FRANCESCO

  2. Complimenti,Dispiace, proprio in questi giorni annotare la stroncatura,quasi in toto dei vini a denominazione Taurasi da parte di uno storico portale enogastronomico. Sono rimasto sorpreso,perchè alcuni giudizi li ho trovati del tutto immotivati.Forse da semplice amatore e consumatore non sono abbastanza esperto?

  3. Complimenti,
    sicuramente la passione, la conoscenza, la dedizione, l’apertura mentale ti hanno portato a questi risultati!
    Carpe Diem

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