Montevetrano: il mito di Silvia Imparato


Silvia Imparato e il suo Montevetrano

Silvia Imparato e il suo Montevetrano

Azienda Agricola Montevetrano
Via Montevetrano, 3
84099 San Cipriano Picentino (Sa)
Tel. 089 882285 – Fax 089 882011
[email protected]www.montevetrano.it

Ettari vitati: 5
Enologo: Riccardo Cotarella
Agronomo: Riccardo Cotarella
Allevamento e densità di impianto: Guyot e cordone unilaterale. 5.000 piante per ettaro
Composizione chimico-fisica del terreno: Calcareo-argilloso e vulcanico
Produzione Kg/pianta: 1,5 Kg
Esposizione vigne: Tutte le direzioni
Epoca di impianto delle vigne: 1984
Altezza media: 120 metri
Lavorazione del terreno: Strappatura
Conduzione: Convenzionale
Lieviti: Selezionati
Mercati di riferimento: Italia, Usa ed Europa
Bottiglie prodotte: 70.000
Percentuali di uve acquistate: Nessuna
Uve coltivate: aglianico, cabernet sauvignon e merlot

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Montevetrano, la casa padronale

Montevetrano, la casa padronale

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LA STORIA

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Metà anni ’80, la fotografa professionista Silvia Imparato frequenta un cenacolo di giovani appassionati di vino che si riuniscono presso l’enoteca Roffi Isabelli a Via della Croce a Roma, poco distante da Piazza di Spagna e Trinità dei Monti. Del gruppo fanno parte, oltre a Silvia, Daniele Cernilli, Luca Maroni, Renzo Cotarella, Remy Krug e tanti altri personaggi della spensierata nouvelle vague capitolina. Tra i tanti argomenti di carattere culturale che vengono trattati, si beve e si parla anche di vino e Silvia timidamente accenna ad una sua proprietà di famiglia  nella campagna tra i Colli Salernitani, dove vorrebbe sperimentare una piccola produzione di vino, anche se qui non è mai esistito un background vitivinicolo di qualità. Chiede a Renzo Cotarella, già affermato enologo, se la può seguire in questa sua avventura, almeno per capire se vale la pena di continuare a cullare qualche flebile speranza. Renzo ne parla al fratello Riccardo che visita il posto e suggerisce a Silvia come operare in quel territorio ancora vergine, cominciando ad impiantare specie varietali internazionali come il cabernet sauvignon ed il merlot, lasciando i pochi filari di aglianico ed estirpando nel contempo quelli di barbera, piedirosso e nero di Troia. Ecco, di lì a poco sarebbe nato il mito del Montevetrano (vino ed azienda che prendono spunto dall’omonimo castello costruito su una collina che domina la proprietà), uno dei migliori vini al mondo! La prima vendemmia fu fatta nel 1991 con poche bottiglie da regalare ad amici e parenti e nel 1993 fu deciso di commercializzarle con esiti stupefacenti. Subito arrivarono premi e riconoscimenti da tutta l’Italia e dall’estero con un successo esponenziale senza fine, che a distanza di oltre vent’anni per fortuna non conosce soste ed ancora continua.

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LE VIGNE

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Cinque gli ettari vitati di proprietà, collocati in una conca riparata e protetta dai Monti Picentini. Una zona molto ben areata, esposta sia ai venti di mare che a quelli freddi e secchi dei Picentini e del massiccio  del Terminio.

Montevetrano, il vigneto

Montevetrano, il vigneto

Sono state impiantate nel 1984, su un terreno argilloso-calcareo e con connotazioni di origini vulcaniche, con il sistema a guyot e parzialmente a cordone unilaterale.

Montevetrano, il terreno argilloso-calcareo

Montevetrano, il terreno argilloso-calcareo

I vitigni internazionali mostrano di acclimatarsi molto bene.

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I VINI

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Montevetrano, la bottaia

Montevetrano, la bottaia

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Montevetrano Colli di Salerno Igt

Montevetrano Colli di Salerno Igt

Montevetrano Colli di Salerno Igt

Uve: cabernet sauvignon, aglianico e merlot
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Bottiglie: 30.000
Prezzo: 45,00 euro in enoteca

Occhi attenti e vigili per godere un colore rubino lucente e vivo di un vino che è semplicemente un capolavoro ed un fuoriclasse assoluto. Al naso frutto purissimo, che ricorda more, ribes ed amarene, poi note floreali di viola e di rosa e ad aggiungersi a sussurri speziati. Sorso ricamato da un tannino di grande finezza, che fa da prodromo ad un appeal aromatico ricco di note affumicate, terrose, empireumatiche, balsamiche e di grafite. Infinita freschezza, imponente e vigorosa. Sapidità, equilibrio, armonia, mineralità, corposità, imperiosità e maestosità fanno poi da corollario ad un finale persistentemente lungo e godibilissimo. Vino sapientemente modulato dal legno piccolo, che sa offrire emozioni infinite e che è destinato a durare moltissimo nel tempo. Nelle ultime annate è stata elevata la percentuale di aglianico a scapito del merlot.

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Core Campania Igt

Core Aglianico Campania Igt Montevetrano

Core Aglianico Campania Igt Montevetrano

Uva: aglianico
Fermentazione e maturazione: acciaio e legno
Bottiglie: 40.000
Prezzo: 15,00 euro in enoteca

Un aglianico in purezza con un sua precisa personalità, confortato da un approccio più immediato. Silvia si limita solamente ad imbottigliare il vino che arriva dal vocato territorio sannita. Bel colore rubino, con riflessi purpurei. Esaltante  fruttato accompagnato da note di fiori e di spezie e/o ricco di influssi vegetali. In bocca il sorso è estremamente godibile ed esprime un quid di verticalità e di elegante ed aristocratica tannicità. Prestazione di rango che riesce a fondere sapientemente frutto, spezie, mineralità, sapidità, tonicità e freschezza. Allungo finale potente, ma anche molto gradevole ed appagante. Vino serbevole.

Montevetrano, mini verticale con Silvia Imparato

Montevetrano, mini verticale con Silvia Imparato

 

Panorama dall'azienda Montevetrano

Panorama dall’azienda Montevetrano

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CONCLUSIONI

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Silvia Imparato è una donna speciale, ricca di fascino come una premiére dame, gentile, garbata, disponibile, dai tratti signorili e che non ostenta mai sufficienza e che, malgrado la fama e la notorietà, non si è mai montata la testa. Ma ha anche un carattere risoluto, determinato e deciso nelle sue scelte ed è molto pragmatica. Queste sue doti si riflettono come in uno specchio d’acqua nel suo fantastico Montevetrano, che è un vino unico nel suo genere, tanto da diventare nel corso degli anni oggetto di culto da parte di tutti gli appassionati e dei media. Oltretutto è un vino che è nato quasi per caso, in un territorio non conosciuto e privo di tradizioni. Ed invece, dopo lo scandalo del metanolo del 1986, è stato proprio il Montevetrano, insieme a poche altre bottiglie territoriali, a suonare la carica della riscossa del vino italiano di qualità nel mondo e far da traino a tutta la produzione vitivinicola campana e nazionale. Cosa poi molto importante, è da rimarcare che il Montevetrano dalla sua entrata sul mercato è stato sempre costantemente in auge, senza soffrire di alti e bassi.
Quando Robert Parker illuminò con il suo faro questa piccola produzione, fu chiaro a tutti che anche al Sud, anche in Campania, era possibile fare vini rossi buoni e competitivi. Oggi un risultato scontato, ma che all’inizio degli anni ’90 era semplicemente considerata una follia il solo pensarlo. Il Montevetrano resta una grande esperienza umana, territoriale ed enologica. Dotato di una incredibile longevità, è un classico che resiste alle mode come nessun altro.

Testo e foto di Enrico Malgi

2 Commenti

  1. Enrico,immagina la mia emozione e l’orgoglio tanti anni fa all’inizio di questa bella avventura quando,fresco di un corso da sommelier ,ero anch’io alle prime armi.Cavalieri Hilton.Presentazione della guida di Luca Maroni.Mi avvicinavo sopratutto ai banchi più affollati e,non puoi immaginare, la mia sorpresa nello scoprire l’entusiasmo di assaggiatori esperti per un vino del salernitano.Devi sapere che durante il periodo universitario a Napoli frequentavo a Fuorigrotta un’enoteca ancora oggi di ottimo livello dove mi ripetevano continuamente che la nostra provincia poteva al massimo produrre vini sfusi.Grazie quindi a Silvia e a Cotarella cui ad ogni incontro non manco mai di esternare il dovuto ossequio per quello che ha fatto e continua a fare per Salerno e la Campania tutta.FM.

  2. Caro Francesco, proprio con Silvia Imparato e Riccardo Cotarella si è registrata la svolta del vino commerciale di qualità non solo salernitano, ma dell’intera Campania ed in parte anche di tutta l’Italia che ancora stava a leccarsi le ferite del post metanolo. Il 1993, quindi, si può ben definire l’anno zero della rinascita vitivinicola regionale, perché prima veramente c’era poca cosa, a parte il vessillifero Mastroberardino e pochi altri. Invece sull’abbrivo del successo interplanetario del Montevetrano è cambiata l’immagine negativa del vino italiano nel mondo e sono sorte poi molte aziende vinicole, tra cui nel Cilento proprio a metà anni ’90 Maffini, De Conciliis, Barone, Botti, Verrone, Marino e Rotolo. Quindi, quando affermo che il Montevetrano ha suonato la riscossa ed ha fatto da traino a tutta la viticoltura regionale non penso di sbagliare, ti pare? Ciao.

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