Per un mulino tedesco la farina per pizza napoletana è quella che ha meno valore! E allora perché ha chiesto il marchio all’Avpn?
Gira per wa questa foto: si tratta di una pagina pubblicitaria di un produttore tedesco di farina. Cosa salta agli occhi? Questo: che la farina per pizza napoletana tradizionale costa meno degli altri tipi, persino di quella per la pinsa che è tutto sommato qualcosa di assolutamente recente dal punto di vista commerciale, per non parlare dal punto di vista storico.
Il risultato è che i produttori di farina italiani non sono competitivi su questo piano perchè un prezzo del genere, così basso da far pensare ad una operazione di dumping commerciale, non può includere neanche i costi di trasporto.
Ora il tema è: come è possibile che la farina per il prodotto più diffuso al mondo, lo stile napoletano che ha ottenuto anche il riconoscimento Unesco, sia il più basso?
Fermo restando che ognuno può far quello che vuole sul piano commerciale, cosa dobbiamo trarre da questa storia, simile a tante che abbiamo già visto nel mondo del vino e che alla lunga si pagano sul piano reputazionale di un prodotto e quindi poi commerciale? Un invito e una battaglia da avviare subito.
L’invito è agli amici dell’Associazione Verace Pizza di ritirare subito il proprio marchio da un prodotto che sputtana tutto quello che hanno fatto intere generazioni di pizzaioli negli ultini 40 anni. Anche perchè dare il proprio marchio alla farina più economica è un boomerang perchè vuol dire che non conferisce valore aggiunto neanche alla loro decisione. Un boomerang per l’Italia, i produttori italiani e per la stessa Avpn!
La battaglia è investire subito la Regione e il Ministero affinché si formi subito un consorzio che gestisca il marchio europeo Stg così come avviene per tutti gli altri prodotti igp e dop. Il tema è che se ogni privato può dare i riconoscimenti che vuole a chi gli pare, nel momento in cui parliamo di un marchio che attesta un riconoscimento pubblico come la Stg la gestione deve essere affidata ad un consorzio che veda tutti gli attori coinvolti.
Altrimenti dopo la farina toccherà ai pomodori, ai latticini, ai forni……e torneremo ai fiaschi con la paglia e alle tovaglie a quadrettoni dei nostri nonni emigranti!
Tutto questo può sembrare una questione di lana caprina ma non lo è. Il tema del Made in Italy è giocato sulla reputazione, non solo sui costi di produzione e di vendita, nel momento in cui la farina per pizza napoletana viene considerata la più economica, sarà difficile per gli imprenditori italiani che hanno aperto pizzerie in tutto il mondo tenere i prezzi capaci di garantire la sostenibilità economica dell’impresa.
2 Commenti
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Egregio collega,
forse in tedesco non è stato chiaro, ma stiamo parlando di tre articoli completamente diversi:
– uno è una farina molto forte, pensata per impasti complessi, e quindi più costosa;
– un altro è una farina per pinsa, che è un semilavorato con più ingredienti, quindi anche questa ha un prezzo più elevato;
– infine, la farina per pizza napoletana ha caratteristiche specifiche richieste dal disciplinare AVPN, ma resta un prodotto più semplice, con un costo inferiore rispetto agli altri due.
Cordiali saluti,
Umberto Napolitano
Umberto Napolitano – Giornalista gastronomico riconosciuto in Germania BDP/DE01-18
Il valore del made in Italy non è solo costo della materia prima e costo della manodopera, ma la storia, la cultura, la passione e la tradizione. Altrimenti questo ragionamento può essere traslato a pomodori, forni, latticini. Allora bisogna decidere, o noi difendiamo il nostro agroalimentare e il nostro sapere o noi vendiamo i marchi come è avvenuto nella moda perchp se ci battiamo per il prezzo ci sarà sempre qualcuno che fa la stessa cosa a prezzi più bassi.
Caro collega, ti sfugge che questa è una questione culturale. In ogni caso l’Avpn può fare quello che vuole, ma a dire cosa è una pizza napoletana stg deve essere per forza un organismo pubblico o un consorzio. E questa storia può servire per distinguere tra interessi privati legittimi di una associazione e interessi pubblici di una comunità, legittimi e prioritari. Almeno per me