Napoli, pizzeria la Notizia


Pizzeria La Notizia

Dove si può mangiare una buona pizza in città? Non c’è napoletano, e campano, che non sia chiamato continuamente a rispondere a questa domanda, tra il curioso, l’interessato e l’inquisitorio. I passatisti vi diranno, ovviamente, che non ci sono più i pizzaioli di una volta. In realtà, tra le circa mille pizzerie al lavoro, ce ne sono molte, moltissime, dove si mangia alla grande e in ogni caso la migliore fuori regione non è in condizioni di competere con una di media qualità in città. Un po’ come il caffé o lo spaghetto al pomodorino fresco. Sì, certo, si tratta di luoghi comuni, ma la loro corrispondenza alla realtà resta fuori discussione. Ci sono diversi livelli di soddisfazione, ovviamente.
La Notizia di Enzo Coccia, un pertuso a via Caravaggio con quattro tavoli e tanto asporto, è sicuramente in grado di coniugare la tradizione con il rigoroso discorso sulla materia prima e sulla tecnica di lievitazione capace di dare risposte non solo agli appassionati, ma anche ai palati gourmet o agli esperti rotti a tutte le esperienze. Enzo ha appreso le tecniche in famiglia perché è figlio d’arte. Ma il suo grande merito, che fa la differenza in questo momento, è aver capito quanto sia importante girare, aggiornarsi e soprattutto comunicare il proprio lavoro. Ed è per questo che, con Antonio Tubelli (di cui è prossima l’uscita di un grande ricettario napoletano), rappresenta la memoria e al tempo stesso l’innovazione della gastronomia partenopea. Sono due leggende viventi. Ricordo e applicazione delle tecniche per il raggiungimento di un sapore preciso, un progetto di sapore per la precisione, e al tempo stesso l’innovazione con quanto gira nel mondo dell’enogastronomia in Italia e nel mondo perché non è più possibile restare chiusi nei propri locali senza rendere leggibile la manualità.
Dispiace buttarla sul medicamentoso, ma la prova digeribilità è sicuramente il test migliore per capire la qualità della pizza e la capacità di padroneggiare, con pazienza, la lievitazione. Dopo aver mangiato il suo calzone fritto, un bomba calorica adatta ad un boscaiolo canadese o a un trasportatore di risciò, vi sentirete leggeri come uno yogourt light. La pizza di Enzo ha le sue varianti, come ovunque: se state con amici venuti da fuori potete organizzarvi un giro, ma la mia preferita resta la margherita dove meglio si misura la straordinaria elasticità di quel che vi viene portato nel piatto, una pasta viva anche dopo la cottura.
Con un po’ di Gragnano, o di Piedirosso dei Campi Flegrei, riuscirete a mangiare Napoli rapidamente. E a digerirla.