Ninfa 2010 Catarratto Sicilia igt Valdibella | Voto 90/100: ora un vino senza solfiti


Da sx: Lorenzo Leone (cantiniere), Filippo Giglione (proprietario del vigneto e socio della coop), Carmelo Corona e Salvatore Zuppardo (responsabile produzione)

di Carmelo Corona

Uve: catarratto
Prezzo:   7,5 euro, in enoteca
Fermentazione e maturazione: acciaio

Colore: 5/5  Naso: 27/30  Palato: 27/30  Non Omologazione: 31/35

Cristallino. Giallo paglierino carico con bellissimi, accennati riflessi oro. Discreta consistenza. Intensità e complessità olfattive da far girare la testa. La finezza di questo bianco è prodigiosa. Note floreali, fruttate, erbacee, minerali.  Soprattutto macchia mediterranea ed erbe spontanee in primo piano. Un pout-pourri aromatico davvero emozionante, e inaspettato. Si possono riconoscere (ma è come pescarle a casaccio): fiori d’acacia, di ginestra, note agrumate,  finocchietto selvatico, origano selvatico, santoreggia… C’è franchezza al palato, che conferma in pieno quanto gioiosamente registrato al naso. Sicuramente persistente. Siamo a Camporeale, Città del vino, un caratteristico paesino rurale della provincia di Palermo di circa 3800 abitanti, oggi noto per due buone cose: la vitivinicoltura e la norcineria. Ma andiamo con ordine.

Etichetta bottiglia

Tra le tante aziende che oggi sorgono in questo territorio, scelgo di visitare, su input di un caro amico, una delle più singolari. L’azienda sorge nella parte più alta del paese, immersa in una splendida pineta, di proprietà della comunità educativa dei padri Salesiani denominata “Itaca”.

L'indicazione "senza solfiti" in 6 lingue (prima di tutto in siciliano)

Aforisma controetichetta

Dettaglio controetichetta bollino PIZZOFREE e certificato biologico

Fondata nel 1968, la cooperativa agricola Valdibella nasce proprio dall’incontro di alcuni produttori con questa munifica comunità, nell’intento primario di creare una realtà produttiva genuina, in grado di dare occupazione ai giovani del paese ed agli ospiti della comunità stessa. L’obiettivo concreto è quello di puntare sull’agricoltura biologica e su tre specifici fronti produttivi: l’uva, le mandorle, le olive. Oggi è tra le poche aziende agricole siciliane che producono vini senza solfiti, naturali, “selvatici” come ama definirli Massimiliano Solano, responsabile commerciale dell’azienda. La maggior parte degli enoappassionati sa benissimo che la SO₂, la famigerata anidride solforosa è di grande aiuto all’enologo per le sue qualità di antisettico, antiossidante, solubilizzante, selezione dei lieviti, ecc. Ma è anche vero che dietro l’indicazione in etichetta “contiene solfiti” si nascondono spesso alcune serie insidie e controindicazioni per la nostra salute (mal di testa, disturbi gastrointestinali).

La Cooperativa Agricola VALDIBELLA

Normalmente la legge consente all’enologo dosaggi nel limite massimo dei 160 mg/l per i vini rossi, 210 mg/l per i bianchi e fino a 230/mg/l per i vini dolci, anche se bisogna ammettere che ormai la maggior parte degli operatori di cantina si tiene molto al di sotto di queste soglie. Il Ninfa Catarratto Valdibella si fregia orgogliosamente in etichetta dell’indicazione “non contiene solfiti” (in ben sei lingue, tra cui primeggia il siciliano), e questo significa che ha un contenuto di solforosa totale inferiore ai 10 mg/l, prodotta naturalmente, tra l’altro, dai lieviti varietali selezionati usati durante la fermentazione.

Catarratto comune

Allo stato non si può ancora parlare di vino biologico ma è tecnicamente corretto parlare di “vino da agricoltura biologica”. Visti i risultati, è evidente che dosaggi di SO₂ così enormemente bassi, consentono ugualmente l’ottenimento di un prodotto salubre, stabile ed organoletticamente ineccepibile al tempo stesso. I trattamenti effettuati in vigna (di copertura e non sistemici) prevedono principalmente l’utilizzo di zolfo e solfato di rame, nelle modalità previste dal disciplinare dell’ente certificante. La vendemmia è rigorosamente manuale in cassette forate, in modo da garantire l’integrità chimico-fisica dei frutti.

Vigneto di catarratto comune dalle cui uve si ottiene il Ninfa

L’uva diraspata viene sottoposta a pigiatura soffice nella pressa pneumatica (pressione 1.5 atm). Il pigiato (mosto fiore) viene raffreddato e portato alla temperatura di circa 15 °C e sottoposto ad illimpidimento per decantazione naturale. Una volta esaurita la fermentazione fa 2 mesi in acciaio e prima dell’imbottigliamento viene sottoposto a due filtrazioni (a cartoni ed a 0.4 micron con filtro a campana).

Il vigneto, di circa  4 ettari, coltivato a Guyot, è in giacitura collinare, su terreno prevalentemente argilloso con leggera frazione calcarea. Ritengo importante rilevare (rifacendomi al grande accademico della vite Bruno Pastena) che è proprio su questi regosuoli argillosi (fino a pochi decenni fa dominio incontrastato del grano duro) che la pianta della vite ha operato quella grande bonifica agronomica ed umana che ha caratterizzato buona parte del territorio regionale dopo la Riforma agraria degli anni ‘50.  L’impianto (con un sesto di 3000 ceppi/ha) risale al 1980 e registra una resa media di circa 60 q.li/ha. L’azienda produce esclusivamente vini da agricoltura biologica. Il 65% della produzione è venduto all’estero, il resto nei mercati del Nord-Italia. In un clima di tipo orwelliano come quello in cui ci troviamo a vivere in questi giorni di grande cambiamento sociale e culturale, vini come il Ninfa, inneggianti all’ecosostenibilità, alla salubrità, alla legalità (il bollino Pizzofree fa bella mostra di se in controetichetta), all’amore verso il prossimo, costituiscono delle vere e proprie luci nelle tenebre, realtà esemplari capaci di far guardare al futuro con ottimismo. Citando Euripide: “E dove non è vino non è amore, né alcun altro diletto hanno i mortali” (Le Baccanti).

Carmelo Amato, titolare con il fratello Lillo della rinomata macelleria omonima

E in questo delizioso centro abitato,  dove il tempo si è fermato 50 anni fa,  sembra davvero che il vino avvicini la gente. Prima di lasciare il paese non possiamo non fare un salto alla Macelleria Amato, nota a livello regionale per la sua salsiccia al finocchietto selvatico e per la rinomata norcineria, vero fiore all’occhiello dell’azienda. Fondata da Carmelo Amato agli inizi del secolo scorso, è oggi saldamente in mano ai fratelli Carmelo e Lillo a cui il padre Nunzio, maestro norcino, dà ancora una mano. Entrare nel punto vendita degli Amato significa varcare la soglia di un vero e proprio tempio della qualità e della maestria artigianale (dal modulo acquisti del suo sito web riceve giornalmente ordinativi per il fresco da Trapani e Palermo e da tutto il territorio nazionale per lo stagionato).

La salsiccia Pasqualora

La salsiccia pasqualora, la salsiccia secca, il salame alle mandorle di Agrigento o ai pistacchi di Bronte, il salame con le noci, il salame col peperoncino, il capocollo, la lonza di maiale, ma soprattutto una vera innovazione: il Mandolino di Sicilia, un pregiato salume ricavato dalla parte bassa della coscia del maiale, sottoposto poi ad un processo di salatura e ad una stagionatura di circa sei mesi.

La salsiccia secca di Camporeale

Il Mandolino di Sicilia

Il Mandolino di Sicilia (sezione)

Rientrando vengo nuovamente colpito da quelle terre che sembrano evocare immagini e vicende riconducibili ad un lontano passato rurale e post-bellico, ad un tempo in cui eroi coraggiosi come Danilo Dolci narravano le tristi vicende di questi territori ma, dopo aver respirato quella confortante aria di fratellanza, concordia e semplicità tra le persone conosciute, mi sovviene una riflessione: un mondo più semplice, meno intriso di civiltà, tecnologia e materialismo, basato su un’economia più semplice, dà origine a rapporti umani certamente più semplici e genuini.

Scorcio di Camporeale

In questi giorni di grande difficoltà macroeconomica, fortemente esasperata dai media, si inneggia tanto alla crescita come unica ancora di salvezza di un’economia capitalistica ormai allo sbando. Ma siamo sicuri che il progresso significhi solo crescita?

VALDIBELLA c.a. – Via Belvedere,  91 – 90043 Camporeale (PA) – Tel./Fax 0924 582021[email protected] www.valdibella.com  – Proprietari: 6 soci vignaioli – N.ro dipendenti: 3 – Enologo: Vincenzo Drago – Estensione totale vigneti: 38 ettari  – Terreno: di tipo argilloso, con leggera frazione calcarea – Vitigni: catarratto comune, catarratto lucido, inzolia, grillo, chardonnay, muller-thurgau, nero d’Avola, cabernet sauvignon, merlot, perricone – Età media dei vigneti: 20 anni – Età del vigneto a catarratto: 30 anni – Primo millesimo imbottigliato: 2003 –  Numero bottiglie prodotte: 60.000 – Numero bottiglie prodotte del Ninfa Catarratto: 2.500.

Un commento

  1. salve, mi sono sempre preoccupato di bere vino con solfiti mi piacerebbe provare un prodotto naturale. Sono a Roma potete indirizzarmi o mandarmi del Vostro
    Grazie

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